Salisburgo: Harding e i Wiener alla ricerca dell’Infinito

Sostituire quasi in corsa un collega indisposto mantenendo l’impaginato originale del concerto non è impresa facile; un po’ come prendere i comandi di un aereo che segua una rotta già assegnata e condurre a compimento il viaggio.

Il parallelo non è campato in aria perché a sostituire l’indisposto Franz Welser Möst nel concerto del 20 agosto ­ – con replica il giorno seguente – è arrivato “al volo” Daniel Harding, che sa perfettamente non solo come si pilota un aereo, ma anche e soprattutto è  in grado di condurre a felicissimo compimento un concerto che si è rivelato di straordinario valore.

Si diceva dell’impossibilità di operare variazioni nel programma in quanto inserito nella rassegna Zeit mit Ligeti, otto concerti in occasione del centenario della nascita del compositore ungherese e dunque Harding ha assunto su di sé la responsabilità, rendendosi protagonista – e con lui i Wiener Philharmoniker in stato di grazia – di un concerto da ricordare a lungo.

Non sono pochi i fili che si intrecciano a legare Richard Strauss e György Ligeti a cominciare dal fatto di aver vissuto, in maniera diametralmente opposta, il nazismo – Ligeti sarà poi costretto all’esilio per sfuggire alla stretta sovietica sull’Ungheria dopo i fatti del 1956 – per arrivare a trovarsi in qualche modo uniti nel cinema grazie a Stanley Kubrick.

Tutto questo si riflette in tre delle pagine proposte che costituiscono altrettanti momenti portanti di colonne sonore di film di Kubrick: Also sprach Zarathustra e Atmosphéres in 2001-Odissea nello Spazio mentre in Shining si ritrova Lontano.

Chiave di volta  in un racconto che rimanda all’infinito inteso come inesplicabilità del sapere e di una ricerca tanto irrinunciabile quanto impotente a giungere ad una conclusione che ne spieghi il senso ultimo si trova Metamorphosen, testamento spirituale che Strauss scrive, travolto da eventi il cui orrore non ha saputo comprendere nei giorni della caduta del Terzo Reich del quale non fu complice ma sicuramente collaterale; una sorta di Morte senza Trasfigurazione nella quale il compositore accetta, con angoscia il suo destino

Delle due composizioni di Ligeti Harding offre una lettura cristallizzata nelle sonorità – soprattutto nell’astrazione pura di Lontano – mettendo in rilievo tutta la loro voluta indeterminatezza che le rende incredibilmente attuali in un mondo che sembra alla continua ricerca di un irraggiungibile “altro”.

In Metamorphosen la scelta del direttore britannico è invece opposta: il suono di fa dolente in una turgidezza malinconica nella quale si percepisce il dolore di chi ha creduto di essere nel giusto.

I tempi sono sostenuti, le dinamiche marcano un passo tragicamente malinconico, il tutto a dar vita ad una trenodia disperata e priva di ogni autocompiacimento. L’Eroe è nudo e finalmente umanissimo.

A concludere il programma Also sprach Zarathustra, il trionfo dell’Übermensch nietzschiano fatto musica, epigono di un wagnerismo abbagliante ma al contempo capace di interrogarsi su se stesso.

Qui Harding e i Wiener si rendono protagonisti di un’esecuzione travolgente nella quale l’estasi dionisiaca trova un perfetto punto di equilibro con un’apollineità abbacinante, con i pieni orchestrali irruenti che si placano in momenti di intensa meditazione, il tutto senza retorica o autocelebrazioni, rendendo più Uomo il Superuomo.

Successo entusiastico e meritatissimo

Alessandro Cammarano
(20 agosto 2023)

La locandina

Direttore Daniel Harding
Wiener Philharmoniker 
Programma:
György Ligeti
Atmosphéres  für großes Orchester
Richard Strauss
Metamorphosen — Studie für 23 Solostreicher
György Ligeti
Lontano für großes Orchester
Richard Strauss
Also sprach Zarathustra op. 30

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