We Have a Dream: la XXIX edizione di Ravenna Festival
Con 52 giorni di programmazione, più di un appuntamento al giorno e un migliaio di artisti coinvolti tra musicisti, attori, orchestre, ensemble, cori, compagnie di danza e gruppi teatrali, l’edizione 2018 del Ravenna Festival si presenta già sulla carta con un rilievo di cui in Italia ben poche altre manifestazioni godono. Sono passati quasi quarant’anni da quando Cristina Mazzavillani Muti ha rifondato la rassegna, che presiede e alla cui ideazione e realizzazione partecipa da sempre in prima persona accanto ai due condirettori artistici Franco Masotti e Angelo Nicastro. Dall’incontro di passioni, inclinazioni e gusti diversi nasce ogni anno un cartellone variegato ma organico, ricco di occasioni ghiotte e di spunti degni d’interesse.
La trentanovesima edizione, che si svolgerà dal 1° giugno al 22 luglio, avrà come sempre un filo conduttore: “We Have a Dream – A j ò fat un sogn” è il titolo scelto, in inglese e in romagnolo, a significare l’internazionalità del Festival e insieme le sue forti radici nel territorio. Il richiamo è al celeberrimo discorso che Martin Luther King tenne a Washington nel 1963 e il messaggio della rassegna è nel nome della libertà e della condivisione. In primo piano, quindi, il viaggio delle “Vie dell’amicizia”, da anni ponte di fratellanza tra Ravenna e il mondo, che il 1° luglio porterà Riccardo Muti a Kiev (replica a Ravenna il 3) sul podio dell’Orchestra e del Coro del locale Teatro nazionale dell’Opera e dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini.
Tra i molti altri ospiti di spicco, i direttori d’orchestra Valery Gergiev, James Conlon e Wayne Marshall, l’Orchestra Bizantina, The Sixteen, la multietnica Orchestra di Piazza Vittorio, il Quartetto del Teatro alla Scala, ma anche Stefano Bollani e David Byrne, geniale fondatore dei Talking Heads. Tra le produzioni teatrali, la commedia musicale Kiss me, Kate con le musiche di Cole Porter, lo spettacolo L’amica geniale, tratto dal libro di Elena Ferrante, coprodotto con Fanny & Alexander e il Napoli Teatro Festival, e A letter to my Nephew con la coreografia di Bill T. Jones e la Arnie Zane Dance Company. Verso la chiusura del Festival è in programma il Macbeth verdiano in forma di concerto diretto da Riccardo Muti e sempre Verdi è il prescelto per la “Trilogia d’autunno” (23 novembre-2 dicembre) con Nabucco, Rigoletto e Otello.
Patrizia Luppi
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