Novara: la malinconia del Paese dei Campanelli

Da sud a nord, la morale viaggia attraverso l’operetta. Approda al Teatro Coccia di Novara la divertente, briosa ma melanconica produzione de Il Paese dei Campanelli, nel suo centenario dal debutto al Teatro Lirico di Milano nel novembre 1923, nata per il 49° Festival della Valle d’Itria con la regia di Alessandro Talevi.

Pensiamo ad una immaginaria piccola isola olandese in cui è ubicato il Paese dei Campanelli, dove sopra ad ogni abitazione si trova un campanello che, secondo la leggenda, suonerebbe ogniqualvolta che una donna tradisce il proprio marito: tuttavia, ciò non è mai accaduto e nel paese regna da tempo la tranquillità. A portare il caos arriva una nave di militari, costretta ad attraccare a seguito di un guasto: quale miglior occasione per scendere e corteggiare le graziose donne del paese? Com’è facilmente prevedibile, data la noia dei mariti, accade l’inevitabile: il comandante Hans fa suonare i campanelli con Nela, moglie di Basilio, il marinaio Tom con la bella Bombon, consorte di Tarquinio ed il buffo La Gaffe, per un imperdonabile errore, con Pomerania, la donna più brutta del paese, sposa di Attanasio. Ma La Gaffe, il cui nome è tutto dire, fa l’ennesima “gaffe”: in primo luogo rivela a Nela che Hans è già sposato ed in secondo luogo, peggiorando maggiormente le cose, fa arrivare in paese, per un errato scambio di telegrammi, tutte le mogli dei marinai, compresa Ethel, la consorte del comandante. Si ripete così lo squillante evento, dove in questa occasione a far suonare i campanelli sono le mogli dei soldati con i mariti locali. A seguito di ciò, i marinai ripartono con le loro mogli, lasciando nella disperazione la povera e innamorata Nela.

Ecco dunque che, comprese le vicende ed inquadrati i fatti, dimentichiamo il piccolo paese su un’isola olandese per venire catapultati nell’esotica sala da ballo di un transatlantico, ricca di lampade brillanti e sonanti che richiamano la funzione dei campanelli, circondati in maniera surreale da animali delle più disparate parti del mondo, a richiamo dei viaggi (e dei trascorsi) dell’adorabile Bombon e di quanto, in fondo, la moralità, i tradimenti e i rapporti di forza tra il genere maschile e quello femminile siano comuni in ogni dove.

Alessandro Talevi, nella trasposizione delle vicende, non tradisce tuttavia l’essenza dell’operetta, del messaggio che trasmette e della brillante simpatia che essa vuole far arrivare al pubblico: vi è un clima di inebriante leggiadria e sentimentalismo, dove i balli e i canti fanno da cornice alle vicende amorose di marinai inglesi e olandesi abitanti, dove allegria e malinconia si uniscono e si fondono. Sul movimentato palco del Coccia novarese si muovono ballerini, cantanti e attori in una perfetta sincronia, ricca di colori di luce e luccicanti vestiti, facendo così apprezzare ed applaudire le scene ed i costumi (molteplici, soprattutto quelli di Bombon) di Anna Bonomelli, le coreografie di Anna Maria Bruzzese e le incantevoli luci di Ivan Pastrovicchio.

A dirigere sale sul podio il direttore Roberto Gianola, che si inserisce nel brio e nella malinconica leggiadria dell’operetta, risultando talvolta sopra le righe nel chiedere all’orchestra dinamiche e sonorità fin troppo eccessive, soprattutto rapportato ad un’esecuzione che prevede l’alternanza del canto e della recitazione in un ideale filo continuo. Nonostante ciò, si registra un giusto bilanciamento tra buca d’orchestra e palcoscenico, senza che siano mai lasciati a sé stessi i solisti ed il coro, ed avendo buongusto nell’accompagnamento dei balli. L’Orchestra Filarmonica Italiana risuona compatta ed uniforme nel rispondere alla direzione poc’anzi citata, con un buon equilibrio tra tutte le sezioni, seppur con un’importante primeggiare di fiati, timpani e percussioni; risponde assai bene anche il Coro As.Li.Co., preparato da Massimo Fiocchi Malaspina, nei precisi e puntuali interventi previsti.

Nel vorticare dei campanelli, primeggia la componente femminile, dove si impone la strabordante, accattivante e maliziosamente suadente Bombon del soprano Maritina Tampakopoulos, che oltre ad una verve ed una tenuta scenica di invidiosa dinamicità, evidenzia una voce di lirica e pungente, ricca di intenzioni, omogenea lungo tutta la gamma e sapendo sfogare, quando richiesto in acuti vibranti e sicuri. Accanto a lei, si evidenzia la ammaliante, ammaliata e dolce Nela di Francesca Sassu, che nell’essere donna più contenuta e fedele e nel ritrovarsi innamorata del fascinoso Hans, mette in evidenza un canto meno sfogato ma più attento al porgere, al senso della parola e del trasporto musicale che la accompagna, spesso malinconico. Vibrante è quel suo ultimo grido d’amore, nel veder ripartire il marinaio che l’ha sedotta ed abbandonata. Marinaio (o meglio comandante) Hans del tenore Norman Reinhardt, partecipe e coinvolto nel dar vita all’incantevole seduttore, più apprezzabile nell’interpretazione scenica che non quella vocale. La voce, seppur di contenuto volume e precisa musicalità, risuona poco incisiva e spesso non correttamente emessa, con alcune mancanze nel registro medio-acuto. Accanto a lui, il fido La Gaffe del baldanzoso Francesco Tuppo, che equilibra una voce leggera alla leggerezza stessa del personaggio, dimostrandosi a perfetto agio nella parte; altrettanto, si apprezza la gelosa Ethel di Silvia Regazzo, precisa nell’esecuzione e nella maliziosa complicità con le altre mogli dei marinai, giunte a reclamar vendetta dei tradimenti subiti. A ricco completamento della compagnia, tra gli attori coinvolti si distingue per disinvoltura, piccante brillantezza e intelligente femminilità la Pomerania di Federico Vazzola, interprete en travesti nella divertente operetta, attorniato (o attorniata) dai gelosi e brontoloni mariti degli azzeccati Stefano Bresciani (Attanasio Prot), Fabio Rossini (Tarquinio Brut) e Pasquale Buonarota (Basilio Blum), insieme al Tom di Leonardo Alberto Moreno.

Apprezzato ritorno dell’attività del Teatro Coccia di Novara che, dopo la pausa di agosto, torna raccogliendo unanimi consensi in uno spettacolo in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, dimostrando la capacità di aprirsi e avere sguardo aperto alle collaborazioni di prestigioso richiamo.

Leonardo Crosetti
(29 settembre 2023)

La locandina

Direttore Roberto Gianola
Regia Alessandro Talevi
Scene e costumi Anna Bonomelli
Disegno luci Ivan Pastrovicchio
Coreografie Anna Maria Bruzzese
Personaggi e interpreti:
Bombon Maritina Tampakopoulos
Nela Francesca Sassu
Ethel Silvia Regazzo
Pomerània Federico Vazzola
Hans Norman Reinhardt
La Gaffe Francesco Tuppo
Attanasio Prot Stefano Bresciani
Tarquinio Brut  Fabio Rossini
Basilio Blum Pasquale Buonarota
Tom Leonardo Alberto Moreno
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro AsLiCo
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina

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