Tours: le seduzioni di Pleyel

Due concerti, due generi musicali, due pianisti assai diversi tra loro per sensibilità e approccio alla tastiera, un solo pianoforte a fare da liaison.

Il Festival Concerts d’Automne di Tours ha tra i suoi innumerevoli punti di forza quello di uscire dal convenzionale per avventurarsi nello sperimentale, proponendo impaginati e atmosfere sempre capaci non solo di raccontare qualcosa, ma anche e soprattutto di calare il pubblico in atmosfere in grado di far riflettere.

Il pianoforte a cui si accennava prima è un Pleyel 1839, di dimensioni perfettamente adatte ad un salotto e dal suono morbidissimo, oltre che piacevolmente ovattato, sul quale Vardan Mamikonian la mattina e Florent Albrecht nel pomeriggio hanno dato modo di riscoprire sonorità forse non note al grande pubblico, riconducendo l’ascolto – soprattutto di Chopin – ad una dimensione raccolta, lontana da eccessi di volume e da facili impeti “romantici”.

Tutto dedicato alla danza il programma proposto da Mamikonian, che suona il Pleyel solo per Chopin, tornando ad uno strumento moderno per Bach-Busoni e Liszt.

Nell’alternarsi di Mazurke e Polonaises il pianista armeno esibisce un fraseggio di lucida essenzialità, con il pedale usato con saggezza e una presa di suono decisa, il tutto con un impiego del legato mai zuccheroso.

Nella Ciaccona dalla Partita in re minore BWV 1004 di Bach nella trascrizione eroica di Busoni, così come nei successivi pezzi lisztiani – Valse oubliée S 210 n° 1 e Rapsodia Spagnola S 254 – l’approccio diventa guizzante nelle dinamiche, trascinante nella ricerca di colori e agogiche.

Due bis: una danza popolare armena e la Danza delle Spade di Khachaturian in un arrangiamento dal sapore jazzistico dello stesso Mamikonian.

Atmosfera completamente diversa quella dell’appuntamento pomeridiano, col Pleyel di nuovo al centro del palcoscenico e questa volta circondato da candele.

Il programma non poteva dunque che incardinarsi sui Notturni, alternando un florilegio chopiniano a pagine di John Field, il pianista e compositore irlandese che del genere è considerato il padre.

Lo svizzero Florent Albrecht si rende protagonista di una prova che trova il suo maggior punto di forza nell’intima colloquialità del suo pianismo, più meditativo che virtuoso, concentrandosi sulla sostanza ultima della frase e sulla crepuscolarità della gamma cromatica.

Anche per lui, come era accaduto al termine del concerto mattutino, applausi calorosi da parte di un pubblico attento.

Alessandro Cammarano
(15 ottobre 2023)

La locandina

Pianoforte Vardan Mamikonian
Programma:
Invitation à la danse
Chopin, Bach & Liszt
––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Pianoforte Florent Albrecht
Programma:
Concert éclairé à la bougie
Chopin & Field

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