Modena, Reggio Emilia: buon compleanno John Zorn!

Settanta anni sono un’età importante. Quella dove si comincia a fare i conti guardandosi indietro, con qualche recriminazione, nostalgie e autocompiacimenti. Ma anche avanti perché c’è ancora un tempo per fare, pensare, creare, sognare, mettendo in gioco esperienze, successi e sconfitte. Pensavo questo quando John Zorn è apparso, con i suoi immancabili larghi pantaloni mimetici, sul palco del Teatro Storchi di Modena nella prima serata della due giorni John Zorn@70 a lui dedicata. Settanta anni ma è sempre lui, magro, pimpante, sfuggevole, presenta i musicisti con il suo slang riconoscibile. Le feste di compleanno sono spesso rischiose, si sa, possono diventare noiose, zeppe di formalità, di ricordi, di memorie come diapositive sbiadite. Per fortuna l’artista newyorchese ha invitato un bel gruppo di musicisti di qualità, dei quali si è sempre attorniato, per raccontarci attraverso composizioni e progetti un bel pezzo del suo cammino.

Comincerei dalle donne, non per un antico, quanto oggi improponibile gesto cavalleresco, ma perché, riflettendo sulla lunga kermesse zorniana proprio due artiste ci hanno lasciato le tracce più luminose. Ero molto curioso di conoscere, ascoltare dal vivo Barbara Hannigan, soprattutto dopo aver recentemente visto Zorn III (2018-2022), documentario del regista francese Mathieu Amalric. Dove si sintetizzano bene i momenti, le difficoltà della insidiosa partitura, della costruzione esecutiva di Jumalattaret (2012), ciclo per pianoforte e voce ispirato alle dee pagane finlandesi.

A Modena si percepisce in verità quanto il talento straripante della Hannigan vada ben oltre i limiti dell’opera. Lavoro strutturalmente meccanico, ripetitivo di quadri dove momenti mossi e panorami quieti, anche melodicamente stucchevoli, disegnano decorsi fin troppo prevedibili. La Hannigan ne arricchisce con sfumature pregevoli ogni angolo, le è accanto, elegante e misurato, Stephen Gosling al pianoforte. Riguardo alla fascinazione zorniana per la voce va meglio la sera dopo, al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia. Split The Lark (2021) ispirata alla poetessa Emily Dickinson vede la Hannigan sempre affiancata dal fido Gosling. Qui li equilibri sono più coinvolgenti, la forma canzone aiuta alla costruzione di introspezioni e riflessioni dove la soprano sperimenta un fantastico vocabolario. Ai due si affiancano poi il contrabbasso di Jorge Roeder e la batteria di Ches Smith per Star Catcher (2021) dedicato alla pittrice surrealista Remedios Varo. Qui la partitura prevede una sezione ritmica improvvisata, in realtà risulta molto strutturata e offre a pianoforte e voce un tessuto nervoso, spesso ritmicamente asfissiante dove poter svolazzare con una certa libertà.

La giovane percussionista giapponese Sae Hashimoto collabora da qualche anno con Zorn e ha pubblicato nel 2021 in trio Archipelago X per Tzadik, la sua etichetta. A Modena è al vibrafono insieme a Gosling al pianoforte, Roeder al contrabbasso e Smith alla batteria. Un bel set il loro, vitale, fresco, libero. Come prevedibile nel quartetto Heaven And Earth Magick   non ci sono leader ma la Hashimoto si prende con forza la scena con un gesto, un suono, un fraseggio coinvolgente, concreto quanto sognante, sempre coerente al contesto e alla poetica del gruppo. Qui Zorn punta su una scrittura virtuosistica di stampo classico che tracima nell’improvvisazione jazz, ma evoca anche una specie di rivisitazione contemporanea delle forme eleganti e fluide, del contrappunto del Modern Jazz Quartet.

La natura onnivora, pragmatica, eclettica e multidisciplinare di Zorn ci trascina poi nell’…organ trio più estremo di sempre… Simulacrum è un suo progetto del 2015 che vede John Medeski all’Hammond, Matt Hollenberg chitarra elettrica e Kenny Grohowski alla batteria. Qui cola metallo fuso che ci travolge ma alla fine ci lascia con il retrogusto di qualcosa di inespresso, sospeso. Un muro di suono quasi impenetrabile, dove Grohowski, fantastico il suo gioco sui piatti, e Medeski, si conquistano tutto lo spazio sonoro, lasciando a Hollenberg, che forse qualcosa di interessante aveva da dirci, un ruolo ritmico o poco più. Un set mozzafiato che sembra costruire le premesse di un qualcosa che non avverrà. Una lettura rock di Aspettando Godot…

Il precoce rapporto di Zorn con la musica contemporanea si esprime in vari percorsi e rivoli. Uno di questi è la Suite For Piano (2021). Sorvolando sulle pretestuose fonti di ispirazione, Bach e Schönberg, questo progetto è fondamentalmente di impianto jazzistico e vede Roeder e Smith affiancare Brian Marsella al pianoforte. Classico trio jazz che mischia sfumature evansiane e spigoli monkiani nel consueto schema zorniano dell’astratto ritmico contrapposto a respiri melodici.

Probabilmente è stato un privilegio, di questi tempi, poter ascoltare il festeggiato in solo con il suo alto, oramai lo fa raramente tutto preso com’è nel progettare, produrre, comporre, ricercare…Riascoltare dopo anni il suo zigzagare nervoso, tra suoni stoppati, strozzati, distorti, che svelano improvvisi seducenti panorami orientali per poi attorcigliarsi di nuovo su se stessi come immersi in un frullatore ci ricorda gli entusiasmi della prima volta, quando ci siamo subito innamorati di lui. Oggi viviamo quei materiali in modo diverso. Non può che essere così.

Per chiudere si può dire che il progetto Masada rimane per Zorn una delle sue visioni musicali più belle e convincenti in tutti i capitoli di una storia che si perde nel tempo. Luogo dove attraverso le scale della musica ebraica accostata al free ornettiano, il musicista americano ha sperimentato ambienti, formazioni diverse, travolto da una specie di febbre creativa che pare non essere passata. A Reggio Emilia John Zorn@70 non poteva che chiudere con New Masada Quartet. Con il festeggiato, Jiulian Lage alla chitarra elettrica, Roeder al contrabbasso e Kenny Wollesen alla batteria. Qui Zorn mostra il suo ferreo controllo dei materiali, della formazione, attraverso una ricca e inequivocabile grammatica gestuale crea, smonta, apre, lancia, chiude spazi, suoni. Un regime assoluto dove tutto funziona magicamente. Buon compleanno Jhon Zorn.

Paolo Carradori
(30-31 ottobre 2023)

La locandina

Voce Barbara Hannigan
Pianoforte Stephen Gosling
Vibrafono Sae Hashimoto
Contrabbasso Jorge Roeder
Batteria Ches Smith
Sax Alto John Zorn
Organo Hammond John Medeski
Chitarra elettrica Matt Hollenberg
Batteria Kenny Grohowski
Pianoforte Brian Marsella
Chitarra elettrica Jiulian Lage
Batteria Kenny Wollesen
Programma:
John Zorn@70

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