Trento: Nagano scrive una nuova drammaturgia per Haydn

All’inizio di dicembre si è realizzato un nuovo appuntamento del progetto triennale che vede il direttore Kent Nagano impegnato in un’attenta rilettura del repertorio di Franz Joseph Haydn con l’Orchestra regionale di Bolzano e Trento, che di quest’ultimo ne porta il nome. Non una semplice esecuzione del compositore austriaco, già di per sé caratterizzata da una profondità autorevole e un’eleganza proprie di Nagano, bensì una visione nuova del repertorio classico attraverso l’accostamento con pagine della modernità. All’inizio del progetto, nato nel 2022, furono Sofija Gubajdulina e Alex Nante, quindi lo scorso mese di giugno Luigi Dallapiccola, ed ora Gyorgy Ligeti.

Kent Nagano non occupa il palcoscenico solo come sapiente direttore d’orchestra ma come vero e proprio autore di una nuova drammaturgia musicale. Le pagine di Haydn e Ligeti si guardano, si alternano, mettono in risonanza alcune precise caratteristiche della scrittura musicale di ciascun autore, sottolineando ora le similitudini ora le diversità, suscitando nell’ascoltatore un’attenzione all’ascolto diversa, proprio perché proposta da un’inquadratura nuova, in un contesto inatteso.

Il primo tempo del concerto, ascoltato a Trento presso l’Auditorium S. Chiara il 6 dicembre, si presentava volutamente come un’unica grande partitura senza soluzione di continuità, un’unica scena espressione di pulsazioni, voci e frequenze di quattro diverse opere, raccontate nel loro fluire perpetuo e ricorsivo dalla moltitudine al vuoto.

L’inizio era affidato al Poema sinfonico per 100 metronomi di Ligeti, otto minuti di soli battiti accolti dal pubblico quasi come uno scherzo ma in realtà un potente richiamo di attenzione alla trasformazione di una marea indefinita di colpi che, con l’esaurirsi delle molle dei metronomi, spingeva alla localizzazione dei superstiti, sino all’ultimo solitario battito. Da qui attaccava immediatamente “Omaggio a Girolamo Frescobaldi, ultimo numero del ciclo pianistico Musica Ricercata, sempre di Ligeti, portando ad un’inversione della struttura musicale; da 100 ad una pulsazione si ricominciava, ora, da una voce sola alla complessità del fugato, creato dal compositore ungherese proprio come conclusione di un’opera giocata sulla generazione creativa che parte da una sola nota e si espande a tutte. Pagina di grande difficoltà non solo esecutiva ma anche a partire dalla semplice lettura, presentando uno spartito che moltiplica i pentagrammi sulla carta parallelamente alla moltiplicazione delle voci, veniva proposta con grande precisione e tensione discorsiva dalla pianista giapponese Mari Kodama, pronta sul palco, nascosta dallo strumento quasi per un effetto sorpresa. Dal fugato di Ligeti, attraverso lo stratagemma dell’apparizione di un nuovo metronomo al galoppo, Kodama passava immediatamente alla Sonata in do maggiore Hob. XVI:48 di Haydn, regalando un’esecuzione molto interessante grazie al tocco brillante in stile, alle sonorità piccole e ricercate ma anche a certi suoni vividi e forti, magari eccessivi per il Settecento ma che aggiungevano una veste naïf alla Sonata, avvicinandola alla modernità di Ligeti. Di questo autore veniva eseguito, quindi, il Concerto per pianoforte e orchestra a conclusione della prima parte della serata.

Opera di grande respiro, è permeata dalle caratteristiche precipue del compositore, ossia da una poliritmia stretta e assai complessa e da una particolare ricerca sulle frequenze e la loro espansione di cui esempio notevole ne è il secondo movimento. Rispetto al concerto inteso classicamente, lo strumento solista cede il suo ruolo di protagonista in dialogo (che ritorna perlopiù nel quarto movimento) preferendo una compartecipazione cameristica proprio in virtù del suo apporto percussivo nelle concatenazioni serrate di ritmi. La performance che ne restituivano gli interpreti, messi alla prova con un’opera assai impegnativa, risultava eccellente e molto godibile.

Il complesso programma della serata si chiudeva con la Sinfonia n. 102 in si bemolle maggiore, Hob. I: 102 di Haydn. Aldilà della bellezza che Nagano riusciva a restituire con queste pagine che hanno scritto la storia della musica, dirigendo l’Orchestra Haydn in un capolavoro di cui rimarranno in mente soprattutto la grazia con cui il direttore sapeva porgere le frasi e replicarle, tutto sembrava nuovo. Dopo la complessità dei ritmi di Ligeti, dopo la ricerca quasi ossessiva dei suoni e delle loro frequenze anche in dissonanza, dopo l’immersione in percorsi armonici tortuosi, risultava sorprendente come la Sinfonia potesse essere stata generata dalle stesse sette identiche note. Il nostro orecchio, messo fino a quel momento alla prova da un ascolto che richiedeva una maggiore attenzione a causa dell’intricata molteplicità, riusciva a seguire tutte le frasi, ad intercettare tutte le voci, a godere delle consonanze e a percepire l’interesse per quegli accordi più complessi che prefiguravano, in nuce, gli sviluppi armonici dei secoli futuri. Applausi convinti del pubblico al termine della serata per l’orchestra regionale, che si è dimostrata al livello di questa intensa prova, e per Kent Nagano, straordinario direttore d’orchestra e grande regista di una nuova storia musicale.

Monique Cìola
(6 dicembre 2023)

La locandina

Direttore Kent Nagano
Pianoforte Mari Kodama
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Programma:
György Ligeti
Poema sinfonico per 100 metronomi
Musica ricercata n. 11 “Omaggio a Girolamo Frescobaldi”
Joseph Haydn
Sonata in do maggiore Hob. XVI:48
György Ligeti
Concerto per pianoforte e orchestra
Joseph Haydn
Sinfonia n. 102 in si bemolle maggiore, Hob. I: 102

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