Monaco: Lucia negli USA

Lucia di Lammermoor è un dramma che dipinge un tragico destino intrecciato tra amore contrastato e intrighi familiari; un racconto che si snoda su uno sfondo politico in cui l’affetto si scontra con la ricerca del potere, un tema eterno nel teatro e nell’opera. Il personaggio di Lucia incarna una forza interiore straordinaria, costretta a battersi per la propria libertà in una società che offre solo percorsi fatali. L’amore e le dinamiche politiche si mescolano profondamente in questa produzione firmata da Barbara Wysocka e portata sul palcoscenico della Bayerische Staatsoper il 24 gennaio scorso.

La trama è nota: Lord Enrico Ashton cerca di consolidare l’alleanza politica della sua famiglia costringendo la sorella Lucia a sposare Lord Arturo Bucklaw, pur sapendo del suo amore per Edgardo di Ravenswood, membro di una famiglia avversaria. Enrico manipola eventi e prove per costringere Lucia al matrimonio con Arturo. Nel giorno delle nozze, disperata, Lucia uccide Arturo e muore delirante, credendo di riunirsi a Edgardo. Nel frattempo, Edgardo sfida Enrico a duello ma si suicida nel momento in cui apprende della morte di Lucia.

Barbara Wysocka, ha scelto con cura il tempo e il luogo dell’ambientazione, per conferire alla narrazione una rilevanza contemporanea e anche un certo realismo, optando per gli Stati Uniti negli anni Sessanta, ritenendolo un contesto credibile per gli eventi dell’opera.

Wysocka si interroga sulla persistenza di dinamiche simili in diverse epoche e parti del mondo, riflettendo sulla follia come strumento di emarginazione politica. Secondo la sua visione, Lucia non è affatto vittima di malattie mentali ma è anzi una figura di grande forza che si rifugia nella malattia come via di fuga da una situazione impossibile.

Nonostante le nobili intenzioni questo allestimento (ideato nel 2015) non brilla per originalità. La scenografia rimane statica per tutta la durata dello spettacolo, evocando un salone manierista in abbandono, con vetri rotti, pareti scrostate e con tanto di segni vandalici su una parete. La tragica vicenda, in questo scenario, diventa quasi una soap opera incentrata sulla decadenza finanziaria di un uomo d’affari che tenta di salvarsi dalla bancarotta combinando il matrimonio della sorella con il magnate di turno. Il piano però è ostacolato dal fatto che Lucia è innamorata di un aitante “James Dean”, che entra ed esce dalla scena con la sua Cadillac. Soluzioni banali: solita autovettura in scena, personaggi che ostentano il vizio del fumo (ma che non hanno mai accendini funzionanti che puntualmente scaraventano a terra con rabbia), pistole sventolate continuamente nemmeno si trattasse di uno sceneggiato poliziesco.

Se la regia non regala particolari emozioni per fortuna ci si salva con la musica: il maestro Antonino Fogliani ha offerto una lettura di Lucia dinamica, misurata e mai eccessiva, mostrando un lavoro accurato e rispettoso sulla pagina donizettiana; forte di un’orchestra notoriamente impeccabile è riuscito a far cogliere le sfumature più sottili della partitura italiana mostrando una notevole capacità di gestire una compagine dall’inconfondibile – e assai nota – impronta sonora tedesca.

Anche le voci sono state ben all’altezza dei vari ruoli e se proprio dobbiamo peccare di pignoleria dobbiamo riflettere maggiormente sulle interpretazioni emotive piuttosto che su quelle vocali. Andrzej Filonczyk nel ruolo di Enrico sembra un po’ eccessivo nei modi, tende a proporsi in modo enfatico, al limite della nevrosi (che pur ci starebbe con il ruolo del fratello in odore di bancarotta), ma forse andava modulato l’atteggiamento in modo più progressivo e non costantemente sull’orlo di una crisi di nervi.

La Lucia di Emily Pogorelc non trasmette particolari emozioni; impeccabile dal punto di vista vocale non riesce però a coinvolgere particolarmente, risultando un’interpretazione fredda, forse troppo tecnica e poco umana.

Molto bene Xabier Anduaga in Edgardo, che è riuscito a farsi apprezzare ricevendo numerose ovazioni, ma soprattutto comunicando in modo vivo gli stati d’animo tormentati del personaggio. Garanzia di successo naturalmente anche Christian Van Horn in Raimondo, che con la sua voce profonda ma anche con un’interpretazione misurata, riesce a dare solidità al personaggio.

Bene ma non eccellenti gli altri ruoli: Alisa era Emily Sierra, Normanno Aleksey Kursanov e Lord Arturo Bucklaw Granit Musliu.

Nonostante alcune criticità, lo spettacolo ha comunque suscitato, alla fine, grande entusiasmo e il pubblico ha mostrato il proprio apprezzamento regalando anche una standing ovation.

Giuseppe Migliore
(24 gennaio 2024)

La locandina

Direttore Antonino Fogliani
Regia Barbara Wysocka
Scene Barbara Hanicka
Costumi Julia Kornacka
Video Andergrand Media + Spektakle
Luci Rainer Casper
Drammaturgia Malte Krasting, Daniel Menne
Maestro del coro Felix Meybier
Personaggi e interpreti:
Lord Enrico Ashton Andrzej Filonczyk
Lucia Ashton Emily Pogorelc
Sir Edgardo di Ravenswood Xabier Anduaga
Lord Arturo Bucklaw Granit Musliu
Raimondo Bidebent Christian Van Horn
Alisa Emily Sierra
Normanno Aleksey Kursanov
Bayerisches Staatsorchester
Bayerischer Staatsopernchor
Maestro del coro Felix Meybier

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