Genova: Idomeneo è approdato al Teatro Carlo Felice

L’enorme testa di toro che domina la scena si trasforma, girandosi, nella carena spolpata di una nave; intorno, altri simboli marini sovradimensionati, lì un’ancora, qui una conchiglia. Il mare, che con il suo dio Nettuno è al centro della vicenda di Idomeneo, è un legame ideale con Genova, dove l’opera di Wolfgang Amadeus Mozart è stata rappresentata al Teatro Carlo Felice in un allestimento già visto al Teatro alla Scala; ed è stata la prima volta in assoluto, dal 1781 a oggi, nel capoluogo ligure. Non c’è da stupirsi, visto che in Italia Idomeneo è ancora un titolo non frequente nei cartelloni, a differenza che in Austria e in Germania, dov’è stabilmente in repertorio. Peccato, perché si tratta di un’opera non solo di grande bellezza, ma precorritrice di soluzioni future, con l’uso magistrale dei tanti recitativi accompagnati che assicurano all’azione, nonostante la scansione in numeri chiusi, una speciale e innovativa scorrevolezza.

Nell’intelligente scena unica di Volker Hintermeier,  il toro richiama all’istante la civiltà di Creta e il suo rapporto di venerazione e timore insieme per l’animale, che rappresenta la forza e la fecondità, ma si incarna anche in temibili sembianze, dal Toro di Creta sconfitto da Ercole a suo figlio, il Minotauro. Con quest’ultimo, secondo il mito, il re Idomeneo è imparentato attraverso la moglie di Minosse, sua nonna, che generò il mostro tradendo il marito con il Toro di Creta. Affascinanti risvolti di un lavoro che, nel libretto funzionale ma non sempre impeccabile di Giambattista Varesco ispirato all’omonima tragédie lyrique di Antoine Danchet, mette in scena una vicenda che avviene dopo la guerra di Troia e fa sfilare tra i personaggi anche Elettra, figlia di Agamennone e istigatrice al matricidio: anche qui, l’atride non si mostra proprio di buon carattere.

Per riassumere in breve, il re di Creta Idomeneo ritorna dalla guerra, la nave è colta da una tempesta e il sovrano promette a Nettuno, se lo salverà, di sacrificargli il primo essere umano che vedrà una volta approdato; caso vuole che si tratti di Idamante, il figlio di Idomeneo. Lacerato tra amore paterno e timore del dio, il re temporeggia mentre la figlia prigioniera di Priamo, Ilia, vive una storia d’amore con Idamante, che è però caparbiamente concupito da Elettra. Alla fine dell’opera, la voce fuori campo di Nettuno dichiara la rinuncia al sacrificio se Idomeneo lascerà la corona al figlio. Così accade, Ilia e Idamante si uniscono in matrimonio e tutto si conclude, in stile francese, con un allegro balletto.

Il regista Matthias Hartmann pone il dubbio se il voto fatto da Idomeneo a Nettuno e l’esistenza stessa del dio non siano un mero frutto della mente del re, traumatizzato dall’esperienza bellica; nel finale, difatti, lo presenta come un alienato che parla a un popolo inesistente e si accuccia in un angolino invece di festeggiare le nozze. È l’unica idea di una certa originalità, pur se difficilmente condivisibile, in uno spettacolo che risulta comunque didascalico e non particolarmente attento ai gesti dei protagonisti. Ottimamente realizzate da Mathias Märker e Valerio Tiberi le luci, con in partIcolare l’effetto accecante che evoca la presenza di Nettuno, la cui voce fuori scena è affidata al bravo Ugo Guagliardo. Interessante l’idea dei mimi che per tutta l’opera strisciano e gesticolano, coperti di colori lividi e traslucidi (i costumi, peraltro molto modesti, sono firmati da Malte Lübben), evocando i demoni che abitano la psiche del protagonista.

Questi è interpretato da Antonio Poli, dalla voce bella e generosa, che si immedesima nel suo personaggio con forte slancio e sostiene con perizia la sua parte; in particolare l’aria «Vedrommi intorno l’ombra dolente» dell’atto primo, e ancor più il quartetto «Andrò ramingo e solo» del terzo, con la sua sorprendente conclusione, sono stati tra i momenti più avvincenti di tutto lo spettacolo anche per la direzione di Simone Ori, che ha sostituito Riccardo Minasi nella recita alla quale abbiamo assistito.

Idamante, generoso ed eroico nel suo totale rispetto per il padre, è Cecilia Molinari, bravissima nell’assumere tratti e movenze maschili (la sua è una camminata da manuale) e lodevolissima sul piano vocale; altrettanto positiva la prova di Benedetta Torre come Ilia, personaggio tanto dolce quanto determinato. Discontinui, pur in prestazioni nel complesso di buon livello, il confidente del re, Arbace, di Giorgio Misseri e l’Elettra di Lenneke Ruiten; tra gli altri interpreti spicca il Gran Sacerdote Blagoj Nacoski.

Simone Ori, che è tra l’altro assistente musicale di Stefano Montanari, conosce benissimo le masse del Carlo Felice, dov’è direttore musicale di palcoscenico. Trovandosi all’ultima recita con Orchestra e Coro dell’Opera Carlo Felice (inappuntabili entrambi, con una menzione speciale al Coro) già ben rodati da Riccardo Minasi in un’edizione dell’opera quasi integrale, ha diretto con perizia e sensibilità, sostenendo con cura i cantanti. Ben realizzato da Antonio Fantinuoli al violoncello e Sirio Restani al clavicembalo il continuo dei recitativi secchi.

Bravi, infine, i ragazzi del Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS, ma le danze finali avrebbero meritato una coreografia migliore di quella, insipida e con vacue pretese di humour, ideata da Reginaldo Oliveira.

Il pubblico folto, che in gran parte probabilmente conosceva ben poco Idomeneo, ha decretato il successo dello spettacolo con attenta partecipazione e molti calorosi applausi.

Patrizia Luppi
(25 febbraio 2024)

La locandina

Direttore Simone Ori
Regia Matthias Hartmann
Scene Volker Hintermeier
Costumi Malte Lübben
Coreografie Reginaldo Oliveira
Luci Mathias Märker e Valerio Tiberi
Personaggi e interpreti:
Idomeneo Antonio Poli
Idamante Cecilia Molinari
Ilia Benedetta Torre
Elettra Lenneke Ruiten
Arbace Giorgio Misseri
Gran Sacerdote Blagoj Nacoski
Voce di Nettuno Ugo Guagliardo
Orchestra, Coro e Tecnici Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Violoncello Antonio Fantinuoli
Clavicembalo Sirio Restani
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS

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