Firenze:Improvvisamente Nono, Tempo Reale Festival omaggia il centenario di Luigi Nono
Chissà se Gigi (così veniva chiamato confidenzialmente Luigi Nono) sarebbe stato contento dell’ambiente sonoro della Galleria Frittelli. Probabilmente no. Nel suo costante e rigoroso impegno politico/culturale indirizzato verso un nuovo teatro musicale, un ascolto altro, attraverso una poetica dove il suono tramuta in strumento del conflitto sociale, lo spazio acustico assurge al luogo, laboratorio di questa rivoluzione. La fruizione frontale di stampo tradizionale offre una visione sonora unica, gli spazi non geometrizzati offrono invece una ricca possibilità d’ascolto (basti accennare qui all’Arca di Renzo Piano ideata per Il Prometeo). Nono non transigeva su questo, pensava e componeva per un ascoltatore consapevole, immerso tra suoni e silenzi, parte attiva della creazione musicale.
Un sogno utopico che Tempo Reale ha rispolverato per il centenario dell’artista veneziano regalandoci una gran bella serata, azzeccata anche nel titolo Improvvisamente Nono, inserendola come apertura del Tempo Reale Festival 2024. Il programma è conseguente: La fabbrica illuminata, per soprano e nastro magnetico a quattro piste (1964) – Omaggio a Emilio Vedova per nastro magnetico (1960) – Post-prae-ludium n.1 per Donau per tuba e live electronics (1987) – per poi chiudere con una improvvisazione a tre Improvvisamente per voce, tuba e live electronics (2024). Il tutto infiocchettato da una squadra di interpreti di gran classe: la voce di Monica Benvenuti, profonda indagatrice di questi repertori, la tuba di Giancarlo Schiaffini (storico collaboratore di Nono), un maestro del live electronics come Francesco Giomi e la regia del suono di Giovanni Magaglio e Francesco Vogli.
Se La fabbrica illuminata vede oggi irrimediabilmente sbiaditi gli elementi profondamente ideologici delle sue motivazioni di fondo, mantiene forte un proprio carattere comunicativo. Quella luce è sempre accesa, ci svela il lavoro alienato (di oggi, come di ieri) in un ambiente (la fabbrica tecnologica-robotizzata) probabilmente più asettico rispetto agli anni Sessanta. Nono mischia praticamente tre piani, il materiale concreto (il rumore della fabbrica, dei macchinari, della produzione), il materiale elettronico, la voce umana (della soprano su versi di Pavese, dei lavoratori dell’Italsider di Genova). Questi strati che si incrociano, si scontrano, evaporano dinamicamente, sfiorando le tematiche sociali di un progredire tecnico che avanza nella società che cambia, ci offrono anche oggi, in piena era di intelligenza artificiale, molte riflessioni. Sul fronte emotivo-comunicativo la voce della Benvenuti tra rumori, scrosci, urla e silenzi provenienti dal nastro gioca da elemento di raccordo, quasi di umanizzazione in un astratto ambiente accidentato e inquietante. Lo fa muovendosi tra diverse articolazioni, ora confondendosi con i frammenti vocali degli operai, incastrata tra minacciosi macchinari, ora facendo emergere con forza parole, più o meno intellegibili, come frammenti di una critica, materialista e dialettica, della tecnica musicale e della tecnica nella storia umana, ancora attualissima. La voce della soprano sfiora una insperata delicatezza nel finale, la luce della fabbrica che ci illumina.
Con Omaggio a Emilio Vedova si fa un passo indietro. L’opera è del 1960, la prima composizione elettronica realizzata da Nono presso lo Studio di Fonologia della Rai di Milano. Nel breve lavoro, quasi didattico, vengono usati materiali di base costituiti da diversi gruppi di frequenze sviluppate in differenti registri. Il compositore ha spesso dichiarato che non vi è alcun descrittivo riferimento alla pittura dell’amico, quanto piuttosto, un’allusione al suo operare. Si potrebbe sintetizzare ipotizzando che il gesto sonoro vada a riempire come un colore lo spazio attraverso sonorità diverse, echi e riverberi tra i canali, inizialmente violenti, poi più distesi. Certo è che rimane difficile non collegare visivamente l’opera con la produzione artistica di Vedova a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, come le Geometrie nere e il progressivo avvicinamento alle poetiche dell’informale. Potremo dire che Omaggio a Emilio Vedova rimane un progetto sospeso tra visioni sperimentali e una avventurosa spontaneità.
L’idea di collaborazione che Nono ha intessuto nel tempo con musicisti, cantanti, artisti è qualcosa di più di un mero rapporto professionale. Il compositore esige molto dagli esecutori ma contemporaneamente da loro assorbe idee, aperture, le loro tecniche esecutive interagiscono direttamente nel tessuto creativo. Riflettevo su questo mentre Giancarlo Schiaffini (con Roberto Fabbriciani e Ciro Scarponi tra i suoi più stretti collaboratori dell’ultimo periodo) si accomodava con la sua luccicante tuba al centro di un irreale ambiente bluastro. Post-prae-ludium n.1 per Donau è del 1987 ed è lui il dedicatario. Qui Nono estremizza il rapporto con l’esecutore. La partitura è una traccia che il musicista può dilatare, adattare, addirittura attivando eventi sonori casuali. Ma tutta questa libertà convive in stretto rapporto con le tecniche di trasformazione del suono, segnali che la tuba intercetta, riprende ed elabora come risposta ai processi di espansione del suono. Il risultato è una trama poetica zeppa di sorprese e meraviglie, che Schiaffini tesse con maestria e visioni inarrivabili, supportato dalla qualità del live electronics di Tempo Reale.
Improvvisamente è il finale perfetto. Un breve, succoso, libero compendio noniano. La Benvenuti, Schiaffini e Giomi costruiscono, montano una specie di gioco di specchi. Una improvvisazione che tra dialoghi, contrasti, silenzi, rumori, parole, gesti e fruscii, articolati in una ricca tensione ideale, ci ricorda che rimettere mani e testa nell’esperienza del compositore veneziano ancora oggi ci può aiutare a capire i processi creativi e sociali.
Paolo Carradori
(13 marzo 2024)
La locandina
Soprano | Monica Benvenuti |
Tuba | Giancarlo Schiaffini |
Regia del suono e live electronics | Giovanni Magaglio, Francesco Vogli |
Live electronics | Francesco Giomi |
Programma: | |
Luigi Nono | |
La fabbrica illuminata, per soprano e nastro magnetico a quattro piste (1964) | |
Omaggio a Emilio Vedova, per nastro magnetico (1960) | |
Post-prae-ludium n.1 per Donau, per tuba e live electronics (1987) | |
Monica Benvenuti, Francesco Giomi, Giancarlo Schiaffini | |
Improvvisamente, per voce, tuba e live electronics (2024) |
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