Vicenza: Gesualdo, Saramago e la “dialettica degli opposti”
I Responsori delle Tenebre, pubblicati nel 1611 da Carlo Gesualdo, principe di Venosa, sono stati definiti il corrispondente musicale della pittura di Caravaggio. In effetti, il Merisi fu quasi coetaneo di Gesualdo (vissero fra l’ultimo trentennio del Cinquecento e il primo del Seicento) e le vite di entrambi – per quanto di condizioni sociali molto lontane (figlio di un artigiano il primo, di nobile e ricchissima famiglia il secondo) – hanno singolari elementi comuni specialmente nella violenza, nella disperazione e nel delitto di cui entrambi si resero responsabili.
Dentro all’antica liturgia della Settimana Santa, i ventisette brani a sei voci che di fatto ripercorrono i momenti salienti della Passione di Cristo dall’Ultima Cena alla crocefissione delineano in effetti una pittura di abbacinanti contrasti – proprio come quelli realizzati in tante sue opere dal pittore. Ma delineano anche un mondo sonoro e di parola che appare di modernità per molti aspetti sconcertante grazie all’inaudita forza espressiva di una scrittura che ci appare oggi straordinariamente attuale, soprattutto per l’uso esteso e ricorrente di dissonanze, di armonie al limite della tradizione classica.
Modernissima è anche la soggettività con la quale il compositore riconduce le vicende della morte di Cristo alla propria esperienza, facendo di questi Responsori non solo uno sconcertante ma emozionante esempio di “musica del dolore”, ma anche un caso senza precedenti e con pochi conseguenti (bisogna arrivare fino al Romanticismo e a Wagner per trovare forse qualcosa di analogo) di musica dell’espiazione, da parte di un autore al quale restavano da vivere ancora solo due anni.
I Responsori erano al centro del concerto intitolato “Umbra”, proposto lunedì (opportunamente all’inizio della settimana di Pasqua) dalla società del Quartetto al teatro Comunale di Vicenza, ma non erano soli. La serata si è infatti svolta secondo un’originale forma di drammatizzazione della Passione, nella quale ha avuto un ruolo di importanza pari a quello della musica il romanzo “Il Vangelo secondo Gesù” di José Saramago (1998). Realizzando una dialettica degli opposti di straordinario fascino.
E dunque, i brani dai Responsori scelti per l’esecuzione da Walter Testolin, direttore dell’eccellente ensemble vocale De Labyrintho (tre dalle liturgie del Giovedì e del Venerdì Santo, sei da quella del Sabato Santo) sono stati eseguiti nel confronto – e quasi come teatrale contrapposizione – con brani provenienti dal racconto di Saramago, a loro volta scelti da Sandro Cappelletto e proposti con recitazione di esemplare forza comunicativa dello stesso studioso.
La parte narrata ha reso con immediata evidenza l’originalità e l’anticonvenzionalità della lettura cristologica dello scrittore portoghese, Nobel per la Letteratura nello stesso anno dell’uscita di questo romanzo.
Nel suo racconto, Giuda non ha incassato i trenta denari del tradimento prima di uccidersi, Pilato non si sottrae al dovere del giudizio nei confronti di chi si proclama Re dei Giudei e soprattutto il Cristo è un personaggio “umano troppo umano” che dialoga con il popolo più che con un Dio con il quale ha un rapporto molto conflittuale.
E la conclusione è sintomatica: rovesciando la tradizione canonica, le ultime parole del Cristo sulla croce sono rivolte ai suoi simili e non al Padre che sta nei cieli: “Uomini perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto”.
La prevalenza nel racconto di una straordinaria umanità, lungi dal creare una contrapposizione dottrinale si rispecchia nei Responsori di Gesualdo, capolavoro affascinante di soggettiva umanità nel racconto della Passione. E non a caso, conclusa la vicenda del Cristo, la rappresentazione non lo è ancora: c’è spazio per un madrigale profano, dal Libro Quarto del 1596, “Io tacerò, ma nel silenzio mio”. Un vero e proprio Lamento nel quale “lagrime e sospiri” lasciano ben presto lo spazio al senso della morte fino a una chiusa che non offre spazio alla speranza: “Mia cruda sorte /dà la voce al silenzio ed a la morte”.
L’esecuzione di queste musiche è uno dei banchi di prova più ardui di tutto il repertorio della Polifonia rinascimentale e barocca. L’ensemble De Labyrintho l’ha affrontata avendo dalla sua una lunga esperienza in questo repertorio, del quale è a tutti gli effetti specialista, e una qualità vocale di rifinita eleganza e sapiente equilibrio.
Costituiscono il gruppo Nadia Caristi, Laura Fabris, Cristina Fanelli, Arianna Miceli, Maximiliano Baños, Matteo Pigato, Massimo Altieri, Giacomo Schiavo, Fabio Furnari, Roberto Rilievi, Guglielmo Buonsanti e Alberto Spadarotto. Alla loro guida, Testolin ha illuminato con efficacia coinvolgente i nessi espressivi del linguaggio franto e a suo modo “sovversivo” di Gesualdo, in un continuo – caravaggesco – contrasto fra l’eleganza delle armonie compiute e la negazione quasi espressionista di questa eleganza nella sbalorditiva forza delle intonazioni “sfuggenti” che si risolvono spesso in vere e proprie dissonanze. Per parte sua, Sandro Cappelletto ha dato vita alle parole forti, taglienti, affascinanti di Saramago con una partecipazione e una forza che anche stilisticamente sono apparse in ammirevole sintonia con il meraviglioso dettato musicale di Gesualdo.
Peccato solo che il pubblico al Comunale non fosse quello delle grandi occasioni. Chi c’era ha applaudito convinto, forse commosso.
Cesare Galla
(25 marzo 2024)
La locandina
Ensemble vocale “De labyrintho” | |
Voce narrante | Sandro Cappelletto |
Direttore | Walter Testolin |
Programma: | |
Umbra | |
La Passione secondo Gesù: musiche di Carlo Gesualdo in un racconto di Sandro Cappelletto liberamente tratto da Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago |
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