Trieste: Pagano-Kromer, un dialogo in musica
L’avevamo ascoltato nel settembre scorso in un programma tutto Ciaikovskij ed eccolo di nuovo sul palcoscenico del Teatro Verdi, il violoncellista rockstar Ettore Pagano, primo premio assoluto in oltre quaranta concorsi nazionali e internazionali, vent’anni e astro nascente della musica d’arte, ospite della Società dei Concerti di Trieste che ha offerto al suo pubblico, incurante di un clima che ad aprile ci riportava in pieno inverno, un altro appuntamento intenso e raffinato. In coppia con un musicista altrettanto talentuoso, il pianista Maximilian Kromer, Pagano si è misurato con un programma dedicato al Novecento musicale di Castelnuovo-Tedesco e Poulenc nella prima parte, per concentrarsi nella seconda sulla Seconda Sonata per violoncello e pianoforte n.2 in Fa maggiore op. 99 di Johannes Brahms.
Già ospite della Società dei Concerti, nel 2020 – è del 2022 la vittoria all’importante concorso Khachaturian che ha sancito la sua consacrazione a livello internazionale – in occasione della rassegna “Falesie in Musica” a Portopiccolo di Sistiana, Pagano ha dato in quest’occasione l’opportunità al pubblico triestino di apprezzarlo anche in veste cameristica, affrontando uno dei brani cardine del repertorio come la Sonata n.2 per violoncello e pianoforte di Brahms. In precedenza il compositore di Amburgo aveva già dedicato ai due strumenti un altro lavoro, la Sonata op. 38, scritta nel 1865, all’età di trentadue anni. Già in essa la dicitura pianoforte e violoncello che si trova sull’intestazione dello spartito sancisce come il ruolo dello strumento a tastiera non va considerato subordinato, ma anzi quasi prioritario rispetto a quello ad arco.
Il rapporto fra i due strumenti non è, infatti, competitivo, o squilibrato in favore del violoncello – com’era accaduto in molta della letteratura romantica per i due strumenti – ma ricerca un’intima solidarietà, e le sonorità tendono, per la loro pienezza di armonie e linee melodiche, verso la scrittura orchestrale.
Questo indirizzo è ancor più potente nella Sonata op. 99, dedicata al violoncellista del Quartetto Joachim, Robert Hausmann. Incontrato nel 1885, Hausmann ebbe un ruolo essenziale nello sviluppo compositivo del Brahms maturo ed eseguì assieme all’autore la composizione a lui dedicata a Vienna, il 24 novembre del 1886. L’impianto della Sonata op. 99 è in quattro movimenti, fra loro piuttosto distanti sotto il profilo tonale, circostanza che ha dato adito a critiche su una presunta disomogeneità del brano. La coerenza della sonata è garantita, viceversa, dallo slancio positivo e giovanilistico che la pervade.
L’esperienza sinfonica intrapresa da Brahms nel corso del ventennio che separa le due sonate per violoncello e pianoforte, si ripercuote sull’op. 99, con una completa integrazione dei due strumenti, che si manifesta già nell’iniziale Allegro vivace. Il tema ascendente del violoncello, presentato immediatamente, innerva quasi interamente il movimento e si integra con un altro elemento ricorrente, il “tremolo” del pianoforte, che s’impone per tutta la sezione dello sviluppo, con varietà di colorazioni e implicazioni espressive.
Fulcro della sonata è però l’Adagio affettuoso, pagina di seducente intensità, realizzata attraverso differenti situazioni che sfumano l’una nell’altra: dalla “sospensione” iniziale allo sfogo melodico dello strumento ad arco, – qui la cavata di Ettore Pagano ha brillato in tutto il suo splendore -, dall’agitazione dell’episodio centrale, alla ripresa e alla coda che giustappone le due idee principali. Il seguente Allegro passionato ha la funzione di scherzo fantastico, mentre il finale, Allegro molto, il movimento più snello, è un rondò, guidato da un ritornello d’ispirazione popolare, gioviale e spigliato, che si riallaccia con coerenza all’impostazione del tempo iniziale.
L’esecuzione che di questa cattedrale brahmsiana della musica da camera ha dato lunedì sera il duo Pagano-Kromer è stata magistrale per affiatamento, dedizione al bel suono in una ricerca espressiva che coniuga lo slancio giovanile alla capacità riflessiva del significato principe di questa composizione: la rinascita alla musica di un autore che, al momento dell’incontro con il dedicatario Hausmann, aveva deciso di porre fine al suo fare musica. Se il cuore del concerto di Pagano-Kromer era da ravvisare nella sua seconda parte, non trascurabili erano gli hors d’heuvre novecenteschi nel primo segmento della serata, con due brani che hanno riportato all’attenzione del pubblico due autori fra loro diversissimi, ma in qualche modo speculari: Mario Castelnuovo Tedesco (1895-1968) con la sua fulminea Toccata del 1936 che strizza l’occhio al Seicento di Frescobaldi, e Francis Poulenc (1899-1963) con la Sonata per violoncello e pianoforte FP143 più volte rielaborata e rappresentata nel 1949 in cui lo stile scanzonato dell’avvio si sviluppa in quello più meditativo del prosieguo.
A Poulenc la Società dei Concerti dedicherà per intero il prossimo concerto del sei maggio con i Solisti del Teatro alla Scala e Orazio Sciortino. Quanto al concerto appena archiviato, al termine della bella serata, applauditi con insistenza dal pubblico, Pagano-Kromer lo hanno ricompensato con un gran numero di bis che riportavano alla ribalta Brahms e Poulenc, per chiudersi con il virtuosismo di Paganini.
Rino Alessi
(22 aprile 2024)
La locandina
Violoncello | Ettore Pagano |
Pianoforte | Maximilian Kromer |
Programma: | |
Mario Castelnuovo-Tedesco | |
Toccata | |
Francis Poulenc | |
Sonata per violoncello e pianoforte FP143 | |
Johannes Brahms | |
Sonata per violoncello e pianoforte n.2 in fa maggiore op.99 |
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