Corinne Baroni: la musica classica è un ponte tra le culture

Trentina, un diploma in pianoforte e un’esperienza manageriale all’interno di istituzioni musicali di primo piano; Corinne Baroni, che dal 2018 dirige il Teatro Coccia di Novara, è l’artefice della rinascita del Premio Internazionale di Direzione d’Orchestra “Guido Cantelli”.

L’abbiamo incontrata per rivolgerle qualche domanda, non solo sul “Cantelli”.

  • Il Teatro Coccia è diventato, dal suo arrivo, un polo non solo artistico ma anche un esempio di gestione dello spettacolo. Mi piacerebbe ripercorrere le tappe che hanno portato a questo.

Credo sia questa la prima volta da quando sono arrivata al Coccia, che mi fermo a guardare indietro.
Sono arrivata a Novara nel settembre del 2018, il Teatro Coccia era provato da conflitti interni al Consiglio di Amministrazione che ne avevano intaccato fortemente la reputazione. Un debito pregresso importante e un’area amministrativa poco strutturata trovavano però una buona compensazione in un Teatro dal cuore grande, amato e rispettato dal personale interno e dalla Città che non aspettava altro se non di potersi riavvicinare ad esso. Sono quindi partita dal bello e dal buono che ho trovato per restituire al Teatro la reputazione che meritava; con l’aiuto e la collaborazione delle risorse interne che ho cercato di valorizzare al meglio. Ho riorganizzato completamente l’area amministrativa per “mettere i conti a posto” e guadagnare terreno sul fronte reputazionale poi, attraverso la creazione di un nuovo gestionale ho impostato un modello di business a garanzia della sostenibilità a lungo termine, mantenendo un equilibrio fra qualità artistica e gestione economica. Una volta riorganizzato il sistema gestionale interno, il Teatro era pronto per connettersi al territorio nazionale e poi a quello internazionale; ciò mi ha permesso di innalzare il livello della qualità artistica e di diversificare la tipologia dell’offerta culturale così da poter intercettare in modalità trasversale un pubblico molto più vario.

Stabilizzata la qualità artistica, guadagnata una buona accountability, ampliato il pubblico di riferimento, è arrivato anche il momento di occuparsi seriamente del fundraising, aspetto oggi imprescindibile per supplire alla carenza di fondi pubblici e per garantire una vera continuità aziendale. Le sfide sono sempre molte ma continuiamo a guardare avanti e non abbassiamo mai la guardia. Questo è il Coccia di oggi.

  • Il Cantelli è di fatto rinato e si va arricchendo. Uno degli aspetti più interessanti è la call ai compositori.
    Su quale sentiero si sta incamminando questa seconda edizione e dove sta andando la musica d’oggi?

Il Cantelli di oggi si muove nel solco della tradizione ma viaggia veloce sulle ali dell’innovazione.

Dal passato ha mutuato la grande attenzione per il livello e il prestigio della Giuria principale che diviene così garanzia di qualità; ma il Cantelli “di oggi” è un Cantelli figlio del suo tempo del quale ascolta la voce. Credo che oggi una competizione di queste dimensioni debba essere qualcosa di più che una prestigiosa vetrina  per le nuove generazioni di direttori d’orchestra che possono esibirsi sotto gli occhi dei maggiori player del panorama musicale mondiale;  oggi deve “dare di più” deve essere portatore di valori e fonte di ispirazione per le giovani generazioni anche di non musicisti ed è per questo che è nata la Giuria Giovani – Empatia -, chiamata a giudicare la capacità dei candidati di ispirare e di comunicare emozioni e valori universali.

Ma il Cantelli oggi vuole anche dare voce alla musica nuova quella che dalla tradizione crea la tradizione. Da qui l’idea della call per compositori, che inserisce la musica del nostro tempo nel repertorio delle varie prove eliminatorie conferendo così alla nuova partitura pari dignità rispetto alle grandi composizioni del repertorio sinfonico.

A mio avviso la musica del nostro tempo si sta riappropriando della possibilità di comunicare, coinvolgere ed emozionare; vedo crescere nuove generazioni di compositori liberi di esprimersi attraverso una cifra personale, liberi dalle rigide scuole di pensiero che rifiutavano l’espressività a favore di una razionalità sterile e respingente. Il panorama di oggi nel campo della composizione è un meraviglioso caleidoscopio di colori che si sta lentamente riappropriando di quella dimensione umana in grado di ricongiungersi idealmente al punto in cui si ruppe il contatto tra compositore e pubblico, un mondo, quello di oggi, pronto a ripartire da quel punto per scrivere la storia.

  • La direzione d’orchestra ha subito, soprattutto negli ultimi dieci anni, un’evoluzione che non passa solo attraverso una mutazione di sensibilità tanto del pubblico quanto degli interpreti. Quali i pregi e quali i difetti?

Il mondo è cambiato in questi ultimi dici anni e con lui tutti noi. Le parole diversità ed inclusione, innovazione e accessibilità sono ormai parte del nostro vocabolario. Queste parole si possono coniugare in tutti gli aspetti del vivere umano e trovano significato anche in relazione alle varie professioni dell’uomo in senso lato, tra le quali, la direzione d’orchestra che non ne è rimasta insensibile.

Il panorama dei direttori d’orchestra si è popolato di donne, persone di diverse origini etniche e culturali che ne hanno certamente arricchito il contesto con nuove prospettive e sensibilità. L’uso della tecnologia ha migliorato la qualità delle esecuzioni e la loro accessibilità. Lo streaming, la realtà virtuale e altre piattaforme digitali hanno aperto le porte a un pubblico globale, superando i limiti geografici e fisici. L’Interdisciplinarietà ha favorito l’integrazione di elementi multimediali e la convivenza di discipline diverse come la danza o l’arte digitale che hanno rotto i confini dell’esperienza del concerto tradizionale a favore di una fruizione più ampia e coinvolgente.

Se da un lato inclusione, accessibilità e multidisciplinarietà hanno portato con sé una ventata di novità e di rinnovato interesse, dall’altro le stesse tendenze hanno assecondato la propensione a favorire il “giovane” a tutti i costi, smart e social, fenomeno mediatico che spesso rimane vittima della superficialità e della spettacolarizzazione a discapito della qualità e della profondità interpretativa. La vecchia “bottega artigiana” i “grandi vecchi” che forgiavano i giovani talenti consegnandoli alla direzione d’orchestra solo dopo lunghi anni di lavoro squadra per imparare oltre che alla tecnica “il mestiere”, si stanno perdendo a favore di giovani virtuosi schiacciati dalla pressione mediatica costretti a mantenere un’immagine pubblica carismatica che li distoglie dall’attenzione verso il rigore tecnico e la profondità interpretativa con il rischio di entrare in un mondo di plastica che dura il transito di una meteora

  • I partecipanti al Cantelli di quest’anno rappresentano 44 nazioni. La musica classica è davvero un linguaggio universale?

La presenza di partecipanti provenienti da 44 nazioni diverse è forse la dimostrazione più forte e tangibile che la musica è un linguaggio universale.

La musica in generale ha la capacità di superare barriere linguistiche, culturali e geografiche, quasi fosse una piattaforma comune di espressione e comunicazione.

La musica è uno strumento espressivo che permette una comprensione immediata che non richiede la traduzione di parole, parla all’anima con la quale entra in risonanza generando emozioni comuni a tutti gli esseri umani, tocca corde universali, che la rendono accessibile a tutti.

Pensiamo poi che i giovani musicisti, e nel nostro caso direttori d’orchestra, spesso ricevono una formazione che include studi e collaborazioni internazionali. La formazione dei giovani musicisti e direttori d’orchestra in contesti internazionali è un elemento chiave per la diffusione e la comprensione condivisa della musica classica. I conservatori, le accademie e le orchestre che accolgono studenti da tutto il mondo creano un ambiente interculturale privilegiato che arricchisce artisticamente i musicisti e promuove la diversità culturale nel panorama musicale. Questo processo non solo forma tecnicamente i musicisti, ma li prepara anche a diventare cittadini del mondo, pronti a condividere e celebrare la bellezza universale della musica classica​

L’ampia partecipazione internazionale al Premio Cantelli evidenzia come la musica classica sia un vero e proprio ponte tra culture diverse. Ogni partecipante porta con sé il proprio bagaglio culturale arricchendo così il panorama musicale e creando un dialogo interculturale solido ed efficace. Quindi si, la musica classica è davvero un linguaggio universale, in grado di comunicare emozioni profonde senza l’uso delle parole; una forma d’arte accessibile e riconosciuta in tutto il mondo grazie alla formazione di giovani musicisti e alle collaborazioni internazionali; la partecipazione di artisti da 44 nazioni al Premio Cantelli ne è una chiara dimostrazione.

  • Quali sono i progetti per i Cantelli a venire?

Guardando al futuro, il Premio Cantelli si propone di continuare a espandere il suo impatto e la sua rilevanza nel mondo. Alcuni progetti chiave includono un ulteriore ampliamento delle diversità dei partecipanti e dei compositori rappresentati nel premio, sostenendo artisti provenienti da nazioni meno rappresentate nel campo della musica classica attraverso borse di studio specifiche o programmi di sensibilizzazione per talenti emergenti in paesi con meno risorse.

Stiamo lavorando per utilizzare la tecnologia non solo per rendere il premio più accessibile tramite trasmissioni in streaming e media digitali, ma anche per esplorare nuove forme di presentazione musicale, come la realtà aumentata e virtuale, per connetterci con le nuove generazioni più inclini ai nuovi linguaggi. C’è anche l’idea di organizzare delle masterclass propedeutiche al Premio Cantelli tra un’edizione e l’altra e per finire il sogno nel cassetto: eliminare le preselezioni tramite i video – che ad oggi risulta l’unico metodo possibile, efficace certamente, ma non completamente esaustivo – e sostituirle con preselezioni dal vivo attivando la collaborazione con orchestre di tutto il mondo. Il Premio Cantelli come vera e propria cultural hub in grado di connettere il mondo nel segno della musica.

Ma forse per questo sogno, dovremo aspettar ancora qualche edizione…

Alessandro Cammarano

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