Cremona: Samuel Mariño uno e bino

Ascoltare la musica come se ci trovasse all’interno della cassa armonica di un violino: questa è la sensazione che si prova non appena il suono si diffonde nell’Auditorium “Giovanni Arvedi” al Museo del Violino di Cremona.

L’esperienza è tanto destabilazzante quanto ricca di suggestioni in quanto il pubblico diventa in qualche modo parte del processo musicale, avvolgendo gli esecutori che stanno al centro della struttura e creando con loro una sorta di mutuo scambio anche di sguardi dato dalla vicinanza.

Così è stato anche in occasione del concerto che il soprani-star venezuelano Samuel Mariño, qui accompagnato dall’ensemble Concerto de’ Cavalieri, ha offerto al pubblico del Monteverdi Festival 2024.

Il programma di “Quando Farinelli incontrò Monteverdi” – per altro decisamente sbilanciato a favore del castrato andriese – ha messo in luce pregi e difetti della vocalità androgina di Mariño.

Se il sopranista di Caracas convince pienamente nelle arie elegiache, nelle quali un metronomo amico soccorre e sorregge il fiato, appare meno disinvolto in quelle di tempesta o di furore, ove la concitazione dei tempi e l’impervietà delle ornamentazioni richiederebbero precisione assoluta.

Il primo azzardo è stato aprire il concerto con “Agitata da due venti”, ovvero una delle arie più spaventosamente difficili dell’intero repertorio barocco e qualche difficoltà di articolazione e di sostegno del suono si è subito palesata insieme ad una certa fissità della voce soprattutto in acuto.

Decisamente migliore la resa dell’unico tributo a Monteverdi con “Quel sguardo sdegnosetto” tratto dagli Scherzi Musicali restituito con un filo di affettazione che comunque non è parso fuor di luogo.

Il meglio lo si ascolta, come si diceva sopra, nelle arie in cui l’ampiezza della frase permette di respirare con maggior tranquillità e dunque la prova di “Vedrò con mio diletto” dal Giustino di Vivaldi è resa con colori appropriati e un’encomiabile ricerca di accenti.

Grazioso il “Quell’augellin che canta” dove Mariño gioca ad imitare i suoni della natura in competizione col violino di Carlo Lizzaroni.

Bene anche “Caldo sangue” dal Sedecia di Alessandro Scarlatti, aria più che complessa, mentre pasticciata è apparsa la conclusiva “Anch’il mar par che sommerga” dal vivaldiano Bajazet.

Il Concerto de’ Cavalieri, diretto da Marcello di Lisa si disimpegna con buon mestiere anche nella Sinfonia dell’Incoronazione di Poppea, nel Concerto grosso in re maggiore n. 4, da “12 Concerti grossi”, Op. 6 di Arcangelo Corelli e infine nel Concerto in re maggiore per archi e basso continuo RV 121 di Vivaldi.

Al termine applausi scroscianti soprattutto per il protagonista che ha voluto regalare al pubblico un dolente “Lascia ch’io pianga” come bis.

Alessandro Cammarano
(15 giugno 2024)

La locandina

Sopranista Samuel Mariño
Direttore Marcello Di Lisa
Concerto de’ Cavalieri
Programma:
Antonio Vivaldi 
Agitata da due venti, aria da “Griselda”, RV718
Claudio Monteverdi 
Quel sguardo sdegnosetto SV247 da “Scherzi musicali”
Arcangelo Corelli 
Concerto grosso in re maggiore n. 4, da “12 Concerti grossi”, Op. 6
Antonio Caldara 
Vanne pentita a piangere, da “Il trionfo dell’innocenza”
Alessandro Scarlatti 
Torbido, irato e nero, aria da “Erminia”, RosS 374/26
Claudio Monteverdi
Sinfonia da “L’incoronazione di Poppea”, SV308
Antonio Vivaldi
Vedrò con mio diletto, aria da “Il Giustino”, RV717
Quell’augellin che canta, da “Silvia”, RV734, 1721
Concerto in re maggiore per archi e basso continuo RV 121
Alessandro Scarlatti
Caldo sangue, da “Il Sedecia, re di Gerusalemme”
Antonio Vivaldi
Anch’il mar par che sommerga, aria da “Bajazet”, RV703

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