Firenze: l’86º Maggio Musicale si chiude con Mehta e Gadjiev

Il concerto di chiusura dell’86º Maggio Musicale Fiorentino è stato un suggello festoso a questa edizione di felice ripresa per il teatro. Non poteva che essere il maestro emerito Zubin Mehta a chiudere il festival, alla guida delle due splendide compagini quali sono l’Orchestra – nella quale ci sono sempre più giovani talentuosissimi – e il Coro diretto da Lorenzo Fratini. Il programma, difatti, si è aperto con un brano che vede impegnato il coro, Der Feuerreiter di Hugo Wolf, dalla sua raccolta Zwölf Lieder nach Gedichten von Eduard Mörike ballata gotica composta nel 1892, che narra la folle corsa di un misterioso ‘cavaliere del fuoco’ chiamato a domare l’incendio di un mulino dove troverà la morte. Nonostante non sia fra le partiture più belle che si sono sentite e nemmeno fra quelle migliori di Wölf, tuttavia è stata un’occasione per evidenziare le capacità del coro di affrontare linee vocali a volte impervie per la ritmica verbale trasposta in musica, nonché per l’impeto interpretativo scelto dal maestro Mehta, che ha saputo amalgamare perfettamente coro e orchestra.

La perla della serata è stata il brano successivo, il Concerto n. 2 in fa minore per pianoforte e orchestra op. 21 di Chopin, che ha costituito il debutto di Alexander Gadjiev come pianista al Maggio. Non occorre soffermarsi sulla bellezza della musica chopiniana, ben conosciuta e riconosciuta, in questo caso intrisa del romanticismo di matrice amorosa, dato che il brano fu ispirato dall’amore platonico del compositore per una allieva di canto del conservatorio di Versavia, Konstancja Gladkowoska. La bellezza è stata piuttosto sentire il dialogo che Mehta ha creato fra l’orchestra e il solista. La partitura, certo, favorisce la messa in risalto del pianoforte, poiché non c’è la consueta interazione fra solista e orchestra, ma la lettura di Mehta ha ancora più valorizzato questo ruolo di “accompagnamento”, questa atmosfera sonora piena di armonie, i fraseggi ben legati che rendono meno militareschi anche i momenti come l’inizio del primo movimento. Maestosità dosata, che ha permesso la messa in risalto del virtuosismo di Gadjiev, vero talento chopiniano, che iil pubblico ha molto apprezzato e al quale lui ha regalato tre bis (rigorosamente di Chopin). Grande afflato fra il giovane pianista di Gorizia e il grande maestro Mehta, al quale sembrava chiedere conferma di poter fare un altro bis e poi un altro ancora, fino a uscire a braccetto con lui fra l ovazioni del pubblico.

E nonostante nella seconda parte del concerto una buona parte del pubblico se ne fosse andata – eppure era una serata sold out, quindi lo era per Gadjiev? -, Mehta ha saputo chiudere in bellezza con la Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Antonín Dvořák, di cui ha restituito la scrittura molto brahmasiana e ha sostenuto con piglio energico – eppure Mehta fa solo piccoli gesti e cenni alla sua orchestra, che tuttavia è con lui talmente in simbiosi da tradurre perfettamente ogni sua lettura interpretativa – i tempi di questa opera non fra le più significative e accattivanti del compositore ceco. Grande finale, dunque e ora si passa alla tournée prima della stagione estiva.

Donatella Righini
(13 giugno 2024)

La locandina

Direttore Zubin Mehta
Pianoforte Alexander Gadjiev
Orchestra e coro del Maggio
Mestro del coro Lorenzo Fratini
Programma:
Hugo Wolf
Der Feuerreiter
Fryderyk Chopin
Concerto n. 2 in fa minore per pianoforte e orchestra op. 21:
Antonín Dvořák
Sinfonia n. 7 in re minore op. 70

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