Roma: il Beethoven di Gatti tra contemplazione e movimento
Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Concerto del 25 giugno 2024
Le celebrazioni in onore di Ludwig van Beethoven continuano al Parco della Musica Ennio Morricone con l’esecuzione della Sinfonia n. 6 “Pastorale” in Fa maggiore op. 68 e della Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92, ad opera dell’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia diretta da Daniele Gatti. Questo concerto fa parte del progetto del Maestro milanese di dirigere l’integrale delle sinfonie di Beethoven, dopo aver completato negli anni precedenti un’impresa simile con i cicli di quelle di Schumann e di Brahms. Secondo quanto dichiarato da Gatti, l’obiettivo è di offrire una visione completa e una comprensione profonda del Beethoven sinfonico, creando un’occasione di crescita artistica e personale sia per l’orchestra sia per il coro.
La Sesta Sinfonia di Beethoven, conosciuta anche come la “Pastorale,” è una pietra miliare nel repertorio sinfonico. Completata nel 1808, questa sinfonia rappresenta un esempio di musica a programma, evocando un idilliaco bozzetto campestre che riflette un antico sentimento di comunione tra uomo e natura. La sequenza degli avvenimenti, quali la gioia dei contadini a contatto con la natura, la scena del ballo, la tempesta e la gratitudine per il ritorno del bel tempo, rispecchiano temi costanti della letteratura bucolica fin dalla classicità, tradotti in modelli ricorrenti.
Riguardo alle interpretazioni della musica di Beethoven, è possibile individuare due filoni distinti per una figura “di confine” tra Classicismo e Romanticismo come quella del compositore tedesco. Certamente, la lettura di Gatti si colloca sul versante apollineo e illuminista, particolarmente adatto a un’opera come la Pastorale, che descrive situazioni stilizzate assimilabili proprio a raffinate miniature dei paesaggisti tardo settecenteschi. Lo stile di direzione di Gatti è improntato all’essenzialità, sia nella conduzione dei fraseggi sia nella gestione dell’orchestra, che risponde con devozione alle indicazioni di diminuendo e crescendo, sempre mantenendo un equilibrio senza mai eccedere, neppure nella scena della tempesta.
Con estrema grazia ed eleganza, Gatti riesce a trasmettere il senso ultimo della composizione di Beethoven: un quadro a tutti gli effetti per mezzo di sonorità sempre soavemente contenute.
Questo significa, dunque, cogliere la sostanziale immobilità voluta dal compositore stesso, intesa come un bisogno spirituale di pace dal vivere quotidiano. Questa interpretazione tende a svelare il segreto celato dietro l’apparentemente semplice narrazione sonora di scene di campagna stilizzate: la necessità di contemplare la sostanza stessa dell’esistenza, in un’estasi mistica che armonizzi l’unione tra uomo e natura.
Questa linea interpretativa prosegue con coerente consequenzialità anche nella Settima Sinfonia, che, come noto ai più, Wagner definì «l’apoteosi della danza», riabilitandola agli occhi dei contemporanei che inizialmente l’avevano giudicata con attrito. Eseguita per la prima volta nel 1813, questo capolavoro incarna il movimento come principio vitale percettibile come un crescendo graduale di intensità dal primo all’ultimo movimento. La lettura di Daniele Gatti fa emergere perfettamente tale elemento distintivo, tracciando un percorso progressivo di intensità che trova la sua massima apertura nel finale, Allegro con brio.
Nell’apertura della Sinfonia, sembra risuonare quel clima di beatitudine che aveva permeato l’esecuzione della Pastorale, permettendo al pubblico di transire in un continuum emotivo tra le due opere. Momento di autentica bellezza è il secondo movimento, Allegretto, in cui il senso di mistero nella ripetizione del tema principale sembra rievocare una ieratica danza rituale, sospesa nel tempo. Gatti gestisce magistralmente andamento e dinamiche, mantenendo un equilibrio perfetto in un’atmosfera quasi ipnotica.
Quando il ritmo e l’intensità si fanno più incalzanti nei movimenti successivi, il Maestro contiene la sonorità dei gruppi strumentali esercitando contestualmente un estremo controllo sulla parte ritmica. Anche quando nel vorticoso ultimo movimento Gatti lancia l’orchestra, lo fa in una spirale di energia controllata, enfatizzando la complessa costruzione formale della Settima Sinfonia. Sotto la sua direzione, l’opera diventa un organismo pulsante e dinamico, una celebrazione poetica e idilliaca della vita e del movimento.
Entusiasta la risposta della sala, evidenzia come Gatti sia riuscito a trasmettere la sintesi estrema tra due aspetti antitetici dell’esistenza: contemplazione e movimento. La serata si è conclusa con lunghi applausi, riconoscendo la statura del direttore – insignito da poche settimane, per la terza volta, con il Premio “Franco Abbiati” come miglior direttore d’orchestra – e la straordinaria esecuzione dell’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia. Le celebrazioni in onore di Beethoven continuano così a regalare momenti di altissima arte, consolidando il successo del progetto di Daniele Gatti di offrire una visione completa e profonda del repertorio sinfonico del gigante di Bonn.
Elisabetta Braga
(25 giugno 2024)
La locandina
Direttore | Daniele Gatti |
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia | |
Programma: | |
Ludwig van Beethoven | |
Sinfonia n. 6 “Pastorale” in Fa maggiore op. 68 | |
Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92 |
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