Siena: Tracce/4, Beethoven secondo Chung
Concerto per l’Italia, Siena, Piazza del Campo, Accademia Chigiana, la Filarmonica della Scala, Myung-Whun Chung direttore, la Quinta sinfonia di Beethoven, la diretta tv, si potrebbe dire che forse sono troppi gli elementi (culturali, storici, mediatici, mito e mondanità) in gioco in una stessa serata per chi dovrebbe parlare in questo spazio della musica. Ma in fondo la musica cos’è se non la compagna delle nostre piccole o grandi disavventure, dei nostri sublimi piaceri, dei nostri sogni, della vita. Probabilmente proprio Beethoven, a cavallo tra Settecento e Ottocento, come compositore/intellettuale moderno attraverso bellezza, potenza e perfezione della forma ci ha trasmesso anche forza morale, valori spirituali, frutto di una profonda esplorazione interiore. Con lui nasce un forte legame tra realtà sociale e creazione musicale, che viviamo ancora.
L’Overture Leonore n.3 (1806) dal Fidelio, l’unica opera lirica del compositore tedesco, la potremo considerare, in una Piazza del Campo gremita e attraversata da un piacevole refolo di vento, un prelibato antipasto. L’apertura lenta, quasi sottovoce, l’angoscioso narrare legato allo sviluppo drammatico della vicenda narrata nel Fidelio, la struggente aria dell’Allegro attraversata dal lirismo morbido di una traccia melodica possiedono un carattere descrittivo che non tradisce la funzione introduttiva all’opera. Il percorso verso il luminoso finale, tra temi ritmati e contrappunti, possiede un carattere aperto e positivo tipicamente beethoveniano. Un breve lavoro di notevole eleganza, che ci regala elementi e suggestioni utili per il salto nel sinfonismo.
L’attacco della Sinfonia n.5 (1804-1808) con le sue quattro note martellanti, concise e maestose, che ti rimangono in testa, è perfetto per la costruzione del mito, l’opera simbolo, l’agonismo eroico, il paradigma beethoveniano non solo dal punto di vista musicale (le sue composizioni sono considerate il suono dell’universalità), anche culturale nella sua accezione più ampia. Ma forse è anche il caso di dire che non possiamo negli anni duemila usare ancora un vocabolario stantio e usurato…il battere del destino alla nostra porta…per raccontare un’opera simbolo come la Quinta.
Myung-Whun Chung sembra volercelo dire. Davanti ad un’orchestra prestigiosa che conosce come le sue tasche, la Filarmonica della Scala, il direttore coreano prosciuga la ricchezza della costruzione musicale, amplifica le tensioni dei contrasti tematici, gestisce con sapienza i pianissimo in una piazza acusticamente difficile che porta via i suoni e dove tintinnano sullo sfondo i bicchieri degli spritz. Sembra volerci trasmettere attraverso la Quinta la vitalità beethoveniana alleggerita da mito e retoriche, non solo come rivoluzione musicale che spazzò via la polvere dell’accademia aristocratica, ma anche come lente ancora utile per leggere la nostra complicata contemporaneità. L’attacco dell’andante con moto dopo il turbinio del primo tempo è il momento più emozionante quasi di pacata religiosità, breve, sviluppato in una elegante cantabilità dal sapore mozartiano ma con una visione già profondamente romantica, che l’orchestra disegna con notevole sensibilità e compattezza. Orchestra che nello sfolgorante finale esprime una potenza sonora capace di svelarci una luce, una speranza.
Si può dire, per chiudere, che il Maestro Chung attraverso la sua lettura della Quinta pur smitizzando Beethoven avvicinandolo a noi non come qualcosa di messianico, eroico e superumano, ma come uomo, artista, intellettuale moderno che ci parla, contemporaneamente lascia aleggiare nell’aria genialità e trascendenza. Come dire che un po’ di mito beethoveniano non ci può fare che bene.
Paolo Carradori
(19 luglio 2024)
La locandina
Direttore | Myung-Whun Chung |
Filarmonica della Scala | |
Programma: | |
Ludwig van Beethoven | |
Leonore, Ouverture n. 3 op. 72b | |
Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 |
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