Salisburgo: Lea Desandre e il Liuto
Songs of passions è il titolo del concerto che ha inaugurato la sezione “Canto lirico” del Salzburg Festspiele 2024. Protagonista di questo appuntamento il mezzosoprano italo-francese Lea Desandre accompagnata da Thomas Dunfond liutista e direttore dell’Ensemble Jupiter.
In programma due capisaldi della letteratura inglese: John Dowland e Henry Purcell.
Pagine dedicate alla corte e al teatro in cui la poesia si intreccia alla danza in un equilibrio di raffinatissima scrittura in cui la struttura strofica, nella sua apparente semplicità, diveniva modello di variazione espressiva.
In particolare la produzione di John Dowland è costellata da una serie di songs di rara bellezza raccolte nel First and Second Booke of Songes or Ayers in cui i testi poetici, seppur spesso malinconici, hanno un incedere leggiadro dovuto a una vena melodica danzante sorretta da armonie diatoniche.
Questo clima è stato ben ricreato dall’esecuzione di Lea Desandre che con vocalità duttile e levigata ha saputo restituire un’ambientazione cortese, fatta di piccole inflessioni e abbandoni come nella nostalgica Go crystal tears e nella incantevole Flow, my tears.
Sostenuta dai componenti dell’Ensemble Jupiter che nei comuni intenti hanno saputo dare tridimensionalità al canto della Desandre tramite un suono di elegantissima elasticità, ad essi si è alternato il poetico liuto di Thomas Dunford che ha regalato momenti di pura staticità con le pagine Semper Dowland semper dolens e Frogg Galliard.
Se la Desandre ha il privilegio di intonare dei testi ispirati e poter giocare con i loro contenuti, le pagine liutistiche hanno preso vita grazie alla sensibilità di Dunford nel saper porgere le diafane figure retoriche che costituiscono queste miniature strumentali.
Impressiona, nell’ascoltare questo repertorio, come l’estetica di Dowland sia estremamente essenziale e sorprendentemente moderna come è riscontrabile nella sublime Lachrimæ antiquæ.
Dalle atmosfere liriche del poeta del liuto John Dowland si è passati alle più drammatiche composizioni di Henry Purcell di cui sono state eseguite pagine da The Fairy Queen, Dido and Æneas e arie sciolte per voce e continuo.
Anch’esso sommo poeta, l’estetica di Henry Purcell diviene più carnale, l’impianto danzante cede il passo a strutture che si plasmano sul testo e le sonorità si fanno più dense.
Ciò lo si percepisce già in If love’s a sweet passion dalla semi-opera The Fairy Queen in cui la stroficità viene dilatata, l’incedere si fa più regale e il colore più corposo come nell’elegantissima Chaconne la cui tonalità di sol minore conferisce quel senso di nostalgia e appassionata drammaticità -sempre britannicamente controllata- che stanno alla base di questo programma.
In questa seconda parte la voce di Lea Desandre si fa più intensa, a tratti lacrimosa, trovando l’apice introspettivo nella selezione di arie tratte dal Dido and Æneas che culmina con un’incantevole morte di Didone eseguita con intense mezze voci che ben descrivono la consapevolezza dell’imminente distacco.
Affascinanti anche le arie secolari Strike the viol, O solitude, my sweetest choice e la sacra Now that the sun hath veil’d his light – An Evening Hymn che si conclude con un lungo Hallelujah la cui scrittura non è mai ornamentale ma affettuosa.
Momenti di pura e staticità hanno rapito il pubblico che affollava la splendida sala della Haus für Mozart tributando il meritato successo a Lea Desandre, Thomas Dunford e all’Ensemble Jupiter.
Bis inaspettato la canzone We are the ocean composta dallo stesso Dunford -e intonata da tutto l’ensemble- il cui inizio in stile antico sfocia man mano nel jazz trascinando il pubblico in un entusiasmante finale coronato da calorose ovazioni.
Gian Francesco Amoroso
(29 luglio 2024)
La locandina
Mezzosoprano | Lea Desandre |
Liuto e direzione | Thomas Dunford |
Ensemble Jupiter | |
Programma: | |
John Dowland | |
The First Booke of Songes or Ayres | |
Come again: sweet love doth now invite | |
Lachrimae, or Seaven Teares | |
Semper Dowland semper dolens | |
The First Booke of Songes or Ayres | |
Go crystal tears | |
Frogg Galliard | |
The First Booke of Songes or Ayres | |
Now, O now, I needs must part | |
Lachrimae, or Seaven Teares | |
Lachrimae antiquae | |
The Second Booke of Songes or Ayres | |
Sorrow, stay | |
Lachrimae, or Seaven Teares | |
The Earle of Essex Galliard | |
The Second Booke of Songes or Ayres | |
Flow, my tears | |
Lachrimae, or Seaven Teares | |
The King of Denmark’s Galliard | |
The First Booke of Songes or Ayres | |
Can she excuse my wrongs | |
Henry Purcell | |
The Fairy Queen Z 629 | |
If love’s a sweet passion (Aria) | |
Orpheus Britannicus I | |
Strike the viol | |
O solitude, my sweetest choice! Z 406 | |
Now that the sun hath veil’d his light — An Evening Hymn Z 193 | |
The Fairy Queen Z 629 | |
Chaconne | |
O let me weep (Aria) | |
Now the night is chas’d away (Aria) | |
Dido and Aeneas Z 626 | |
Overture | |
Ah! Belinda (Aria) | |
Echo dance of the furies | |
Thanks to these lonesome vales (Aria) | |
The witches’ dance | |
Thy hand, Belinda — When I am laid in earth (Recitative and Aria) | |
Bis | |
Thomas Dunford | |
We are the Ocean |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!