Orta San Giulio: le Nozze di Figaro? Questione di sesso
Mozart a nudo, nella sua essenzialità, con le sue Nozze di Figaro. Nozze che parlano di esseri umani, di emozioni, di sensazioni, di vibrazioni. E di come il sesso, che può essere racchiuso nei tre termini precedenti, ha condizionato, condiziona e continuerà a condizionare la società, il costume, la vita.
Ecco come possiamo vedere, leggere e rileggere (senza nulla toccare della grandiosità di quest’opera) le Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart e Lorenzo Da Ponte: il Conte che è smosso dalla paura di invecchiare cercandosi le amanti, la Contessa che, non sentendosi più apprezzata dal consorte, cerca in altri l’interesse, Cherubino in piena tempesta ormonale che tenta l’approccio, letteralmente, con chiunque, e così via.
Quanto condiziona le azioni dell’uomo, e della donna, il sesso? Quanto condiziona nelle varie età e fasi della vita? Questa è la domanda che si è posto il regista e drammaturgo Gianmaria Aliverta, nella realizzazione di questa riduzione dell’opera, adattata al contesto scenico-musicale, creando uno spettacolo immersivo che vuole mettere lo spettatore a diretto contatto con gli artisti, andando a ricercare un cambio di prospettiva e abbattendo quella barriera immaginaria che separa il palco/buca dalla platea.
E così scatta l’intesa, con il pubblico immerso nelle vicende degli amanti, in una messa in scena semplice, diremmo quasi di tradizione, con abiti d’epoca, pochi e semplici elementi scenici con due sedie, due grandi quadri girevoli raffiguranti il Conte e la Contessa che favoriscono ingressi e uscite, nessun cambio scena se non l’incantevole effetto dell’intervallo tra il terzo e quarto atto: la pausa che permette al pubblico di prendere le barche e spostarsi verso la bella isola di San Giulio, dove i gradoni del molo a cui si attracca sono il palco naturale per l’ultimo atto, dove gli amanti si nascondono tra le piante in vaso e dissipano gli imbrogli amorosi, risolvendo nel perdono i vari tradimenti.
Insomma, delle Nozze di Figaro che solo a Orta San Giulio si sono potute vedere. Ad affiancare Aliverta troviamo il team artistico con i costumi di Sara Marcucci, le scene ideate dallo stesso Aliverta e Francesca Donati e il supporto alla regia di Gabriele Colderai.
Ad unire e guidare queste Nozze, musicalmente parlando, è il ben ritrovato direttore d’orchestra Marco Alibrando, che con garbo e gesto semplice ma efficace ha saputo coniugare il quartetto d’archi Amouage – che ha visto impegnati al violino primo Sofia Cipriani, al violino secondo Valerio Quaranta, alla viola Davide Mosca e al violoncello Matteo Bodini –, con gli artisti e le artiste coinvolti, anche laddove i cantanti tendevano a correre più del tempo dovuto, avendo anche il pregiato contributo di Giulio Amerigo Galibariggi al piano per i recitativi.
Vocalmente parlando, di ottimo pregio è il Figaro di Matteo Mollica, baritono di chiara incisività e buon gusto, disinvolto nell’agire ed attento nel cantare, in ottima sintonia con la Susanna di Rosalba Aurora Ducato, soprano leggero ma non troppo, che risolve con musicale intelligenza il ruolo, avendo buona proiezione e una ottima pronuncia, sapendo porgere la parola a servizio del canto. Sorpresa (personale) della serata è il soprano Alessia Panza, nei panni della Contessa, che mette in mostra una voce piena, pastosa, ricca di armonici e con volume di notevole importanza, considerata la recita all’aperto. Panza, con autoironica intelligenza, sa mettersi scenicamente in gioco assecondando le idee di Aliverta e presentandosi al pubblico con un vassoio di cioccolatini, affogando nel cibo i dolorosi dispiaceri di non essere più amata dal consorte. Accanto a lei troviamo il Conte di Chun-Hao Chiang, che con coraggiosa prova ricerca una giusta interpretazione, avendo ancora alcune rifiniture da fare sia vocalmente che scenicamente, pur avendo la condizionale dell’essere assai giovane e con ampi spazi di crescita. L’innamorato e ormonato Cherubino è interpretato da Marta Maria Miccoli, a cui forse manca ancora quella piena brunitura mezzosopranile, sapendo tuttavia mettersi in mostra per l’ottima musicalità e il piglio scenico.
A completamento del cast, troviamo Federico De Antoni come Don Bartolo e Antonio, assai spumeggiante in entrambi i ruoli portati a termine nonostante una leggera indisposizione, Shuai Liu come Don Curzio e gaio Don Basilio alla ricerca delle attenzioni del Conte, Daiane Scales Cezario quale Marcellina ingenuamente vamp e fumeggiante come Don Bartolo ed infine Yuki Senju come fresca e innocente Barbarina.
Insomma, bilancio positivo di una sera d’estate sul rinfrescante lago d’Orta, dove l’arte ha potuto esprimersi in semplicità, gusto e ingegno, permettendo a giovani artisti di farsi le ossa (cosa di cui dovrebbero prendere appunto i piccoli e grandi teatri) e al pubblico di vivere e convivere col palcoscenico.
Buona estate!
Leonardo Crosetti
(26 luglio 2024)
La locandina
Direttore | Marco Alibrando |
Regia | Gianmaria Aliverta |
Scene | Francesca Donati e Gianmaria Aliverta |
Costumi | Sara Marcucci |
Assistente alla regia | Gabriele Colderai |
Personaggi e interpreti: | |
Figaro | Matteo Mollica |
Susanna | Rosalba Aurora Ducato |
Il Conte di Almaviva | Chun-Hao Chiang |
La contessa di Almaviva | Alessia Panza |
Cherubino | Marta Maria Miccoli |
Don Bartolo/Antonio | Federico De Antoni |
Don Basilio/Don Curzio | Shuai Liu |
Marcellina | Daiane Scales Cezario |
Barbarina | Yuki Senju |
Quartetto d’archi Amouage | |
Violino | Sofia Cipriani |
Violino | Valerio Quaranta |
Viola | Davide Mosca |
Violoncello | Matteo Bodini |
Maestro ai recitativi | Giulio Amerigo Galibariggi |
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