Bassano: Eva Gevorgyan o della Limpidezza
Descrivere Eva Gevorgyan come giovane pianista di talento, è riduttivo. Il suo curriculum annovera riconoscimenti di alto livello ricevuti in concorsi di rilievo di tutto il mondo, tra i quali nel 2020 Kissin le conferisce la prestigiosa borsa di studio del Klavier-Festival della Ruhr in Germania e nel 2021, all’età di appena diciassette anni, compare tra i finalisti del Concorso Chopin di Varsavia.
Non è utile parlare di bravura o capacità nello scrivere una recensione di una pianista il cui valore è già stato attestato da innumerevoli giurie di esperti. Una recensione come questa può limitarsi a descrivere lo scorrere degli eventi della serata ed esaminare l’esibizione svoltasi nella sera particolare in cui è avvenuto l’ascolto.
Una serata, quella dell’8 agosto, un po’ incerta per il pubblico. L’ambiente del Chiostro del Museo Civico di Bassano del Grappa era molto rumoroso, pieno di suoni esterni che hanno creato quel poco di distrazione in più in una organizzazione già instabile: il programma proposto, non coincide con il programma di sala riportato nel fascicolo dell’Opera Estate. Il concerto, infatti, si è aperto con gli inattesi Intermezzi op. 119 di Brahms, per poi cominciare veramente con “Valse” op. 38 di Skrjabin e “Carnaval: scènes mignonnes sur quatre notes per pianoforte” op. 9 di Schumann che in realtà erano previsti a conclusione del programma. Per ammissione della stessa Gevorgyan, l’inserimento dei brani di Brahms è stato una svista, tuttavia nessuno del pubblico si è lamentato. Malgrado ciò, seguire un concerto senza alcuna presentazione e con un programma di sala errato, ha creato un ascolto non concentrato e questo si è riflesso anche sull’esibizione della pianista.
Le sorti della serata si sono rialzate nella seconda parte del concerto, dove Gevorgyan ha suonato il “Notturno” op.62 n.1 e la “Polacca” op. 44 di Chopin, e “La Valse” di Ravel. Particolarmente apprezzabile la “Polacca” che fortunatamente non è caduta nel cliché dello Chopin “troppo francese”, ma la pianista l’ha resa ricca del carattere e della tempra propria del popolo polacco. Per la prima volta nella serata si è sentita la voce interpretativa della Gevorgyan, al di là della grande capacità tecnica che in nessun momento è mancata nella sua esibizione.
Lo spettacolo si è concluso con “La Valse” di Ravel, la cui creazione è stata tormentata fin da subito. Nata come brano per pianoforte solo, è stata poi trasformata sia in balletto, che riscritta per due pianoforti. Dopo numerose interpretazioni arrivò finalmente ad entrare sia nel repertorio sinfonico, che in quello pianistico, tuttavia grandi interpreti come Gould hanno messo in dubbio la versione pianistica di Ravel, reputata mediocre, e Gould stesso preparò una sua trascrizione non ancora pubblicata. “La Valse” risulta sottoposta allo sguardo indagatore degli esperti, ecco perché è bene ascoltare più di un’interpretazione autorevole di cui quella di Eva Gevorgyan potrebbe esserne una brillante.
La pianista si è presentata onesta con sé stessa, vera con il pubblico e rispettosa con le scelte compositive di Ravel. La sua verità è stata intelleggibile all’ascoltatore, in quanto le melodie sono state condotte in modo semplice e lo sperimentalismo armonico e tecnico di Ravel è stato realizzato con la gamma cromatica corretta e quindi reso comprensibile e chiaro al pubblico. Attraverso le sue note, l’ascoltatore ha potuto seguire la partitura in un percorso disteso, nessun oscuro meandro, nessuna trappola o inaspettato ostacolo, soltanto la semplice verità della musica di Ravel. Nessuna elucubrazione mentale è necessaria per capire l’intenzione della pianista. La semplice fruibilità è ciò che rende grande l’interpretazione de “La Valse” della Gevorgyan: nell’arte interpretativa, infatti, se un concetto viene trasmesso in modo semplice, non è necessaria altra spiegazione (se la fonte è autorevole), così la limpida interpretazione della pianista può essere testimonianza che i tanti dubbi sulla partitura “La Valse” per piano solo di Ravel, possono essere messi da parte.
Beatrice Bergamin
(8 agosto 2024)
English traslation
Is deminishing to describe Eva Gevorgyan as just a young pianist with talent. Her CV includes many high level recognitions from competitions all over the world, among others in 2020 Kissin gives her the prestigious bursary of the Klavier-Festival in the Ruhr University in Germany and in 2021, when she was only seventeen, she became a finalist in the Chopin Competition in Warsav.
Writing a review talking about the abilities or the capabilities of a young pianist whom value has many times been honoured by many juries, is not relevant. A review such as this one can just describe the events of the evening and analyze the performance of that specific soirée.
A partially uncertain night of 8th August for the audience. The surroundings of “Chiostro del Museo Civico” of Bassano del Grappa, where affected by sounds coming from outside inhansing the unfocusness that the pubblic already had, due to the fact that the program of the soiree written on the pamphlets of Opera Estate was wrong: the concert opened with unexpected Brahms Interludes and only after these the program began with “Valse” op. 38 of Skrjabin e “Carnaval: scènes mignonnes sur quatre notes per pianoforte” op. 9 of Schumann which were supposed to conclude the evening. Gevorgyan herself said that it was her oversight, but no one complained. Anyway this had created an athmosphere of instability: it created an unsure enviroment in the public that reflected into the pianist’s performance.
The fate of the night was rewritten in the second part of the program where Gevorgyan played “Nocturn” op.62 n.1 and “Polonaise” op. 44 by Chopen, and “La Valse” by Ravel.
She performed with remarkable care the “Polonaise” which never fell into the clichè of a too-much-French-Chopin but rather she gave the perfomance the richness and the temper of the Polish people, characterized by the strong sence of cultural identity. For the first time in the soirée her interpretative voice could be herd, without mentioning the technical abilities that she showed throughout the entire evening.
The performance came to the end with “La Valse” written by Ravel. The life of this piece has been tormented: born as a piece for piano solo, it became both a ballet and a piece for two pianos. After many interpretations, finally entered both symphonic and pianistic repertoires, despite the fact that many great interpeters, such as Glen Gould, doubted the value of the piano version of this walz and even Gould himself transcribed this piece (which is yet to be published). “La Valse” is under the gaze of the experts and this is why is important to listen to many different interpretations, and Gevorgian’s is quite the most brilliant.
The pianists showed her point of view genuinely, authentic with the pubblic and respectful of Ravel’s compositions. Her truth is within reach of the public because the melodies were gently conducted and the harmonic and technical experimentalism that characterize Ravel, were played with great taste. The result was a really comprehensible performance where the audience was taken by the hand of Gevorgyan along a level path: no twists and turns, no traps no unforseen obstacles, only the simple truth of Ravel’s music.
It’s not necessary to keep rambling about the clear intentions of the pianist. The perceivable autenticity is what made great Gevorgyan’s “La Valse”: in the art of the interpretation, if something is conveyed easely no explanation is needed. In this frame, this clear interpretation can be an example of how the doubts of the Ravel’s Valse for piano solo are unnecessary.
La locandina
Pianoforte | Eva Gevorgyan |
Programma: | |
Fryderyk Chopin | |
Notturno in si maggiore op. 62 n. 1 | |
Polacca in fa diesis minore op. 44 | |
Aleksandr Skrjabin | |
Valse op. 38 | |
Maurice Ravel | |
La Valse | |
Robert Schumann | |
Carnaval: scènes mignonnes sur quatre notes per pianoforte, op. 9 |
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