Verona: una Tosca di Stelle in Arena
Anche se sempre incredibilmente ricco di fascino non è per lo spettacolo recensitissimo di Hugo De Ana che questa sera il sottoscritto si è trovato in una Arena di Verona gremita. Dopo tre recite con la (s)coppia Netrebko/Eyvazov in cartellone al 101° Opera Festival troviamo, per la quarta e ultima rappresentazione, un secondo cast di tutto rispetto che riunisce sul palco tre cognomi blasonati: Stikhina, Kaufmann e Tézier.
Queste tre stelle del firmamento operistico sono guidate sapientemente da un zompettante Daniel Oren che non risparmia nulla per imprimere, sulla buona prestazione dell’Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona, il pathos necessario alla buona riuscita dello spettacolo.
Credibilissimo nei panni del buon pittore Cavaradossi Jonas Kaufmann. Timbro caratteristico e tecnica lo accompagnano sicuro nel pianissimo compensando le sbavature nei centri. La voce gira e tutto torna al suo posto, la quinta scompare e par di vedere e toccare il sentimento d’Amore.
Un po’ meno leggibile il linguaggio del corpo di Elena Stikhina che in alcuni casi è sembrato discostarsi da quanto enunciato, come nel secondo atto con “e man giunte io stendo a te!” a pregar Scarpia d’ascolto con braccia stese e palmi al cielo. Non aiuta sicuramente la recita one-shot con probabile carenza di prove d’insieme adeguate. Compensa a ciò la sua indiscussa esperienza e le sue preziose abilità canore. Uno strumento importante in grado di caratterizzare con sentimento una Tosca suadente ma piccata in grado di spaziare da un sussurrato struggente, come nelle prime battute del “Vissi d’arte,”, a note più taglienti e sostenute.
Signorile il Barone Scarpia di Ludovic Tézier che, anche se scivola in qualche risata di troppo, disegna un antagonista maiuscolo in grado di lasciar trasparire con una semplice fioritura di un “Ebbene?” il sadico piacere che il suo personaggio prova nella tortura di una povera innocente. La sua voce è piena e ben centrata, in grado di fluire morbida nei passaggi.
Presente e più che corretto, senza scivolare nella macchietta, il Sagrestano interpretato da Giulio Mastrototaro.
Inossidabile lo Sciarrone di Nicolò Ceriani. Più che degna di menzione la prova di Carlo Bosi nei panni di spoletta, meno a fuoco il carceriere di Carlo Striuli.
Sempre apprezzata dal pubblico la prova del coro di voci bianche A LI. VE. diretto da Paolo Facincani, e del pastore solista Mattia Lucatti Veronese.
Felicissimo il ritorno degli effetti pirotecnici, che tanto erano mancati al sottoscritto la passata stagione. Risultano indispensabili nel creare l’atmosfera mistica nella scena del “Te Deum”, la più riuscita dell’allestimento, con degli splendidi giochi di luce tra i voluttuosi sbuffi di fumo bianco dei cannoni.
Un successo ben accolto dal pubblico, che ha salutato gli artisti con un lungo applauso al termine della rappresentazione.
Matteo Pozzato
30 agosto 2024
La locandina
Regia, scene, costumi, luci | Hugo De Ana |
Direttore | Daniel Oren |
Personaggi e interpreti: | |
Floria Tosca | Elena Stikhina |
Mario Cavaradossi | Jonas Kaufmann |
Il Barone Scarpia | Ludovic Tézier |
Cesare Angelotti | Gabriele Sagona |
Il Sagrestano | Giulio Mastrototaro |
Spoletta | Carlo Bosi |
Sciarrone | Nicolò Ceriani |
Un Carceriere | Carlo Striuli |
Un Pastore | Mattia Lucatti Veronese |
Coro di voci bianche | A LI. VE. |
Direttore del coro voci bianche | Paolo Facincani |
Orchestra, Coro e Tecnici Fondazione Arena di Verona | |
Maestro del Coro | Roberto Gabbiani |
Direttore allestimenti scenici | Michele Olcese |
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