Vicenza: Cenerentola al varietà
Prima di porre mano, e penna, al resoconto della Cenerentola andata in scena lo scorso 14 settembre al Teatro Olimpico, nell’ambito del Festival Vicenza in Lirica è più che mai necessario un preambolo.
La produzione nasce – come da tradizione del festival vicentino – sottoforma di opera-studio di cui sono protagonisti i vincitori del concorso “Tullio Serafin” e che molto spesso sono debuttanti assoluti e dunque devono necessariamente essere “accompagnati” nell’approfondimento e nell’interpretazione dei rispettivi personaggi, sia dal punto di vista musicale che da quello della recitazione.
Il giudizio del critico, dunque, deve necessariamente tenere conto di tutta una serie di elementi i quali, rifuggendo da qualsivoglia giustificazione o indulgenza, sono comunque parte dell’esito – quale che sia – di una recita.
Se la Cenerentola rientra tra i titoli meno rappresentati del catalogo rossiniano – si pensi che al Rossini Opera Festival di Pesaro manca dal 2010, ma l’ultima produzione è targata 1998 – ciò è dovuto alla difficoltà di cogliere e rappresentare la sua doppia natura di “dramma giocoso” ove convivono, in parti uguali, elementi buffi insieme ad altri di carattere meditativo-malinconico.
Bepi Morassi, purtroppo, punta decisamente su di una “comicità” fuor di misura, compiendo un’operazione capace di snaturare il senso stesso dell’opera tramutandola in una sorta di elogio dell’avanspettacolo inteso qui nell’accezione peggiore del termine.
Peccato, perché gli allievi della Scuola di Scenografia e Costume dell’Accademia di Belle Arti di Venezia – lo scenografo Bruno Antonetti e le costumiste Anna Fabris e Ester Campagnaro – mostrano di aver compreso appieno lo spazio scenico, per il quale hanno realizzato un “contenitore”-ribalta dal quale escono, grazie al lavoro di un gruppo di figuranti, una serie di elementi che rimandano alla Commedia dell’Arte e al teatro itinerante.
Ci si poteva lavorare, e molto, e invece Morassi derubrica tutto ad una “summa della caccola” tra passettini, passerelle, la porchetta, la cinepresa, il microfono, Don Ciccio Salciccio, il tutto condito da gag ritrite e – ahinoi – prevedibilissime, oltre che in più di un’occasione responsabili degli inciampi dei giovani interpreti.
Alessandro Vitiello – e con lui l’Orchestra dei Colli Morenici nell’occasione vagamente spaesata – è generoso, fin troppo, quanto a stringatezza di tempi e a corposità di suono, quest’ultimo a coprire i cantanti in alcuni momenti soprattutto nel primo atto, ritrovando a onor del vero maggiore misura nella seconda parte.
Luci ed ombre, pur con i distinguo di cui sopra, si sono ravvisate nella compagna di canto.
L’Angelina-Cenerentola di Magdalena Urbanowicz non è esattamente rossiniana, vista la linea di canto disomogenea e le agilità troppo spesso imprecise.
Luis Magallanes, di contro, dà voce e corpo ad un Don Ramiro complessivamente convincente anche se talora costretto a forzare nel tentativo di emergere dai flutti orchestrali.
Bravo davvero Gianpiero Delle Grazie, vocalmente ancora leggero ma capace di disegnare un Don Magnifico ben più che soddisfacente, nonostante la recitazione guittesca imposta dalla regia.
Appena sopra la sufficienza il Dandini di Carlo Sgura, poco incisivo nelle note gravi ma lodevole nella ricerca di colori.
Niente male la coppia Clorinda e Tisbe formata da Silvia Porcellini e Caterina Dellaere, così come non demerita il basso – basso-baritono? – Huigang Liu nei panni di Alidoro.
Il Coro VOC’è, Laboratorio corale classico, evidentemente non avvezzo al palcoscenico, preparato da Alberto Spadarotto, fa quel che può e, con metafora calcistica, porta a casa il risultato.
Pubblico entusiasta, risate a profusione e applausi per tutti. La Cenerentola, però, è un’altra cosa.
Alessandro Cammarano
(14 settembre 2024)
La locandina
Direttore | Alessandro Vitiello |
Regia | Bepi Morassi |
Scene, costumi e luci a cura della Scuola di Scenografia e Costume dell’Accademia di Belle Arti di Venezia | |
Scene | Bruno Antonetti |
Costumi | Anna Fabris e Ester Campagnaro |
Personaggi ed interpreti: | |
Don Ramiro | Luis Magallanes |
Dandini | Carlo Sgura |
Don Magnifico | Gianpiero Delle Grazie |
Clorinda | Silvia Porcellini |
Tisbe | Caterina Dellaere |
Angelina | Magdalena Urbanowicz |
Alidoro | Huigang Liu |
Orchestra dei Colli Morenici | |
Coro VOC’è, Laboratorio corale classico | |
Maestro del Coro | Alberto Spadarotto |
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