Malaga: Gitano por amor 200 anni dopo
La sera di venerdì 20 settembre si è inaugurata la 36ª Stagione Lirica del colosseo di Málaga con la rappresentazione di Gitano por amor, un’opera scelta per l’apertura, che, come da tradizione in questa città, non solo si impegna a recuperare i classici come Aida o Madama Butterfly, ma anche a portare in scena opere inedite, mai rappresentate prima, come appunto questa composizione di Manuel García, scritta due secoli fa.
200 anni di oblio
Prima di entrare nel merito della recensione dello spettacolo, è fondamentale inquadrare il contesto di questa opera, rimasta nell’ombra per duecento anni fino alla sua prima assoluta, andata in scena proprio il 20 settembre. Sconosciuta ai più, ma con un grande bagaglio storico, quest’opera venne composta da Manuel García interamente in spagnolo, facendone di fatto una delle prime opere liriche rilevanti in questa lingua del preromanticismo. Precede di quasi cinquant’anni il movimento dell’opera nazionale spagnola, promosso da compositori successivi come Barbieri, Bretón e Ruperto Chapí, come ha sottolineato il direttore musicale, il maestro Carlos Aragón.
Il manoscritto, custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi, è strutturato in due atti, con una successione impressionante di arie, duetti, terzetti e concertati. García la compose durante il viaggio in nave da Veracruz a Cadice, dopo una tournée in Messico. Il maestro Aragón ha dichiarato che potrebbe essere l’ultima grande opera di García, definendola un’opera di maturità, caratterizzata da uno stile compositivo fresco e brillante, aggiornato alle tendenze musicali del tempo. García non abbandona lo stile belcantistico, nel più puro spirito rossiniano o addirittura mozartiano, pur incorporando le nuove tecniche del grand opéra francese, ricordando compositori come Meyerbeer. Il tutto condito da un’inconfondibile aria andalusa, con tonadillas, aires e seguidillas, che conferiscono all’opera un marchio profondamente “ispanico”.
La trama dell’opera, probabilmente ispirata a La gitanilla, una delle dodici novelle brevi di Cervantes, è una commedia di equivoci, in cui tre coppie di innamorati si trovano coinvolti in una vicenda che sfida le convenzioni sociali, abbattendo le barriere tra nobiltà e gitani. Nulla è come sembra e gli stessi protagonisti ignorano la vera natura del loro amore proibito.
Lo spettacolo e la proposta scenica
Va inoltre sottolineato un contesto innovativo e coraggioso: una chiara valorizzazione dei giovani talenti attraverso il progetto Ópera Estudio di Málaga, un’iniziativa che mira al perfezionamento dei giovani cantanti lirici, offrendo loro la possibilità di immergersi nel mondo professionale attraverso la produzione di un’opera. Il progetto si distingue per la collaborazione con rinomati artisti del mondo della lirica.
In questa occasione, i protagonisti della rappresentazione includono i tenori Elías Torricelli, José Ángel Florido e Alejandro Aparicio; i soprano Suzana Nadejde, Marianna Martirosyan, Aurora Galán e Lucía García Guerrero; i mezzosoprani Begoña Gómez e Ana Molina García; e i baritoni Javier Povedano, Julio Nomdedeu e Francisco Bermudo. La direzione artistica è affidata al celebre baritono malagueño Carlos Álvarez, che si esibisce anche nel ruolo del Marchese del Pino.
La proposta scenica – la regia è di Emilio Sagi –minimalista e moderna, potrebbe sembrare “rischiosa” per una prima rappresentazione, con interpreti giovani e una scenografia essenziale. Ciò richiama alla memoria altre riletture moderne di classici, come la versione di Aida all’Arena di Verona per il centenario del festival nel 2023, che, pur con un impianto visivo impressionante, non fu ben accolta dalla critica. La lezione che emerge è che, se si opta per una scenografia moderna, il costume deve mantenere un legame con la storia narrata.
In Gitano por amor la scenografia è composta da due soli fondali: uno, per il primo atto, decorato con grandi fiori in tonalità di rosso, rosa e bianco; l’altro, per il secondo atto, rappresenta una parete rossa con tre grandi porte, simbolo di un palazzo. Il tutto è arricchito da semplici sedie di paglia, che evocano lo spirito flamenco della storia. Il sipario principale è stato sostituito da un sipario di frange rosse, forse in omaggio ai mantoni di Manila. Il minimalismo scenico è bilanciato da un classico costume d’epoca, incentrato su due colori principali: il bianco, riservato all’aristocrazia, e il rosso, con le sue varianti di rosa e granata, per i gitani. Questi ultimi riempiono il palco con il coro, accompagnati da ventagli e palmas che richiamano il flamenco, donando alla scena un’estetica pulita ed elegante.
L’orchestra e le interpretazioni
L’orchestra, diretta dal maestro Aragón, ha affrontato una partitura complessa, che mescola stili e tendenze di grandi compositori con un tocco andaluso, richiedendo un alto livello di esecuzione. Tuttavia, la resa del testo in spagnolo, lingua non tradizionale per l’opera lirica, ha reso alcuni passaggi sonoramente forzati e frammentati.
Per quanto riguarda i quattro personaggi principali, l’interpretazione del maestro Álvarez, seppur limitata, è stata impeccabile come sempre, meritando un plauso anche per il suo ruolo di mentore dei giovani talenti. Elías Torricelli, invece, ha mostrato segni di inesperienza, con alcune note forzate nel secondo atto. Al contrario, il baritono Javier Povedano, nel ruolo di Baldaquín, ha offerto una performance brillante, arricchendo lo spettacolo con humor e forza scenica.
I soprani Suzana Nadejde (Rosita) e Marianna Martirosyan (Inés), nella serata di venerdì 20 settembre, hanno dato prova di grande abilità, con una menzione speciale per Nadejde, che ha saputo affrontare con successo le arie più impegnative, guadagnandosi il favore del pubblico più tradizionalista.
In conclusione, Gitano por amor segna un’apertura di stagione coraggiosa, con margini di miglioramento nella resa vocale e orchestrale, ma che merita un giudizio positivo per il suo impegno nel valorizzare i giovani talenti e per la sua audace proposta scenica. In un’epoca in cui le opportunità per le nuove generazioni sono limitate, il Teatro Cervantes e il progetto Ópera Estudio di Málaga meritano applausi per aver portato sul grande palco un’opera ricca di storia e modernità.
Vlad Paredes
(20 settembre 2024)
Originale spagnolo
La noche del viernes 20 de septiembre se inauguró la 36º Temporada Lírica del coliseo de Málaga. Gitano por Amor fue la pieza elegida para el estreno que, como es costumbre en esta ciudad, intenta recuperar no sólo los clásicos como Aída o Madame Butterfly, sino obras inéditas nunca antes estrenadas, como es el caso de esta pieza escrita por Manuel García hace doscientos años.
200 años en el olvido
Antes de avanzar, en la reseña del montaje, es importante dar el contexto de esta obra, que reposó dos siglos hasta su estreno absoluto el pasado viernes 20 de septiembre. Desconocida para muchos, pero con una gran historia a sus espaldas. Su creador, Manuel García, la compone enteramente en castellano, haciéndola casi la primera ópera importante en esta lengua del prerromanticismo y anticipándose casi cincuenta años al movimiento de ‘opera nacional española’ que promoverán compositores posteriores como Barbieri, Bretón o Ruperto Chapí. Tal y como apunta su director musical, el maestro Carlos Aragón.
El manuscrito se encuentra en la Biblioteca Nacional de París, está articulada en dos actos con una sucesión de arias, duetos, tríos y concertantes realmente apabullantes. Manuel García, la escribe en el trayecto en barco de Veracruz a Cádiz después de una gira por México. El maestro Aragón apunta, que podría ser la última gran obra de García, según sus palabras, es una obra de madurez y nos sorprende con un estilo compositivo fresco y brillante al corriente de todas las tendencias compositivas de su tiempo, sin olvidar un escrupuloso estilo belcantista al más puro estilo ‘rossiniano’ o incluso ‘mozartiano’, pero conociendo bien las nuevas técnicas de la grand opéra francesa que nos pueda recordar a Meyerbeer. Y todo ello combinado con al aire más típicamente andaluz de tonadillas, aires y seguidillas que le confieren un sello típicamente ‘hispano’.
El argumento de la obra, probablemente basado en La gitanilla, una de las doce novelas breves de Cervantes, es una comedia de enredos, donde las tres parejas de enamorados, nos muestran un desenlace que rompe con la cultura de las clases y las diferencias entre la nobleza y los gitanos, donde nadie es lo que parece y donde los mismos protagonistas, desconocen la naturaleza de su amor prohibido.
Sobre el espectáculo, también es importante destacar un contexto único y rompedor con una clara apuesta por los jóvenes talentos a través del proyecto Ópera Estudio de Málaga, una iniciativa que tiene como objetivo fundamental, el perfeccionamiento de jóvenes talentos musicales del ámbito lírico en el devenir de la producción de una ópera, dándoles así la oportunidad de conocer, desde la propia experiencia, cómo es el entorno profesional, a través del desarrollo de un repertorio de carácter andaluz, nacional e internacional, y con la participación, en calidad de docentes, de reconocidas personalidades del mundo de la lírica.
En esta ocasión, los tenores Elías Torricelli, José Ángel Florido y Alejandro Aparicio, las sopranos Suzana Nadejde, Marianna Martirosyan, Aurora Galán y Lucía García Guerrero, las mezzosopranos Begoña Gómez y Ana Molina García y los barítonos Javier Povedano, Julio Nomdedeu y Francisco Bermudo son lo intérpretes de la pieza, bajo la dirección del reconocido barítono Malagueño, Carlos Álvarez que también se sube al escenario para interpretar al Marqués del Pino.
La propuesta, podría considerarse “arriesgada”, si tomamos como referencia todo lo antes expuesto: una ópera nunca antes representada, con intérpretes nóveles como parte de un programa de formación, además de una propuesta escénica minimalista y moderna al estilo de versiones de grandes clásicos como se ha hecho anteriormente con Aída en la Arena de Verona durante el centenario del festival internacional de ópera de la ciudad en 2023. Esa versión de Aída, totalmente moderna, con un vestuario deslumbrante (literalmente) confeccionado con espejos, escenografía robotizada y juegos de luces con láser, no contó con una buena crítica. Lo que nos demuestra, que muchas veces, los clásicos necesitan preservar parte de su esencia. Si se plantea una escenografía moderna, el vestuario debe conservar la historia que cuenta el texto, y viceversa.
En Gitano por amor, la escenografía que cuenta con tan solo dos telones: para el primer acto, uno de voluminosas flores con tonos rojizos, rosas y blancos. Y para el segundo acto, una pared roja con tres grandes puertas que representan al palacio. En ambos momentos de la representación, complementan la escena un puñado de las típicas sillas de enea que aportan el espíritu flamenco de la historia y que para el segundo acto, se cubren con telas blancas. Además, telón principal de la boca del escenario, fue sustituido por uno de flecos rojos, tal vez como referencia a los mantones de manila. Esta propuesta, está bastante compensada con un vestuario clásico de la época, divido por una paleta de colores centrada en solo dos: blanco roto y el rojo, tanto para la escenografía como para el vestuario. El blanco roto ha sido reservado para la aristocracia, y el rojo, con sus variantes en rosas, granates y su versión más pasional, para los gitanos; los cuales enriquecen el escenario, pues el coro en esta pieza, está compuesto únicamente por estos personajes, que, unido a la puesta en escena con formaciones muy flamencas, los abanicos y el palmeo con guantes rojos que aportan un sonido grueso y seco.
Un conjunto de elementos que funcionarían perfectamente para clásicos como el barbero de Sevilla o Carmen en una propuesta moderna, y que a Gitano por amor, le confieren una estética limpia y elegante, conservando la esencia del flamenco con sus espectáculos, sin apenas elementos en el escenario, donde quieres resaltan, son los bailaores y los cantaores.
Sobre la orquesta, podemos decir que su mérito es importante, porque sin duda, no es una pieza fácil, como hemos apuntado anteriormente, el autor mezcla tendencias y elementos de grandes compositores unido a un toque andaluz, cuya combinación exige un alto nivel en la ejecución de su partitura, lo cual se traslada a los intérpretes. Al no ser el castellano, el idioma “materno” de la ópera, como podrían serlo el italiano o el francés, si hablamos de lenguas latinas. La sonoridad del Español en este registro, suena en ocasiones, apurado y cortado. Puede que sea parte del carácter rompedor de esta pieza, pero sin duda, exige mucho más, de unos intérpretes jóvenes y que para algunos de ellos, era su debut en el escenario.
Hablaremos brevemente de los cuatro personajes principales, ya que el maestro Álvarez en su corta en esta pieza por su personaje, pero siempre impecable en su interpretación, solo merece nuestro reconocimiento, no solo por su gran nivel y que reafirma en el personaje del Marquéz del Pino, sino por el gran papel que ha ejercido como formador de todos estos talentos nóveles.
Elías Torricelli, es probablemente donde se percibe la falta de experiencia en escena y la necesidad de seguir trabajando su instrumento. En ocasiones forzaba mucho las notas lo que hacía perder fuerza e incluso aire en el segundo acto. Pero en general, su interpretación fue de un gran nivel, teniendo en cuenta todos los elementos que hemos mencionado anteriormente sobre la pieza. Por otra parte, Baldaquín interpretado por el barítono Javier Povedano, nos brindó una actuación brillante e impecable que compensó cualquier fallo. Tanto a nivel vocal como artístico, Povedano ha enriquecido el montaje aportando un toque de humor y fuerza en el escenario.
Rosita e Inés, interpretadas por las sopranos Suzana Nadejde y Marianna Martirosyan respectivamente, en la función del viernes 20 a la que asistimos desde Le Salón Musical. También ofrecieron sendas interpretaciones limpias, en especial Nadejde en el personaje de Rosita, cuyas arias más españolas, le exigen un nivel muy alto y que la soprano sacó adelante ganándose el favor del público más conservador.
Podemos resumir este primer montaje que abre la temporada, como arriesgado, con algunos aspectos que mejorar en la interpretación vocal y orquestal, pero que sin duda, el compromiso de preservar la ópera a través de la formación de jóvenes talentos, le confiere una crítica más que favorable por la gran apuesta del Cervantes y el proyecto Ópera Estudio de Málaga en una época donde no abundan las oportunidades para las nuevas generaciones o donde se peligran algunos géneros culturales, desde Le Salón Musical, aplaudimos esta valentía por llevar al gran escenario esta propuesta joven en talento, rica en historia y moderna en su puesta en escena.
El gitano por amor es el primer montaje de la 36 Temporada Lírica del Teatro Cervantes de Málaga. Madama Butterfly, con la que se sigue celebrando este 2024 el Año Puccini; Aida, de Giuseppe Verdi, y el programa doble La Edad de Plata. Díptico español, un trabajo conjunto del coliseo malagueño con la Ópera de Oviedo que llevará a escena Goyescas, de Enrique Granados, y El retablo de Maese Pedro, de Manuel de Falla, completan la programación.
La locandina
Direttore | Carlos Aragón |
Regia | Emilio Sagi |
Scene | Daniel Bianco |
Costumi | Jesús Ruiz |
Coreografia | Nuria Castejón |
Luci | Eduardo Bravo |
Personaggi e interpreti: | |
Hernando | Elías Torricelli |
Rosita | Suzana Nadejde |
Baldaquín | Javier Povedano |
Inés | Marianna Martirosyan |
Laura | Begoña Gómez |
Manolo | José Ángel Florido |
Marqués del Pino | Carlos Alvarez |
Corregidor | Julio Nomdedeu |
Orquesta Ópera Estudio de Málaga | |
Coro de Ópera de Málaga | |
Maestra del Coro | María del Mar Muñoz Varo |
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