Roma: Grimes e l’implacabile desolazione di un outsider
Torna al Teatro dell’Opera di Roma la regista britannica Deborah Warner con un’altra opera di Benjamin Britten, e conferma il suo grande talento e la scelta di valorizzare uno dei più grandi operisti del Novecento. Dopo il suo Billy Buddy andato in scena nel 2018, per il quale ha vinto l’Olivier Award, stavolta ma sempre in coproduzione con il Teatro Real di Madrid, il Covent Garden di Londra e l’Opéra National di Parigi, Deborah Warner firma la regia del nuovo allestimento del Peter Grimes, l’opera in un prologo e tre atti che Britten compose nel 1945, su libretto di Montagu Slater tratto da “The Borough” poema settecentesco di George Crabbe.
La storia ambientata in un villaggio di pescatori sulla costa orientale dell’Inghilterra è tristissima. Racconta la follia e l’emarginazione di un povero marinaio, Peter Grimes, che rivive l’indagine sulla morte di un giovane mozzo, dalla quale è stato assolto per mancanza di prove, nonostante le accuse implacabili, le congetture e i pettegolezzi di una comunità di bigotti conformisti che vanno a messa la domenica e la sera si ubriacano all’osteria, ma nulla concedono a chi vive fuori dalle norme.
Deborah Warner ha scelto una regia scabra, minimalista eppure sontuosa nella sua semplicità, ricca di dettagli a effetto, come la barca sospesa al soffitto nel prologo che riappare poi come un relitto nell’ultimo atto, il gioco delle masse che sin dal subito, quando appaiono come le ombre di un sogno agitando una candela, entrano e escono dalla scena seguendo al millimetro ogni singolo accordo, come fossero essi stessi musica e singole note. E poi la trovata strabiliante del mozzo appeso a due funi come un funambolo che vaga nell’aria come se nuotasse, appare e riappare a ogni atto, sino a calarsi lentamente a terra, e lasciandosi depositare come un relitto sul fondo del mare, alla fine dello spettacolo, per rappresentare l’irreversibilità della morte e della desolazione.
Diretto magistralmente da Michele Mariotti, che ha saputo interagire alla perfezione con la compagnia di cantanti inglesi, lo spettacolo alla sua seconda recita ha esaltato, grazie all’orchestra romana, gli aspetti più intimi e strazianti di una partitura complessa, dove l’intimismo cede alla melodia, l’impianto tonale è aggredito dalle famose “note sbagliate”, stridenti, fuori misura, stonate rispetto al ritmo dell’armonia, come il correlativo oggettivo della solitudine di Peter Grimes, l’estraneo, il disgraziato, l’emarginato che condanna se stesso alla desolazione. Massimo Mila, che fu tra i pochi a riconoscere il capolavoro, nel 1976 scrisse su La Stampa di “ariosi, duetti e concertati abilissimi, intrecciati con sfondi corali in drammatica e quasi stereofonica polifonia, di una scrittura vocale modellata sul suono dell’inglese, di un linguaggio spregiudicatamente eclettico, che fa tesoro delle esperienze precedenti, da Purcell a Monteverdi, fino a Verdi e Wagner, da Mussorgskij a Debussy e persino a Alban Berg senza ignorare certi apporti del sinfonismo da Mahler a Stravinsky”. Mariotti, che per la prima volta dirige un’opera di Britten e considera il Peter Grimes “un regalo prezioso di una bellezza strabiliante”, ha puntato sin dal prologo sugli accordi vuoti che dipingono l’immensa desolazione del mare, cercando di restituire l’assenza misteriosa e inafferrabile di quella distesa piatta, mossa però da mille correnti sotterrane. Ha lavorato con i cantanti inglesi sul modo di condurre una frase, di cantare una pausa andando oltre le note, ma restando fedeli alla precisione dei segni della partitura.
Lo stesso Ciro Visco ha diretto il coro romano riuscendo a farlo interagire con Mariotti anche senza guardarli di fronte, pur di assecondare le disposizioni della regista inglese, che ha impresso all’insieme una forza corale, combinando con sapienza espressione e movimento, resa scenica e coerenza drammaturgica.
Il resto del miracolo l’han fatto le scene di Michael Levine, le luci di Peter Mumford, i costumi da poveri dei nostri giorni di Luis F. Carvalho: un grande fondale zigrinato, illuminato dalle luci fredde e cangianti dal giallo oro al verde marcio, funge da mare calmo rischiarato dai raggi di luna, da sfondo sinistro della taverna del borgo, mentre una pedana a scomparsa sale e scende per accogliere ora gli avventori del pub, ora i fedeli dalla messa che si scagliano contro Peter Grimes, prima di trasformarsi nel paesaggio desolato dell’alta marea
Perfetta la scelta del tenore Allan Clayton nel ruolo del titolo, interpretato con estrema sensibilità, grazie sia alla potenza vocale in grado di reggere le sfide della partitura sia al fisico difforme, grasso, straripante fino all’ obesità, eppure agilissimo nel rovesciarsi a terra avvolto da una rete di pescatore, e in preda agli incubi nella scena del prologo, o pronto a saltare su un tavolo e prendere a botte scagliandola per terra la sua povera sua promessa sposa mancata, Ellen Orford, altro ruolo interpretato alla perfezione da Sophie Bevan, materna quando si tratta di difendere il mozzo, tenera e compassionevole quando cerca di placare la rabbia di Peter Grimes.
Bravissimi Simon Keenlyside nel ruolo del Capitano Balsdrode, come anche Clive Bayley in quello di Swallow, e Catherine Wyn Rogers nei panni tremenda Zietta con le sue nipoti lascive Jennifer France e Natalie Labourdette. Meno felice, almeno nella seconda replica l’uscita di Mrs. Sedley, alias Clare Presland, causa voce flebilissima. Applausi generosi del pubblico romano agli interpreti, al coro e al direttore.
Marina Valensise
(13 ottobre 2024)
La locandina
Direttore | Michele Mariotti |
Regia | Deborah Warner |
Scene | Michael Levine |
Costumi | Luis F. Carvalho |
Luci | Peter Mumford |
Coreografia | Kim Brandstrup |
Video | Justin Nardella |
Personaggi e interpreti: | |
Peter Grimes | Allan Clayton |
Ellen Orford | Sophie Bevan |
Capitan Balstrode | Simon Keenlyside |
Swallow | Clive Bayley |
Ned Keene | Jacques Imbrailo |
Auntie | Catherine Wyn-Rogers |
Mrs. Sedley | Clare Presland |
Bob Boles | John Graham-Hall |
First niece | Jennifer France |
Second niece | Natalia Labourdette |
Rev. Horace Adams | James Gilchrist |
Hobson | Stephen Richardson |
A fisherman | Daniele Massimi |
Fisher-woman | Michela Nardella |
A lawyer | Leonardo Trinciarelli |
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma | |
Maestro del Coro | Ciro Visco |
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