Firenze: Beatrice Rana o della compostezza

Beatrice Rana sta portando in giro per l’Italia un interessante programma: alcuni Lieder ohne Worte e due Scherzi di Mendelssohn, la Sonata n.2 in fa diesi minore di Brahms, Gaspard de la nuit e La Valse di Ravel. Con questo impegnativo repertorio ha tenuto anche il concerto di inaugurazione della Stagione degli Amici della Musica di Firenze, sabato 12 ottobre, presso la sede storica della Associazione: il Teatro della Pergola, per l’occasione sold out.

Rana cattura il pubblico da subito grazie alla sua compostezza: diversamente da altre pianiste e altri pianisti della sua generazione (non dimentichiamo che Beatrice Rana è molto giovane) che mentre suonano si atteggiano in pose che, a volte,  distraggono dall’ascolto – per non dire degli outfit che alcune scelgono -, ebbene, diversamente da loro Rana consente all’ascoltatore di godere della musica, dell’ottima tecnica e del suono curatissimo della giovane ma ormai affermatissima interprete, perché appare concentrata e immersa nella musica.

Nel caso del concerto fiorentino, la prima parte non ha entusiasmato troppo, né noi né il folto pubblico, che l’ha applaudita, sì, ma non con il travolgente entusiasmo della fine.

Il primo Scherzo era in un tempo metronomicamente troppo veloce e non si è quasi avuto tempo di goderlo, dato che la sua durata è già di per sé piuttosto breve. Molto meglio il secondo, che ha messo in risalto il talneto virtuosistico della pianista, come lo hanno consentito, anche se con un pathos  ancora un po’ tiepido, i Lieder ohne Worte selezionati per il concerto: op. 67 n.3, op.85 n. 4, op. 19 n. 3 e op. 67 n. 2.

La Sonata n.2 in fa diesis minore di Brahms, pur nell’impeccabile correttezza dell’esecuzione, non ha creato grande empatia, complice la sua scrittura non ancora brahmsiana del tutto, dato che è un lavoro giovanile. Interessante, sì, ma di poco spessore.

Ma la seconda parte è stata un sollucchero: Gaspard de la nuit, dall’atmosfera acquatica di Ondine, al più lugubre Le gibet fino al funambolico Scarbo, nano malefico, hanno preso vita dalle dita della pianista e hanno restituito anche tutte le suggestioni sonore che richiamano Debussy e Liszt. Ancora più straodinaria è stata l’esecuzione de La Valse, che peraltro si sente così di rado nella versione originale per pianoforte solo. Cura del suono e elegante espressività hanno accompagnato la tecnica magistrale della pianista, che ha meritato le ovazioni e  le tante chiamate agli applausi, che lei ha ricambiato con due bis, il Traumerei di Schumann e un’altro Lier ohne Worte di Mendelssohn dall’op. 67.

Donatella Righini
(10 ottobre 2024)

La locandina

Pianoforte Beatrice Rana
Programma:
Felix Mendelssohn
Lieder ohne Worte; op. 67 n. 3; op. 30 n. 6, “Gondola veneziana”; op. 85 n. 4; op. 19 n. 3; op. 67 n. 2
Scherzo in si minore
Scherzo in mi minore, op. 16 n. 2
Johannes Brahms
Sonata n. 2 in fa diesis minore, op. 2
Maurice Ravel
Gaspard de la nuit; La valse

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