Rimini: la Nona illuminista della Leonore

Un concerto – o meglio una tournée internazionale – per celebrare due anniversari, ovvero il decennale dell’Orchestra Leonore e il bicentenario della prima esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven.

La Leonore – il cui nome rimanda direttamente al Genio di Bonn, e non a caso – rappresenta al meglio l’eredità intellettuale di Claudio Abbado, e gli ideali di Paolo Grassi, nel suo essere “ecumenica” e aperta nel suo modo di fare musica, a partire dal suo organico costituito da un nucleo stabile arricchito di volta in volta da musicisti amici e provenienti da altre realtà orchestrali prestigiose e che regolarmente concorrono a farne parte, portando visioni ed esperienze capaci di creare un amalgama pressoché unico e che rimanda all’esperienza felice dell’Orchestra Mozart.

Gemmazione della compagine pistoiese è il progetto Floema, che coinvolge ancora una volta i giovani in una serie di appuntamenti dedicati alla musica da camera con la partecipazione di giovani strumentisti affiancati da colleghi affermati.

Di tutto questo è ispiratore e motore Daniele Giorgi, direttore che in un mondo di divi e divetti si distingue per un ammirevole e sempre più raro understatement che lo rende immediatamente empatico in primo luogo a chi fa musica con lui, ma anche e soprattutto al pubblico che percepisce istantaneamente quanto la sostanza prevalga sull’apparenza, e il gesto chiarissimo – la bacchetta non serve – capace di disegnare la musica e un’attenzione profonda alla partitura di cui si ricerca la verità prima ancora che la bellezza costituiscono il fondamento del suo concertare.

La Nona ascoltata al Teatro Amintore Galli di Rimini – terza tappa prima di quella conclusiva alla Elbphilhamonie di Amburgo –  ci è parsa ritrovare tutta la sua sostanza illuminista in una lettura che ricorderemo a lungo e che è perfettamente in linea con l’essenza stessa della Leonore.

L’Allegro ma non troppo che apre la pagina vibra di tensioni dinamiche incalzanti e  tuttavia mai dimentiche di una linea melodica dalle suadenze maliose.

La concitazione quasi teatrale del secondo movimento, Molto Vivace, si incardina su scelte ritmiche serrate che si stemperano confluendo nell’Adagio Cantabile ove Giorgi rende perfettamente percepibili tutti i rimandi alle sinfonie precedenti che qui confluiscono a creare una summa degli ideali e dell’estetica beethoveniana attraverso una narrazione che trova nella morbidezza degli archi il suo punto di forza.

L’apoteosi del quarto movimento è resa con luminosa plasticità con l’intervento del Philharmonischer Chor München, che preparato da Andreas Herrmann si rende protagonista di una prova maiuscola per vigore e morbidezza, in costante dialogo con l’orchestra e con il notevolissimo quartetto di solisti composto da Nika Gorič (soprano), Natalya Boeva (mezzosoprano), Matthew Swensen (tenore) e Roberto Lorenzi (basso).

Pubblico galvanizzato e nove minuti di applausi.

Alessandro Cammarano
(25 ottobre 2024)

La locandina

Direttore Daniele Giorgi
Soprano Nika Gorič
Mezzosoprano Natalya Boeva
Tenore Matthew Swensen
Basso Roberto Lorenzi
Orchestra Leonore
Philharmonischer Chor München
Maestro del coro Andreas Herrmann
Programma:
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125

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