Torino: la Manon “tradita” di Auber
Terzo e ultimo atto per questa trilogia di Manon che ha accompagnato il Teatro Regio di Torino, ed il suo pubblico, nel mese di ottobre. Sfida coraggiosa, con risultati buoni a livello artistico e un po’, ahinoi, meno buoni a livello di pubblico. Sicuramente alcuni aspetti da correggere, ma se non altro si è finalmente usciti dal percorso fin troppo tradizionalista intrapreso negli ultimi anni dal Regio, volendo invece osare, sperimentare, costruire.
L’ultima Manon Lescaut è quella di Daniel Auber, forse la meno fedele al romanzo d’origine, ma non per questo meno interessante, anzi. In questa occasione il lavoro del regista Arnaud Bernard, che ricordiamo essere coinvolto nel curare tutte e tre le Manon in scena, si concentra sul cinema muto francese di inizio Novecento, dove il dialogo tra l’azione scenica sul palco e le proiezioni video cinematografiche vertono sul film When a man loves del 1927, con protagonista Dolores Costello.
Ci troviamo così sulla scena del set cinematografico con un lavoro di riprese della vita di Manon, spettacolo nello spettacolo, con sfumature di carattere quasi romantico che rendono ancora più vicino, vivo e sentito, l’ardore di Manon, del suo voler godere della vita in spensierata allegria e risolutezza, fuori dagli schemi. L’impianto scenico, anche qui meravigliosamente frutto del lavoro di Alessandro Camera, vede il susseguirsi dei set che riproducono i vari luoghi di svolgimento degli eventi, dalla casa del Marchese all’osteria, dalla casa in America degli amici ritrovati sino alla tragica foresta (era deserto, ma concediamo l’inventiva), dove Manon morrà tra le braccia del suo amato Des Grieux. Ecco, è forse il finale l’unico vero momento in cui lo scritto di Prévost e l’opera di Auber coincidono. Ed infine, mentre Manon spira e la foresta si dirada, imponenti sono proiettate le tre Manon di questa trilogia torinese, con il fondale nero ed il Coro che, con vibrante intensità, intona il finale “Dans un doux reve, Qu’amour achève, Son coeur s’élève, Vers l’Eternel!”che tutto raccoglie, che il cerchio chiude. Intenso e prezioso è il lavoro di Bernard, coadiuvato dal già citato Camera, da Carla Ricotti per i costumi di mirabile fattura, da Fiammetta Baldisseri per la cura delle luci e Marcello Alongi per il prezioso lavoro nel montaggio video.
Ottimo lavoro anche dal versante musicale, a cominciare dal direttore d’orchestra Guillaume Tourniaire che conduce con brillantezza una partitura figlia del suo tempo e costellata qua e là da echeggianti sonorità tipiche di Rossini, contemporaneo di Auber. Ma a chi va ancora più forte il plauso è sicuramente alle masse artistiche del Teatro Regio di Torino, coinvolte in uno sforzo artistico di elevata qualità, a cominciare da un’Orchestra sicura, galoppante e ricca di sonorità che sanno creare un perfetto bilanciamento tra le frenesie virtuosistiche e i dolenti romanticismi.
Ottimo è anche il contributo del Coro, preparato sapientemente da Ulisse Trabacchin, che si fa protagonista insieme al cast: ma sono altrettanto protagonisti i mimi e ballerini, i tecnici che a vista si occupano del cambio scene, e più in generale tutti e tutte coloro che hanno contribuito per la riuscita dell’interessante progetto.
Venendo alle voci, la giovane e fresca Manon Lescaut del soprano Rocio Pérez è forse quella più vera, vissuta e coinvolta, potendo contare sulla brillante giovinezza e la convincente interpretazione, muovendosi con disinvoltura e spigliatezza sul palcoscenico nonostante il sesto mese di gravidanza. Voce non troppo grande ma pungente, precisa, con quel suono “a punta” e la scioltezza nelle colorature e nelle agilità, disimpegnandosi con facilità tra staccati e picchiettati. Di ottima esecuzione l’aria C’est l’histoire amourese, forse la più nota ed eseguita in passato dalle grandi interpreti di coloratura.
Accanto a lei, ma due passi indietro per dinamismo e personalità, l’innamorato Des Grieux del tenore Sébastien Guèze, che tenta di emergere vocalmente seppur la sua parte sia priva di momenti in primo piano. L’emissione è altalenante, con un suono che risulta spesso non pienamente sfogato e poco proiettato.
Il marchese d’Hérigny del baritono Armando Noguera convince nell’interpretazione di un nobile che usa potere, ruolo e ricchezza per conquistare la giovane Manon, facendone pagare le spese allo squattrinato Des Grieux. Voce di emissione talvolta acerba, Noguera si fa apprezzare nei dialoghi parlati e più in generale nel resa scenica del ruolo, risultando quanto meno discreto nel canto.
Di tutt’altro interesse invece è la voce del Lescaut di Francesco Salvadori, collega di corda (vocale) di Noguera ma avendo dalla sua un colore di voce tondo e brunito, con buona pronuncia e una proiezione di tutto rispetto.
Di lusso e di gran pregio è la partecipazione del mezzosoprano Manuela Custer nei panni di Madame Bancelin, che canta con gusto e piglio deciso nella breve ma incisiva parte; anche il Renaud del baritono Guillaume Andrieux convince scenicamente e vocalmente.
Ottima Marguerite è il soprano Lamia Beuque, convinta e fedele amica di Manon anche dall’altra parte dell’oceano, che mostra buon gusto nel porgere e una convincente espressività attoriale. Si distingue il brillante Gervais del tenore Anicio Zorzi Giustiniani, mentre il Monsieur Durozeau di Paolo Battaglia, basso, risulta sottotono vocalmente.
In forza dal Regio Ensemble, l’insieme di artisti in residence al teatro, si prestano con una buona prestazione il basso Un sergente basso Tyler Zimmerman quale sergente, il tenore Juan José Medina nei panni di un borghese e il soprano Albina Tonkikh nel ruolo di Zaby.
Si conclude un percorso che merita plausi per intensità, ricercatezza e impegno artistico. Resta forse il dubbio che ci sia ancora molto da fare nel ricostruire un rapporto forte, saldo e duraturo con un pubblico che possa diventare fedele, presente e complice di un teatro aperto all’internazionalità ma che non vuole e può dimenticare la sua dimensione, rigorosamente sabauda.
Leonardo Crosetti
(24 ottobre)
La locandina
Direttore | Guillaume Tourniaire |
Regia | Arnaud Bernard |
Regista collaboratore | Yamal das Irmich |
Scene | Alessandro Camera scene |
Costumi | Carla Ricotti |
Costumi | Fiammetta Baldiserri |
Video | Marcello Alongi |
Personaggi e interpreti: | |
Manon Lescaut | Rocio Pérez |
Il marchese d’Hérigny | Armando Noguera |
Lescaut | Francesco Salvadori |
Des Grieux | Sébastien Guèze |
Madame Bancelin | Manuela Custer |
Renaud | Guillaume Andrieux |
Marguerite | Lamia Beuque |
Gervais | Anicio Zorzi Giustiniani |
Monsieur | Paolo Battaglia |
Un sergente | Tyler Zimmerman |
Un borghese | Juan José Medina |
Zaby | Albina Tonkikh |
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino | |
Maestro del Coro | Ulisse Trabacchin |
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