Trento: spettacolari fratelli Jussen
Assistere a un concerto dei fratelli Lucas e Arthur Jussen è una di quelle esperienze da fare nella vita e se possibile da ripetere, in quanto i due artisti incarnano tutte le qualità che vorresti scoprire in un interprete, anche quelle che non ti aspetti di poter apprezzare. Perché di grande spettacolo si tratta: esuberante nella presenza scenica, funambolico nel virtuosismo e volitivo nelle scelte interpretative.
Il programma eseguito nella Sala Filarmonica di Trento – tappa di una tournée da Oslo a Napoli che ha visto gli Jussen attraversare stazioni e aeroporti praticamente ogni due giorni nel mese di novembre – può essere raccontato attraverso un solo brano, eseguito in prima assoluta dai due fratelli olandesi nel 2022 ma solo quest’anno inserito a pieno titolo nel loro repertorio. Parliamo di Bunte Blätter, eccezionale composizione per due pianoforti di Jörg Widmann.
Richiamandosi all’ omonima raccolta pianistica di Robert Schumann, autore prediletto da Widmann, l’opera prende avvio dalla citazione di piccoli stilemi (il ritmo puntato) come di intere frasi musicali schumanniane, per poi implodere in maniera fragorosa in una devastazione carica di vitalità, quasi un big bang da cui ha origine il pianeta pianoforte.
I fratelli Jussen, Steinway artists, si sono dimostrati gli interpreti perfetti per questa partitura, che richiedeva non solo grandi abilità tecniche, cambi repentini di sonorità ed intenzioni, ricchezza di timbri e una superlativa capacità d’insieme, ma soprattutto una grande creatività interpretativa (le opere contemporanee dovrebbero non sperare ma esigere degli artisti di questo livello, perché solo così entrerebbero nelle stagioni concertistiche con il grande consenso del pubblico).
E in Bunte Blätter i due pianisti trentenni hanno dimostrato tutte quelle doti che ritrovavamo negli altri brani eseguiti nella serata: le cristallerie cangianti di Debussy come quelle adamantine di Mozart, i vortici impetuosi di Rachmaninov e l’intima poesia di Bach (nel bis, l’arrangiamento per due pianoforti di “Aus Liebe will mein Heiland sterben” dalla Matthäus-Passion BWV 244). Dimostrando, non ultimo, un affiatamento e un insieme perfetto in qualsiasi circostanza: dalle quattro mani su un’unica tastiera ai due pianoforti, nel ruolo di primo o di secondo.
Se poi il cliché dell’artista virtuoso romantico irrompe sul palcoscenico – dall’abito dandy alla piega sapiente del ciuffo, dalla pronunciata gestualità simil attoriale alla spettacolarità antica dell’esecuzione a memoria – nulla stona, poiché non si tratta di artefatti per conquistare o distrarre l’ascoltatore. Qualcuno avrebbe obiettato se Amadeus si fosse esibito indossando una parrucca al contrario e sfoderando una delle sue risate più fragorose (alla Miloš Forman)? Nessuno! E così è il talento dei fratelli Jussen: solido, splendente, esuberante, gioioso, poetico, geniale.
Monique Ciola
26 novembre 2024)
La locandina
Pianoforte | Lucas e Arthur Jussen |
Programma: | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Sonata in Do magg. KV 521 per pianoforte a 4 mani | |
Robert Schumann | |
Andante e Variazioni op. 46 per 2 pianoforti | |
Jörg Widmann | |
‘Bunte Blätter’ per 2 pianoforti | |
Claude Debussy | |
Six épigraphes antiques per pianoforte a 4 mani | |
Sergej Rachmaninov | |
Suite n. 2 op. 17 per 2 pianoforti |
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