Busseto: riflessioni a mente fredda sul Concorso Lirico Internazionale Giancarlo Aliverta

È passato poco più di un mese dalla quarta edizione del Concorso Lirico Internazionale “Giancarlo Aliverta” – promosso dall’associazione VoceAllOpera e sostenuto da Assolirica – cui hanno partecipato ben 94 artisti, giovani o giovanissimi, provenienti da tutto il mondo, affrontando cinque giornate di audizioni, in quel di Milano, per poi arrivare alla finalissima, più attesa di quella sanremese, svoltasi all’interno della meravigliosa bomboniera del Teatro Verdi di Busseto – l’evento, ne siamo sicuri, avrebbe messo di buon umore anche Peppino nostro, finalmente felice di vedere quel luogo utilizzato per una buona e giusta causa -.

A distanza di settimane le riflessioni si sono ovviamente moltiplicate e arricchite – non solo perché chi scrive era nella commissione della finale – fino ad arrivare a quella più potente e decisiva, nei fatti più simile ad una constatazione, ovvero che i cantanti, specialmente under30 e under40, hanno una voglia matta di mangiarsi il palcoscenico, di lottare, di battersi con ogni fibra vocale per vivere di opera, per avviare una carriera che dia loro soddisfazioni artistiche ed economiche, al cuore e alla tasca, e non delle mere pacche sulle spalle o qualche sparuto complimento, sincero ma inconcludente.

L’ambiente, si sa, è ricco di personalità, di competizione e sgomitamenti vari, di ostacoli elitari ed economici, e proprio per simili ragioni questo concorso risulta sempre più fondamentale per svelare chi altrimenti rischierebbe di rimanere nascosto o vivere da eterna promessa. Le voci giovani ci sono – per le altre bastano i dischi – e attendono soltanto le giuste occasioni, quelle concrete e alla loro portata. Ma non finisce qui, perché ogni anno il concorso cerca registi, scenografi, costumisti e disegnatori luci per allestire la propria stagione, formata da due titoli. Una volta ogni due anni si rivolge persino a compositori e librettisti, al fine di coinvolgerli nella realizzazione di nuove opere liriche. Ditemi voi, signori, se potrebbe andare meglio di così? Forse sì, se altri prendessero spunto da questa realtà.

Ad ogni modo, i vincitori della sezione cantanti – ascoltati, votati e proclamati da una commissione che vedeva la presenza di importanti rappresentanti del mondo del teatro musicale – sono stati il tenore Chenghai Bao, il baritono William Hernandez, il baritono Giulio lermini, il quale si è aggiudicato anche il premio del pubblico, e il basso Zhibin Zhang. Nella sezione registi si è imposto Sergej Egorov. Al premio in denaro si aggiunge l’opportunità di prendere parte a due nuove produzioni liriche. La prima produzione è una serata imperniata sui capolavori monteverdiani e la seconda dedicata ad un allestimento del Don Giovanni di Mozart, che la prossima estate approderà allo StresaFestival, sulle rive del Lago d’Orta.

«Diventare un artista – ci dice Gianmaria Aliverta, fondatore del festival, in tono deciso e commosso a un tempo – oggi è diventato quasi un privilegio: servono risorse considerevoli per pagare studi, concorsi e audizioni, e anche per affrontare il percorso lavorativo che ne segue. E qui sorge un problema enorme. Anche per chi riesce a farsi strada e ottiene contratti, la realtà economica è spesso scoraggiante. Artisti giovani e talentuosi si trovano a dover fronteggiare compensi esigui e, peggio ancora, devono spesso attendere mesi per essere pagati, mentre nel frattempo sostengono tutte le spese di prova, di viaggio, di alloggio. È come se il sistema li abbandonasse a loro stessi. Devono lottare da soli per affermarsi, quando nel resto del mondo gli studenti di canto, regia e direzione ricevono forme di supporto concreto. Basti pensare che la Cina ha creato un fondo speciale con stanziamenti di centinaia di migliaia di euro per permettere ai suoi giovani di venire in Italia e apprendere la nostra tecnica di canto che nel frattempo è stata riconosciuta come patrimonio dell’Unesco. Questo ci onora ma allo stesso tempo ci fa riflettere su quanto poco si stia facendo per incentivare i giovani talenti italiani».

«Questo premio – ribadisce Nicolò Ceriani di Assolirica, a nome di tutti noi membri della giuria – è importante perché intende aiutare tutti quei giovani che rendono viva la pratica del canto lirico italiano che, grazie all’impegno determinante della nostra associazione, è stato proclamato patrimonio dell’Unesco».

Alla via così, dunque.

Mattia Marino Merlo
(6 dicembre 2024)

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