Torino: Nemorino fa rima con burattino
Nemorino l’umano, circondato da maschere e burattini. Ecco riassunta in estrema sintesi quella che è l’ultima messa in scena nel nuovo allestimento de L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti al Teatro Regio di Torino, in coproduzione con il Teatro Regio di Parma che lo ha proposto nel 2024. È pur vero che l’opera parla di umanità, di sentimenti, di inganni, di personalità diverse l’una dall’altra, a volte di soprusi, dove però, alla fine, la spunta sempre l’amore sincero, quello semplice e genuino, quello umano.
Ecco quindi che il regista Daniele Menghini ha immaginato un Elisir ambientato non in campagna, ma in un vecchio e polveroso teatro, dove dietro le quinte lavora il “nostro” Nemorino, intento a creare maschere a suo gusto e piacimento, fuggendo dalla crudele realtà di ciò che c’è là fuori: ed è qui che crea la sua maschera più bella, l’amata Adina.
Ma in un teatro dove non manca il banco sega della vecchia falegnameria, le maschere e i burattini prendono vita e riversano lì dentro, quelle azioni così umane che portano Nemorino ad essere dilaniato, fatto a pezzi, in una corrispondenza ideale con quel povero Pinocchio che, forse troppo ingenuo, forse troppo buono, fu oggetto di truffe, di scherni, arrivando alla morte.
È il cerchio della vita, dove una grande mano tiene i fili di tutti, proprio quella mano del destino che sovrasta Nemorino mentre intona, con dramma vivo, la ben nota Una furtiva lagrima, sciogliendo anche i più duri cuori. Ma sappiamo che il lieto fine è lì, dietro l’angolo, seppur intorno non manchino figure sinistre (come un inquietante grillo che vaga per la scena divorando resti di marionette): è così il Nemorino-Geppetto, intagliatore di burattini, trova corrisposto l’amore dalla sua amata Adina, e in barba al decantato elisir del dottor Dulcamara, qui richiamante il Mangiafuoco di collodiana memoria, con lei fugge tra gli applausi del pubblico.
Spettacolo che ha una sua visione dunque, un po’ forzata rispetto allo sviluppo operistico di Donizetti e Romani, ma che dimostra lavoro di ricerca e di sviluppo: lavoro apprezzabile per l’impianto scenico ideato e creato da Davide Signorini, i bei costumi di Nika Campisi e le accurate luci di Gianni Bertoli. Ma non si completerebbe la narrazione se non si desse giusto risalto ed apprezzamento alla direzione coreografica di Andrea Dionisi, agli artisti coinvolti, e alla preziosità delle marionette e dei burattini della storica Fondazione Marionette Grilli, tutta torinese.
Passando al versante musicale, è un felice ritorno, in quella che è stata la sua casa artistica per molti anni in passato, per il direttore d’orchestra Fabrizio Maria Carminati, che fa percepire l’amore per il repertorio melodrammatico, con una particolare predilezione per Gaetano Donizetti. Da cosa lo si percepisce? Dal poter godere del ripristino di molti tagli di tradizione, oltre che un’attenta cura nell’esaltare dinamiche, tempi e sfumature a seconda dell’azione scenica e, soprattutto, di quanto indicato in partitura. Precisa e puntuale l’attenzione ai cantanti e al Coro, con ottima capacità di concertazione orchestrale, restituendo un Elisir di scorrevole freschezza. Ottima è la prestazione dell’Orchestra del Teatro, in un amalgama di colori e timbriche brillanti, fresche e di frizzante vitalità, sapendo però addolcire il colore orchestrale laddove il momento sia più malinconico e tormentato. Il Coro è parte integrante dell’opera, testimone, giudice e complice delle vicende dei protagonisti principali: precisi, puntuali e di bel colore sono i suoi interventi, con l’ottima preparazione del suo M° Ulisse Trabacchin. Impeccabile è poi il brillante accompagnamento al fortepiano di Paolo Grosa, che non solo sa seguire esigenze e intenzioni dei cantanti, ma sa farsi complice in richiami musicali ad altre opere donizettiane e non solo.
Venendo ai cantanti, si mette in mostra la bella e notevole voce del soprano Federica Guida, Adina che si impone per virtuosismo, sonorità e disinvoltura scenica, a volte fin troppe tutte insieme. Poco civettuosa, la Guida dispiega la sua tanta voce, sapendo usare colori e colorature laddove la parte lo richiede, facendo emergere tutta l’umanità che una bambola di legno difficilmente avrebbe, cedendo alfine all’amore puro e forte del dolce Nemorino. Nemorino di umanità disarmante, qui interpretato da René Barbera, tenore di comprovata fama nel repertorio belcantistico, apprezzato per il timbro luminoso, la sapienza nell’uso dei fiati e per l’ottimo fraseggio. Artista in crescendo, Barbera connota il suo Nemorino di sfumature e delicatezza che esaltano l’innocente ingenuità del personaggio, paragonato al povero Pinocchio che da tutti è maltrattato: gran finale con l’attesa Una furtiva lagrima che gli vale calorosi e scroscianti applausi.
Padrone del repertorio, e della parte in particolare, Paolo Bordogna torna felicemente al Regio in un ruolo tutto suo, dimostrandolo con l’uso sapiente della parola cantata, senza mai forzare e avendo cura che non una sillaba si perda lungo la via (musicale). Un Dulcamara-Mangiafuoco, saltimbanco e intrattenitore, venditore di falsi elisir e di illusioni, Bordogna è spesso perno nell’azione scenica e nelle varie scene che lo vedono coinvolto, in duo o in gruppo, con gli altri protagonisti.
Opulento, strabordante e artista di prim’ordine è il baritono Davide Luciano, anche lui ormai veterano del ruolo del sergente Belcore, che non farebbe difficoltà anche nella vita reale a conquistare amabili donzelle nei paesi ospiti del battaglione. Con voce ampia, sonora e bruna, unitamente ad una capacità istrionica di saper dominare la scena, la performance di Luciano conferma l’ottima prova per questo Elisir torinese. Chiude la compagnia di solisti la Giannetta di Albina Tonkikh, soprano del Regio Ensemble che si distingue per la precisione nell’azione scenica e per la pulizia vocale nei suoi interventi.
Pubblico plaudente e gaudente di questo titolo di repertorio che, in questa veste marionettistica, incuriosisce e coinvolge in conversazione e riflessione i presenti. E dopo un classico attendiamo l’altro, il prossimo Rigoletto di febbraio/marzo.
Leonardo Crosetti
(28 gennaio 2025)
La locandina
Direttore | Fabrizio Maria Carminati |
Regia | Daniele Menghini |
Scene | Davide Signorini |
Costumi | Nika Campisi |
Coreografie | Andrea Dionisi |
Luci | Gianni Bertoli |
Personaggi e interpreti: | |
Adina | Federica Guida |
Nemorino | René Barbera |
Dulcamara | Paolo Bordogna |
Belcore | Davide Luciano |
Giannetta | Albina Tonkikh |
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino | |
Mesetro del Coro | Ulisse Trabacchin |
Maestro al fortepiano | Paolo Grosa |
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