Milano: Soddy e le fascinazioni della Alpensinfonie

Affascinante esecuzione quella proposta da Alexander Soddy al suo debutto con l’Orchestra Sinfonica di Milano, ma già affermato tra i giovani direttori che si sono affacciati alla ribalta negli ultimi anni: in programma la vasta e articolata Alpensinfonie di Richard Strauss.

Cinquanta minuti sinfonici che riassumono la ricchezza di inventiva tematica del musicista bavarese, l’intelligenza d’orchestrazione e la capacità di condurre per successivi punti focali l’attenzione dell’ascoltatore senza mai cedere nel catturarne la curiosità di ascolto.

Sarebbe facile ridurre tutto alla mera didascalia ma, per chi ha frequentazione con l’ambiente montano e le quote più alte, è chiaro come sia impossibile non lasciarsi trascinare dalla potenza evocativa di quella sensazione di assoluta libertà che si ottiene al raggiungere una cima dopo vario girovagare per rocce e ghiacciai nonché dalla calma euforia che rimane una volta tornati tra le mura casalinghe. Ed è nel descrivere tali sensazioni che se ne trova il punto chiave di lettura, ossia, tramite l’originario progetto di derivazione da Nietzsche, nella contemplazione della natura alpina visto come percorso di crescita e rinnovamento attraverso tutti gli stadi che dall’impulso di conoscenza portano all’esperienza, alla maturazione ed infine alla quiete data dalla consapevolezza di quanto attraversato.

Soddy ha un approccio vitalistico, estremamente lucido, ma al contempo passionale della partitura, senza mai calcare la mano sugli aspetti più oscuri e angosciosi, ma quasi spinto da quella serena sicurezza di chi sa che tutto andrà a buon fine, con illuministica fiducia. Lo si avverte sin dall’incipit, quella notte che non è di ansia prima della salita, ma di riposo per affrontarla al meglio, risvegliata con baldanzoso e giovanile entusiasmo dai primi raggi del sole. Il gesto del maestro inglese è puntuale, ma ricco, attentissimo ad incitare quando occorre gli orchestrali e ad aiutarli a rendere il più possibile chiara l’intricata partitura. Sforzo che è stato condotto con eccellenti risultati, non essendo andata persa nessuna sfumatura, ma avendo anche potuto godere di quell’edonistico senso di trasporto totale nei momenti di maggior enfasi.

La resa orchestrale da parte della Sinfonica di Milano è ad oggi un culmine nella già eccellente serie di ottime esecuzioni cui ci ha abituato. Le singole sezioni sono infatti sollecitate sia dal lato virtuosistico che espressivo, essendo tali e così minuziose le richieste di Strauss da mettere spesso allo scoperto gli strumentisti. Il timbro caldo e ricco degli archi, con le affascinanti frasi affidate ora ai violoncelli ora ai violini sempre scolpite per accenti e trascinante entusiasmo, il colore solare degli ottoni e le acrobazie di emissione a loro richieste, l’agilità cristallina dei fiati e tutto l’ampio schieramento delle percussioni sfruttate in tutte le caratteristiche timbriche possibili sono state le qualità che più hanno impressionato durante i cinquanta minuti di musica, senza un momento di cedimento o di fatica percepita, ma sempre con una intensità esecutiva che ha coinvolto tutto il pubblico presente, che ha ringraziato con fragorosi applausi, ora ritmati, ora liberi e convinti sia gli orchestrali che il direttore, chiamato varie volte sul palcoscenico e a sua volta entusiasta dell’esito raggiunto.

Infine, ulteriore nota di merito al progetto Alpensinfonie BootCamp che ha permesso a dodici giovani musicisti di affiancare le rispettive sezioni durante tutto il ciclo di prove e concerti: poter partecipare alla realizzazione di un lavoro così ampio è stato senza dubbio una esperienza formativa affascinante e ricca.

Emanuele Amoroso
(9 febbraio 2025)

La locandina

Direttore Alexander Soddy
Orchestra Sinfonica di Milano
Programma:
Richard Strauss
Eine Alpensinfonie op. 64

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