Bologna: frammenti, silenzi, memorie. Il rigore poetico di Fausto Razzi
L’incontro tra un saltimbanco della parola come Edoardo Sanguineti e un cesellatore della materia sonora come Fausto Razzi ci coinvolge subito. Aria, quasi una siciliana per voce solista (2018) ci svela contemporaneamente sia la fascinazione verso il passato, la siciliana antica danza di origine popolare, come lo sguardo contemporaneo, sperimentale e spericolato, attraverso l’interazione tra suono e parola poetica. Il risultato, grazie anche alla soprano Eleonora Susanna che diffonde con eleganza una vitale trama emozionale comunicativa, è un breve cammeo dove la parola quasi intelleggibile si deforma, diviene suono che spazia, rotea, non cancella sapori popolari, anzi ce li avvicina come qualcosa ancora preziosa, da salvaguardare.
É l’apertura al Teatro San Leonardo dell’evento dedicato al compositore Fausto Razzi (1932-2022) nella stagione 2024/25 di Angelica Centro di Ricerca Musicale, curato dal pianista Matteo Ramon Arevalos che da anni studia e approfondisce, non solo attraverso le partiture ma anche in un percorso di collaborazione personale, pensiero e scelte compositive del musicista romano. Strada seguita da tutti i musicisti coinvolti, oltre i citati Arevalos e Susanna, la violinista Michela Marchiana e il chitarrista Cristiano Riccardi. Un aspetto questo che traspare, emerge evidente per tutta la durata della performance bolognese, dove la prassi esecutiva, oltre che di qualità, risente positivamente del coinvolgimento totale, umano e artistico dei quattro.
Nel tragitto di studio sul rapporto tra linguaggio e suoni (anche elettronici) nella visione di un possibile teatro anti-retorico, Razzi collabora spesso con Sanguineti. Nella serata che ci regala Angelica abbiamo ammirato anche Ballata delle donne per voce e violino (2022) su un testo tra i più frizzanti del poeta genovese. Il dialogo tra strumento e voce si sviluppa, gioca su un’architettura che alterna volumi e ritmi. Dal tempo di filastrocca giocosa della voce agli strappi radicali, le corde strusciate del violino, dal suono inudibile al quasi silenzio dal retrogusto melodico.
La ricerca di Razzi si sviluppa anche nell’uso anticonvenzionale degli strumenti, scelta che non solo modifica la postura dei musicisti ma mette loro a disposizione un ampliamento delle possibilità creative e comunicative. Il Duo per chitarra classica e pianoforte (2018) risulta esemplare sotto questo aspetto. L’intreccio delle corde del pianoforte e della chitarra sviluppa una drammaturgia frastagliata, tra sospensioni e accenni di dialogo. La chitarra, adagiata su un tavolo, è spesso pura percussione, ma anche arpa sognante che ricorda qualcosa di antico. Arevalos produce, diffonde onde dense sulle corde, saltuariamente spezzate da brevi accordi sulla tastiera. Anche in Memoria di due chitarre per chitarra acustica e nastro magnetico (1987) è un dialogo. Riccardi ha di fronte un commovente Revox a bobine che gira con i suoi tempi quasi umani, si confronta con la memoria, che sa di reperto archeologico, di quella traccia. La chitarra oggi, la chitarra ieri, non una meccanica somma di suoni ma un quasi claustrofobico spazio di confronto.
Arevalos dimostra la profonda conoscenza della poetica di Razzi con Per Piano 2 per pianoforte (1989). Il rapporto dialogico tra tastiera, colpi secchi senza vibrato e corde che emettono lampi di luce, acquista senso nelle sospensioni, nei silenzi carichi di tensioni che non possono non rimandare a Feldman. Il sottile processo di distorsione sonora di questi elementi, il loro nervoso accostamento verso il finale della composizione, evidenzia un’intima meditazione esistenziale. Ricerca che il pianoforte prosegue anche in Smorfie partitura 11 per violino e pianoforte (1997) condividendola con il violino della Marchiana che si prende tutti i rischi di un percorso radicale, complesso, dove suoni lunghi, estremi, corde quasi violentate, cascate repentine e improvvisi paesaggi quieti vengono gestiti con equilibrio, credibilità e ricchezza gestuale.
Anche in Frammento 2 per voce e chitarra acustica (1986) Razzi si confronta con la parola poetica, questa volta di García Lorca. Il compositore sfrutta la musicalità del poeta, trasfigura il tono epico delle sue parole, il sentimento verginale della vita, il gusto gitano, la fiamma del dolore, in uno spazio magico dove voce e chitarra si intrecciano in una filigrana sonora che, rifuggendo facili esotismi, ci trasmette emozione.
Lontano, che dà il nome all’evento, composizione per voce, violino, chitarra classica e pianoforte del 2017, in prima esecuzione assoluta, chiude la serata. Questa volta il testo che ispira Razzi è di Domenico Settevendemie. Il tema è la bellezza, la composizione presenta uno svolgimento collettivo con meno spigoli, una maggiore leggibilità, come una favola. Gli strumenti non cercano collisioni ma disegnano un sottofondo stratiforme vitale dove la voce, spesso all’unisono con il violino, attraversa l’opera come una folata di vento primaverile.
Paolo Carradori
(19 febbraio 2025)
La locandina
Soprano | Eleonora Susanna |
Violino | Michela Marchiana |
Chitarra | Cristiano Riccardi |
Pianoforte | Matteo Ramon Arevalos |
Programma: | |
Fausto Razzi (1932-2022) | |
Aria, quasi una siciliana per voce sola (2018) | |
testo: Edoardo Sanguineti | |
Duo per chitarra classica e pianoforte (2018) | |
Ballata delle donne per voce e violino (2022) | |
testo: Edoardo Sanguineti | |
Variazioni su quattro note per violino solo (2003) | |
Memoria di due chitarre per chitarra acustica e nastro magnetico (1987) | |
Per Piano 2 per pianoforte (1989) | |
Smorfie Partitura 11 per violino e pianoforte (1997) | |
Frammento 2 per voce e chitarra acustica (1986) | |
Lontano per voce, violino, chitarra classica e pianoforte (2017) |
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