Vicenza: Savall e il Vivaldi al femminile

Ispirate alle vivaldiane “putte della Pietà”, leggendarie e oggi fin troppo romanzate fanciulle musicanti veneziane, Les Musiciennes du Concert des Nations sono l’ultima creatura di Jordi Savall. Una formazione con strumenti originali, tutta al femminile, che per il momento lo storico esponente catalano della prassi esecutiva sta guidando in un programma (già fissato su disco) basato su musiche del prete rosso, con al centro Le Quattro Stagioni, portato in fitta tournée italiana all’inizio di marzo. Ma come ha scritto l’interprete catalano, l’intenzione è quella di retrocedere cronologicamente nel repertorio fino al primo Seicento, e di spingersi addirittura ai primi decenni dell’Ottocento. Il che comprenderebbe, per dire, tutte le Sinfonie di Beethoven. Come si capisce, le ambizioni non mancano: i fatti musicali diranno della loro legittimità.

Il concerto vivaldiano è approdato – in esclusiva per il Veneto – al teatro Comunale di Vicenza per la stagione della Società del Quartetto. Il programma – che si valeva della presenza come violino principale di Alfia Bakieva – si è aperto con il Concerto per violino e violoncello obbligati intitolato Il Proteo, o sia il mondo al rovescio ed è proseguito con due dei più noti e apprezzati Concerti dall’Estro Armonico op. 3, il n. 11 per due violini e violoncello obbligati e il n. 10 per quattro violini e violoncello obbligato.

Seconda parte dedicata come si diceva alle Quattro Stagioni, proposte in una singolare e decisamente sconcertante versione per violino solista, archi e voce recitante. In certo modo, si è ascoltato un melologo, anche se questo genere si sarebbe sviluppato solo mezzo secolo dopo la data di pubblicazione di queste pagine celeberrime, avvenuta esattamente tre secoli fa ad Amsterdam.

La parte parlata (affidata alla lettura di Lucia Caponetto) riguardava naturalmente i quattro Sonetti dedicati alle stagioni, probabilmente da attribuire al compositore stesso, testo letterariamente men che mediocre e che male si attaglia a una declamazione come quella che è stata cercata, posta non solo a mo’ di introduzione, ma anche con diversi interventi “dentro” e sotto (o sopra) alla musica. Almeno in parte, questi inserti parlati facevano riferimento alla prima edizione dei Concerti, nella quale in vari punti alcuni versi dei Sonetti sono riprodotti anche sopra alla parte del violino principale: una chiara indicazione degli effetti cercati dal compositore in questi capolavori, che pertengono a tutti gli effetti alla musica descrittiva.

Il punto è che la proposta di Savall, per quanto “creativa”, difficilmente si può considerare “storicamente informata”. Secondo gli studiosi più accreditati è infatti altamente improbabile che all’epoca di Vivaldi le Stagioni venissero eseguite in questo modo, con l’apporto di un dicitore.

Gli esecutori musicali – avendo a disposizione in apertura della partitura i Sonetti nell’insieme e nella parte del violino principale alcuni ulteriori frammenti testuali volti a stabilire il punto preciso dell’effetto voluto – erano chiamati a stupire con i loro virtuosistici effetti un pubblico probabilmente ignaro dei dettagli, al di là dei titoli “stagionali” dei quattro Concerti. Del resto, l’estetica barocca molto si basava proprio sullo stupore di chi ascoltava/assisteva. Oggi è chiaro che tale effetto non può più esserci. Ma un conto è essere al corrente del testo dei Sonetti (giustamente pubblicati nel programma di sala del concerto vicentino), un conto trovarsi a seguire dentro al discorso musicale anche le parole della lettrice, in teoria destinate a creare un collegamento istantaneo fra queste parole e quello che si ascolta.

Dal punto di vista musicale, le Stagioni hanno un po’ sollevato le sorti di una serata che nella prima parte aveva molto stentato a decollare, per effetto di un’esecuzione singolarmente povera di suono e di sfumature, con agogiche appiattite e fraseggio monotono anche dal punto di vista dei tempi: un Vivaldi “polveroso”, talvolta esangue, comunque mai brillante, nel quale probabilmente un ruolo non indifferente deve avere avuto l’acustica tutt’altro che facile dalla vasta (e altissima) sala maggiore del Teatro Comunale vicentino.

Dopo l’intervallo, le melodie dei Concerti che tutti conoscono sono state affrontate con piglio più incisivo, maggiore sostanza ai bassi, agilità “descrittiva” evidente non solo nella parte solistica ma anche nell’atmosfera generale, colori meglio delineati. Alfia Bakieva non ha lesinato gli “effetti speciali”, mostrandosi particolarmente incline alla sottolineatura dello spirito di danza che attraversa almeno la Primavera e l’Autunno (lei stessa esprimeva un dinamismo danzante nei gesti e nei movimenti, come se fosse sul punto di realizzare qualche passo). Il suono non è particolarmente corposo e qualche volta si sarebbe apprezzata una maggiore precisione, ma lo stile era appropriato. E di sicuro dal suo approccio esecutivo molto caratterizzato si è capito, che per lunghi passaggi solistici l’Autunno descrive l’ubriachezza.

Pubblico da tutto esaurito, consensi cordiali e quasi affettuosi per l’ottantatreenne Jordi Savall, che si muoveva con qualche difficoltà appoggiandosi a una stampella e ha diretto spesso da seduto.

Come bis, malinconia alla veneziana su basso ostinato con le Variazioni dell’Andate del Concerto per violino e archi in Si bemolle, RV 583.

Cesare Galla
(3 marzo 2024)

La locandina

Violino Alfia Bakieva
Lettrice Lucia Caponetto
Direttore Jordi Savall
Les Musiciennes du Concert des Nations
Programma:
Antonio Vivaldi
Concerto in Fa maggiore RV 544 “Il Proteo, o sia il mondo al rovescio”
Concerto in Re Minore RV 565 da L’Estro Armonico Op. 3 n. 11
Concerto in Si minore RV 580 da L’Estro Armonico Op. 3 n. 10
Le Quattro Stagioni da Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione

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