Bologna: Genera+Kossiga, lo spiazzante piacere del rischio
Si potrebbe dire che conoscendo il curatore, il poeta nonché raffinato indagatore di mondi sonori Nazim Comunale, del concerto nel cartellone di Angelica Centro di Ricerca Musicale, non avevamo dubbi sulla qualità della proposta. In fondo i poeti si battono costantemente nella spasmodica ricerca, di quella parola, di quel suono, di quel colore, di quel ritmo. Questo scenario, rischiosamente esistenziale, viene svelato sul palco del Teatro San Leonardo da Comunale nell’avvicendamento di due formazioni, Genera e Kossiga. Due trii che fanno della ricerca, condivisa in reminiscenze jazzistiche e nel tasso di azzardo sonoro, quanto asimmetrica, lontana nelle estetiche, la loro strada maestra. È alquanto raro assistere ad un confronto così ravvicinato, così spiazzante tra due mondi diversi, la consequenzialità risulta scelta tanto funzionale quanto coinvolgente. Non fai in tempo a metabolizzare il primo, il tempo di una birra, che ti arriva addosso il secondo.
I Genera (Luca Venitucci pianoforte, melodica, dispositivi elettronici-Dario Miranda contrabbasso- Ermanno Baron batteria) proseguono la loro strada di smontaggio del piano jazz trio. Percorso non agevole ma eccitante, dove incontrano luoghi comuni, miti, resistenze ma anche pietre preziose. A Bologna i tre, forse condizionati dallo storico palco di Angelica, tagliano ancora di più il cordone ombelicale con memorie afroamericane. Venitucci si avventura in un uso più spericolato dei dispositivi elettronici che trasfigurano tastiera, corde del pianoforte e l’utilizzo originale della melodica in panorami visionari di un racconto sghembo e distorto. L’uso ipnotico, ossessivo di frasi ripetute amplifica le tensioni di un paesaggio raramente sereno, come gli oggetti sulle corde trasformano il cuore del pianoforte in un magico laboratorio dove sperimentare e rischiare. In questo quadro mosso il contrabbasso di Miranda, lungi da una qualunque tentazione di accompagnamento o sostegno ritmico, disegna un proprio percorso, contribuisce alla stratificazione, saturazione di un sottofondo, tra pizzicato e archetto che, come materia viva e malleabile, si insinua nel tessuto musicale. Baron conseguentemente aggiunge, somma la propria idea, la propria voce al dialogo, come un’interpunzione sottile ed efficace. L’eleganza del gesto risulta quasi importante quanto il frastagliato e sofisticato tessuto ritmico steso con parsimonia in un processo di sottrazione nella ricerca del suono, della vibrazione, del silenzio giusto. Genera è un progetto maturo e coraggioso che dovrà ancora scavare, cercando di evitare però le insidie di un processo evolutivo freddo, cerebrale.
Le etichette ci stanno un po’ antipatiche. Sbirciando in rete, riguardo al percorso creativo dei Kossiga, ne abbiamo scovate molte, troppe: free jazz, punk, prog, noise, hardcore, black metal…utili? inutili? fate voi. A Bologna, dal vivo sul palco di Angelica, dopo il set quasi cameristico dei Genera, Kossiga, in un’inedita formazione in trio – il contrabbasso di Marco Bellafiore affianca gli storici Andrea Biondello batteria e Alessandro Cartolari sax baritono – ci rovescia addosso lava incandescente. Se proprio vogliamo tirare delle coordinate le cercherei nell’arte figurativa, il groove del trio potremo leggerlo come un insieme di forme astratte che rimandano al dripping di Jackson Pollock. La tessitura, l’aggressività del segno, la sovrapposizione caotica dei tracciati, la potenza dei colori del pittore americano, sono tutti elementi che possiamo ritrovare tra le pieghe della performance del trio. Cartolari attraverso un attacco caldo, l’urlo quasi umano del baritono, stende la tela bianca, usando brevi partiture come allusioni figurative, tracce che verranno poi stravolte dal collettivo in una possibile sintesi tra ordine e caos. La batteria di Biondello sviluppa energia pura sul fronte del rumore, su quello ritmico. Un blast beat secco il suo sviluppato sul rullante, sui bordi, nel fragore dei piatti, rullate mozzafiato come brevi grumi sonori esplosivi sempre connessi al linguaggio dell’ancia. Negli improvvisi stop condivisi, per chi ascolta è come precipitare giù nel silenzio da un grattacielo. Il contrabbasso di Bellafiore ammorbidisce qualche spigolo, satura con l’uso dell’archetto il magma collettivo creando una maggiore profondità dei suoni, quando emerge in solo ci regala un meritato poetico momento di respiro. Prima di chiudere non possiamo non sottolineare anche il valore politico del set del trio. Se Pollock intendeva, negli anni Cinquanta, l’anarchia di segni colorati come metafora della condizione umana di quegli anni, si può dire che oggi Kossiga stia costruendo un’emblematica, coerente colonna sonora della nostra complessa contemporaneità.
Paolo Carradori
(28 febbraio 2025)
La locandina
Genera | |
Pianoforte, melodica, dispositivi elettronici | Luca Venitucci |
Contrabbasso | Dario Miranda |
Batteria | Ermanno Baron |
Musiche di Genera | |
Kossiga | |
Batteria | Andrea Biondello |
Contrabbasso | Marco Bellafiore |
Sax baritono | Alessandro Cartolari |
Musiche di Kossiga | |
a cura di | Nazim Comunale |
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