Un giovane Cast per Il Corsaro di Verdi al Teatro Municipale di Piacenza

Chiusura di stagione 2017-2018 al Teatro Municipale di Piacenza, con teatro esaurito, per la riproposta de Il Corsaro di Giuseppe Verdi nel consolidato allestimento di Lamberto Puggelli (allestimento del Teatro Regio di Parma con il Carlo Felice di Genova) datato 2004, riallestito da Grazia Pulvirenti Puggelli nelle date di venerdì 4 e domenica 6 maggio 2018.

E’ un allestimento riproposto più volte nel circuito dei teatri dell’Emilia, eppure affascina per la sua funzionalità e semplicità per aver saputo ricostruire, con un sapiente gioco di vele (scene di Marco Capuano) e di luci (Andrea Borelli) gli ambienti dell’opera che con pochi elementi diventano una tolda di nave, un Harem, una prigione, uno sperone di roccia. Non ci sono effetti speciali se non la sapiente arte di manovrare dietro le quinte le tradizionali attrezzerie per abbassare e innalzare le grandi vele che danno forma agli ambienti, veli per l’Harem di Seid e Gulnara, un intreccio di funi per ricreare una prigione. I costumi di Vera Marzot sono rievocativi delle consolidate storie di cappa e espada relegate ormai nei romanzi e film d’avventura sepolti nei ricordi da ragazzi. E la storia così come concepita con difficoltà da Francesco Maria Piave, dal poema di George Byron, e distrattamente messa in musica da Giuseppe Verdi nel 1848 forse non è altro che un romanzo d’avventura, tra assalti, amanti perduti, ritrovati e nuovamente abbandonati per sempre, lasciandosi alle spalle le ideologie libertarie degli eroi byroniani “belli e dannati”

Un allestimento ormai consolidato nella storia teatrale affidato anche alla memoria in video per chi non l’avesse ancora visto. Di conseguenza a Piacenza l’attenzione era tutta rivolta sulla parte musicale, artisti e il direttore d’orchestra.

Tanti sono stati i debutti in un cast omogeneo per qualità, senza punte di spicco, ma giustamente giovane. Il giovanissimo tenore peruviano, scuola di Juan Florez e studi in corso in Italia, Ivan Ayrón Rivas, impersonava Corrado il Corsaro, con veemenza e impulsività. L’emissione eccessivamente aperta e di spinta gli faceva perdere quegli elementi di musicalità che Verdi ha seminato nella partitura, ma ha saputo portare a termine la sua prestazione risolvendo con capacità interpretativa ed emotiva tutte quelle parti che richiedono tecnica e partecipazione con la sua voce potente.

Suo antagonista, il Seid del baritono Simone Piazzolla, leggermente contratto vocalmente, ma molto efficace nei recitativi, ha delineato un capo musulmano autorevole ed energico, esprimendo tutta la sua capacità interpretativa nell’invettiva ” Fiera morte…” risolta sulla linea del bel canto. Al suo fianco, la Gulnara di Roberta Mantegna, giovane soprano che si sta inserendo in questo repertorio del “primo verdi”; a Gennaio è stata Amalia nei “Masnadieri”, allestiti al Teatro dell’Opera di Roma, ruolo che richiede una vocalità sopranile lirica molto impostata sull’ agilità, diversa da quella prevista per il personaggio femminile nel Corsaro. Qui ha saputo mostrare voce possente da lirico spinto (del resto la parte era stata scritta per la stessa cantante che sostenne Lady Macbeth e che Verdi, per Gulnara, richiese una precisa linea di canto che per la scena del terzo atto raccomandandole, all’interprete di allora, di ricordarsi le mezze voci del Macbeth), dotata di una buona escursione vocale che le ha permesso di risolvere le agilità del personaggio della schiava senza alcun sforzo, voce rotonda con un buon fraseggio elegante, si potrebbe dire voce d’altri tempi: da seguire con attenzione.

Ma se tutto Il Corsaro è un tripudio di passioni furenti e slanci eroici, in esso troviamo anche dei momenti di passione d’amore che Verdi affida alla sfortunata Medora, qui interpretata da Serena Gamberoni. La regia ce la presenta fin dall’inizio del preludio come fugace apparizione con una lampada in mano. Fantasma? Compare solo in due momenti all’inizio per poi riapparire e morire nel III atto: a lei è affidata “Non so le tetre immagini” nel primo atto, un’aria rarefatta e ricca d’inquietudine, sostenuta dall’accompagnamento dell’arpa, sempre considerata come un’aria a se stante nella struttura dell’opera. Qui la Gamberoni ha saputo delineare sia vocalmente, da soprano lirico che sta provando altri ruoli che possano indirizzarla ad un repertorio nuovo, che attoriale, un personaggio patetico e malinconico, con una malinconia che rasenta la depressione quasi a preludio all’esito suo finale di rassegnazione e morte nel III atto

Corretto anche il resto del cast con le fugaci apparizioni del Selimo di Matteo Mezzaro, il possente Giovanni di Cristian Saitta, e uno Schiavo/Eunuco di Raffaele Feo.

Merito del successo è da iscriversi alla prudente e corretta direzione d’orchestra condotta da Matteo Beltrami, bravo a non cadere nell’eccesso di ritmica che incombe in una partitura scritta di getto e con malavoglia e a sottolineare i momenti più lirici, tenendo sempre in mano la corretta esecuzione dei tempi. E tra gli artefici del successo è doveroso segnalare il coro del teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati, parte attiva dell’azione scenica.

Successo e acclamazioni da parte del pubblico, da condividersi con chi ha in capo queste scelte.

Federica Fanizza
(4 maggio 2018)

La locandina

Direttore Matteo Beltrami
Regia Lamberto Puggelli
ripresa da Grazia Pulvirenti
Scene Marco Capuana
Costumi Vera Marzot
Luci Andrea Borelli
Personaggi e interpreti:
Corrado Ivan Ayrón Rivas
Medora Serena Gamberoni
Seid Simone Piazzola
Gulnara Roberta Mantegna
Selimo Matteo Mezzaro
Giovanni Cristian Saitta
Un Eunuco/Uno Schiavo Raffaele Feo
Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del Coro Corrado Casati

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.