Vicenza: il torto di Mozart sanato dalle cadenze di Sollima

A chi gli chiedeva se non rimpiangesse il fatto che Mozart abbia scritto solo cinque Concerti per violino e nessuno negli anni della grande maturità, uno storico interprete novecentesco come Szymon Goldberg (1909-1993) rispondeva che semmai era dispiaciuto per i violoncellisti, visto che il salisburghese non ha mai composto un Concerto per il loro strumento. La situazione non è cambiata: un paio di apocrifi per violino e orchestra sono stati rapidamente smascherati, e soprattutto non sono saltati fuori sconosciuti brani per violoncello e orchestra. Ma almeno oggi si può raccontare che un violoncellista ha “messo le mani” sui Concerti per violino di Mozart. E aggiungere che il risultato è stato di assoluto interesse e di grande fascino.

L’operazione deriva da una commissione delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza: la violinista Sonig Tchakerian ha avuto una pensata intrigante, in linea del resto con la qualità dei programmi cameristici di cui è responsabile e ha chiesto al suo vecchio amico Giovanni Sollima di scrivere una serie di nuove cadenze per i Concerti mozartiani. Il tutto è diventato “Effetto Mozart”: esecuzione integrale dei Concerti per violino in due serate, distribuite in due edizioni successive del festival.

L’altra sera, se ne è avuto il secondo e ultimo capitolo in un Olimpico affollatissimo e plaudente. E si è capito che il titolo del progetto ha molteplici suggestioni, è fervidamente ambiguo e perfino anfibio, se così si può dire. L’effetto di cui si parla, infatti, riguarda ovviamente il pubblico degli ascoltatori nel suo insieme, grazie alla straordinaria ricchezza creativa dell’invenzione mozartiana, alla sua dolcezza e alla sua profondità non meno che alla sua non resistibile brillantezza. Ma riguarda anche il sofisticato rapporto che l’autore delle cadenze ha con tutta evidenza saputo costruire con l’autore: mostrando chiaramente di essere sempre partito dalla musica originale, eppure creando a sua volta un effetto nuovo, quasi di “amplificazione” non solo e non tanto di temi e ritmi (come avviene di norma nelle cadenze) ma anche in un senso creativo più largo. Inclusivo ed esplicativo. Moderno, ma capace di guardare all’antico rivelando assonanze e sintonie espressive misteriose e insieme lampanti.

Sollima è compositore capace come pochi di lanciare ponti musicali in molteplici direzioni – dal passato al presente, ma anche fra terre lontane e fra linguaggi sonori differenti – e benissimo lo si è colto nella serata di sabato, quella che completava il progetto. Il programma proponeva infatti il primo e l’ultimo dei Concerti per violino, K. 207 e K. 219, intervallati dall’esecuzione dell’Adagio K. 261 per violino e orchestra, brano alternativo per il movimento lento dello stesso K. 219 scritto da Mozart ad uso del violinista della corte salisburghese, Antonio Brunetti. E dunque, il Concerto più antico (primavera 1773) e anche il più fresco di reminiscenze del contatto con la scuola italiana del violino, conosciuta durante i tre viaggi nella penisola da poco conclusi; e il Concerto più personale e affascinante, l’ultimo (20 dicembre 1775), quello che più di tutti piega la forma alle esigenze espressive dell’autore (basti pensare alla configurazione del primo movimento). Ma anche quello che offre intatti all’ascolto la vivacità e il gusto inventivo del compositore, che nel conclusivo Rondò celebra da par suo la moda delle “turcherie” musicali.

Se in K. 207 Sollima con le sue cadenze sembra alludere alla tradizione vivaldiana, negli aspetti ritmici, ma poi mescola le carte con armonie divaganti quanto suadenti, chiamando anche l’insieme orchestrale a dare il suo apporto, in K. 219 lascia briglia sciolta all’invenzione. L’ingenua Turchia musicale di Mozart (che in realtà era semmai l’Ungheria) diventa un Oriente più ampio e speziato. Ed è magistrale l’anticipazione del famoso tema al centro del Rondò grazie a una delle “fermate” che normalmente consentono piccolo interventi improvvisatori: si ha così la versione di Sollima a precedere quella di Mozart in un gioco di citazioni, allusioni, allargamenti che regala musica di plastica ricchezza.

Come l’anno scorso affiancata Orchestra di Padova del Veneto, Sonig Tchakerian ha risolto il ruolo solistico con soave equilibrio fra gli abbandoni lirici dei movimenti lenti e la nitida brillantezza di quelli svelti, sempre cesellando un suono elegante, spesso commovente nella rivelazione della sua poetica interiorità, accattivante nella precisione dei passaggi più virtuosistici. La compagine strumentale l’ha affiancata con accorta musicalità e ricchezza di suono in stile classico senza esasperazioni filologiche, impeccabile anche negli interventi che le affida Sollima.

Pubblico avvinto, applausi interminabili e bis tradizionale armeno per l’archetto di Sonig Tchakerian.

Cesare Galla
(16 giugno 2018)

La locandina

Violino solista e concertatore Sonig Tchakerian​ ​
Orchestra di Padova e del Veneto
Cadenze di ​Giovanni Sollima
Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto KV 207 in si b
Adagio KV 261 in mi
Concerto KV 219 in la

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.