Padova: un barbiere tra cupidigia e arroganza all’ombra della Specola

Il cortile del Castello Carrarese accoglie il primo appuntamento della Stagione Lirica di Padova 2018. Il nuovo allestimento proposto per “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, in coproduzione con Bassano Opera Festival, è affidato al giovane regista varesino Yamal das Irmich.

Concentrandosi sull’approfondire il concetto sociologico che porta i personaggi a incontrarsi e scontrarsi in un susseguirsi di vicende al limite del macchiettistico, il regista predilige un approccio simbolico alla narrazione della vicenda. Il palco è idealmente suddiviso tra cupidigia, rappresentata da una imponente cassaforte che occupa la metà sinistra del palco, e la tracotanza, incarnata dal negozio del barbiere figaro in posizione soprelevata a dominare personaggi e vicende sulla destra. È il denaro unito alla furbizia il motore intrinseco alla vicenda.

La ricca Rosina è prigioniera del caveau di Don Bartolo che la vuole solo per sé, il conte d’Almaviva con l’aiuto del tessitore di trame Figaro, tenta di strappare la giovane dalle grinfie del vecchio tutore. Si passerà da un primo goffo approccio con serenata e striscioni da stadio, a tentativi sempre più articolati tra travestimenti e false identità, per spogliare Rosina e il conte da ogni costrutto lasciandoli liberi di vivere il loro Amore. Con l’epilogo Figaro perde il controllo sulle proprie marionette. I fili intrecciati dalle sue cospirazioni più o meno goliardiche si spezzano, e i personaggi sono liberi di diffondere simbolicamente l’amore al pubblico durante la moraletta finale.

L’interpretazione personale data alla vicenda, seppur condivisibile, non convince a pieno nella realizzazione forse a causa di una superficiale trasposizione delle maschere ottocentesche in figure contemporanee, che ha lasciato i personaggi privi di profondità nelle attitudini e nelle movenze.

Scene e costumi realizzati da Matteo Paoletti Franzato non definiscono temporalmente lo svolgimento della vicenda, adagiandola in una contemporaneità onirica indefinita. Seppur d’impatto e ben realizzati, come l’abito di banconote indossato da Rosina, i costumi non sembrano adattarsi al meglio alla cornice scelta per lo svolgimento della rappresentazione, finendo per smorzarne l’effetto scenico; complice anche il discutibile disegno luci che, pur accecando in più occasioni il pubblico, lascia spesso i protagonisti nell’ombra.

Non aiuta la direzione di Nicola Simoni che, caratterizzata da una lettura del tutto personale, priva della spensieratezza un’Opera buffa. Le evidenti e continue scollature tra buca e palco e la poca dimestichezza con le agogiche completano il cerchio.

Colpisce per corposità di timbro il Don Basilio di Gabriele Sagona, sciolto nelle agilità e completamente a suo agio sul palcoscenico, come del resto il mai eccessivo Don Bartolo di Giovanni Romeo.

Seppur con qualche sbavatura nel fraseggio, convince il Conte d’Almaviva di Pietro Adaini. La sua esecuzione vocale denota una profonda comprensione della partitura coadiuvata dalla pertinente presenza scenica.

Buona la linea di canto della Rosina di Alessia Nadin. Voce limpida e ricca in colore, sufficientemente agile nel fraseggio, dipinge credibilmente una ragazza indipendente dei nostri giorni.

Il Figaro arrogante di Massimo Cavalletti persuade pienamente per quanto riguarda la sua presenza scenica, anche se non possiamo dire lo stesso nel comparto vocale. Pur dotato di un timbro piacevole e di una buona intonazione, risulta in più occasioni rinunciatario nelle intenzioni non sempre riuscendo a risolvere pienamente le difficoltà in partitura.

Un’Orchestra di Padova e del Veneto in difficoltà, ha saputo comunque rimanere compatta nonostante le circostanze avverse. Il Coro Lirico Veneto molto impegnato nelle interazioni sul e fuori dal palco, ha dato buona prova di intraprendenza.

Completano il cast la prorompente Berta di Giovanna Donadini completamente a suo agio nel ruolo di domestica Femme-Fatale, e il corretto Fiorello di Carlo Checchi.

Il pubblico si accomiata con tiepidi applausi per tutti in una calda serata d’agosto.

Matteo Pozzato
(2 agosto 2018)

La locandina

Direttore Nicola Simoni
Regia Yamal das Irmich
Scene e costumi Matteo Paoletti Franzato
Personaggi e interpreti:
Rosina Alessia Nadin
Figaro Massimo Cavalletti
Il Conte d’Almaviva Pietro Adaini
Don Basilio Gabriele Sagona
Don Bartolo Giovanni Romeo
Berta Giovanna Donadini
Fiorello Carlo Checchi
Coro Lirico Veneto
Maestro del Coro Stefano Lovato
Orchestra di Padova e del Veneto

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