Verona: la Youth Orchestra of Bahia e Martha Argerich ricongiungono Nord e Sud del Mondo

In qualche momento, sembra che un vento impetuoso soffi sul palcoscenico. I contrabbassi ondeggiano, le file dei fiati si piegano ritmicamente, i percussionisti, in alto, sembrano quasi faticare a restare in piedi. Gli archi, a un certo punto, cercano protezione dietro ai loro leggii. È qualcosa di più, e di diverso, della frenesia cinetica che talvolta anima le big band del jazz. E del resto, la musica suonata dai ragazzi dell’Orchestra Giovanile di Bahia è molto diversa dal jazz, anche se non manca una vena improvvisatoria tanto più ragguardevole se si considera che sul palco del teatro Filarmonico si stringono un centinaio (o poco meno) di strumentisti. Si parla di autori considerati dei classici del Novecento come Leonard Bernstein – nato giusto cent’anni fa – in questo caso rappresentato dall’Ouverture di West Side Story; oppure di significativi esponenti “regionali” come l’argentino Alberto Ginastera (1916-1983), il brasiliano Wellington Gomes, 58 anni, che è un figlio della regione di Bahia come i ragazzi protagonisti del secondo concerto del Settembre dell’Accademia. O il messicano Alberto Márquez, che di anni ne ha 68, essendo nato esattamente alla metà del secolo scorso. Per non parlare di George Gershwin, l’artista che voleva essere un classico a tutti i costi e viaggiava per l’Europa chiedendo ai grandi compositori che gli spiegassero come, sempre trovando che nessuno riteneva di avere nulla da insegnargli.

Il vento di queste composizioni non spira da Occidente, e nemmeno dal Nord. Se è vero quello che sostiene, nel suo ultimo libro, il musicologo Federico Capitoni, e cioè che la musica del Novecento è una questione “boreale”, cioè riguarda il mondo che sta a nord dell’Equatore, qui ci si è trovati in una sorta di terra di nessuno. Luogo accogliente come pochi, peraltro: queste musiche smuovono il senso del ritmo di chiunque, hanno colori che a un certo punto inebriano come fossero profumi e creano da soli le forme che magari sono trascurate in nome della più pura espressività. Senza contare che esiste un risvolto “etnico” che in molti casi va oltre la banale finalità “turistica”, come dimostra ad esempio Marquez nei suoi Danzones (è stato proposto il secondo) o Ginastera, con la suite dal balletto Estancia, che fu peraltro coreografato da Balanchine. Anello di congiunzione fra il Sud e il Nord del mondo creativo.

Questa era la seconda metà del concerto dei ragazzi di Bahia. Ed è apparso sempre più chiaro, mentre si correva verso il gran finale, che questi giovani – “arruolati” grazie al celebrato “Sistema” nato in Venezuela ed esportato in Brasile per le cure del direttore Ricardo Castro – esprimevano nei confronti di queste composizioni una brillante sintonia, una naturalezza di approccio che rendeva tutto molto chiaro e progressivamente sempre più coinvolgente, visto che il loro “fare musica” si trasformava sotto gli occhi del pubblico che affollava il Filarmonico in un vero e proprio “agire musica”.

Il che ha reso naturale e inevitabile la corposa serie dei bis tutti brasileiri, con il celeberrimo Aquarela do Brasil  di Barroso reso occasione di gare virtuosistiche fra sezioni in variazione-improvvisazione continua. Analogo tripudio timbrico e ritmico si è colto nel Tico-tico, irresistibile meccanismo ritmico-melodico creato nel 1917. Forse il pezzo più arrangiato del mondo e nella storia, ma certo la versione sinfonica della Giovanile di Bahia è apparsa notevole a tutti coloro che affollavano il Filarmonico. E bene lo testimonia l’ovazione che l’ha accolto.

La prima parte della serata era invece a pieno titolo boreale, occidentale. E anche molto romantica. Apertura con il magniloquente Preludio dai wagneriani Maestri cantori, quindi spazio al più popolare Concerto per pianoforte dell’Ottocento, quello di Schumann. Occasione peraltro di ascoltare la versione di Martha Argerich, la straordinaria pianista argentina che ormai da tempo riserva molte energie artistiche al lavoro con i giovani e dunque non per caso si può trovare impegnata con una formazione come la Giovanile di Bahia. La carriera di questa pianista è ormai sessantennale, senza flessioni, senza interruzioni. Una vita nella musica ai massimi livelli. L’energia interpretativa della Argerich è intatta, arde con un fuoco interiore che si è colto al celebre attacco del primo movimento, quando, dopo un accordo a tutta orchestra, il pianoforte si lancia in una perorazione drammatica per subito tacere e lasciare spazio all’introduzione del “tutti”. Controllo tecnico ancora impeccabile, sottigliezza nelle scelte di colore, varietà e ricchezza del fraseggio, costellato di particolari rivelatori nelle dinamiche, nei tempi e nella loro sottile mutevolezza: con Martha Argerich, il Concerto di Schumann ribolle di forza espressiva eppure ha una chiarezza quasi classica, che si deliba specialmente nell’Intermezzo e nel finale. Una razionale intensità, si direbbe, che corrisponde alla straripante personalità artistica di questa interprete profonda e appassionata, coinvolgente come pochi nel mondo concertistico di oggi. I ragazzi di Bahia si sono impegnati – guidati dal gesto chiaro e non casualmente “didattico” di Castro – ma sono apparsi piuttosto acerbi, per certi aspetti quasi timorosi, nella qualità del suono e nell’equilibrio dell’insieme, ben più di quanto non abbiano dimostrato nella trascinante seconda parte della serata. Richiamata più volte a proscenio, Martha Argerich ha concesso un bis inedito e originale: insieme a Ricardo Castro (anche pianista di qualità: nel suo “palmarès” c’è anche la vittoria al concorso di Leeds 1993) ha ricreato le delicate, sognanti atmosfere del “Giardino fatato”, l’ultimo pezzo di Ma mère l’oye di Ravel nell’originale versione per pianoforte a quattro mani.

Cesare Galla
(12 settembre 2018)

La locandina

YOUTH ORCHESTRA OF BAHIA
Direttore Ricardo Castro
Pianoforte Martha Argerich
Programma:
Richard Wagner
Die Meistersinger von Nürnberg (Preludio Atto I)
Robert Schumann
Concerto per pianoforte e orchestra in la minore Op. 54
Leonard Bernstein
West Side Story (Ouverture)
Alberto Ginastera
Estancia (Suite)
Wellington Gomes
Sonhos Percutidos
George Gershwin
Cuban Overture (Rumba)
Arturo Márquez
Danzon n. 2

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