Tours: Rinaldo Alessandrini, Bach a passo di danza

Un omaggio è tale solo se chi lo rende non imita il destinatario, ma, al contrario, facendone proprio il messaggio lo rielabora in modo che esso divenga a sua volta altro pur senza tradire la natura del modello d’ispirazione.

Bach, nelle quattro ouvertures fa esattamente questo: lo stile francese è perfettamente presente eppure percorre vie del tutto inaspettate, facendo sì che la “francesità” risulti in certa maniera ancora più pregnante, tanto che fra tutte le danze che si susseguono nei quattro impaginati manca l’allemanda, quasi a voler far dimenticare qualsiasi alea di germanismo; del tutto francese è invece l’organico, con l’inserimento prepotente di trombe e timpani cari a Versailles.
La danza, elemento pregnante delle ouvertures, dilaga in un flusso narrativo continuo, che a tratti pare inarrestabile, si potrebbe azzardare a dire dionisiaco se tutto non fosse comunque solidamente incardinato su un impianto armonico di profonda e ispiratissima razionalità.

Rinaldo Alessandrini, che dirige al cembalo il suo Concerto Italiano, coglie con acume sopraffino il senso intimo dei quattro impaginati, che trovano piena significanza esclusivamente se eseguite insieme, come una composizione unica, e li tramuta in una vera celebrazione della danza, rendendole luminose all’ascolto del pubblico dell’Opéra di Tours nella serata inserita nell’ambito dei Concerts d’Automne.
Si avverte fin dall’inizio un’urgenza di ritmo nella concertazione di Alessandrini, la necessità di dare forma ad un suono che divenga tangibile e coinvolgente pur rimanendo in una dimensione di cristallina astrattezza; una sorta di meditazione in movimento sostenuta da un basso continuo fleurissant.
Interessante la scelta di eseguire le quattro ouvertures nell’alternanza BWV 1066 – BWV 1068 – BWV 1067 – BWV 1069, un chiasmo che crea una concatenazione intima fra di loro e rende immediatamente comprensibile la loro più intima natura. Ne consegue una lettura di grande limpidezza e al contempo densa di contenuto; le dinamiche guizzanti si coniugano con una ricerca di agogiche sempre capaci di stupire. Lo staccato prevale sul legato e il suono riluce della sua stessa verità.

I  τόποι ­­­– tòpoi ­– più celebri, e spesso abusati, ovvero l’Air della BWV 1068  e la Badinerie della BWV 1067, sono qui deprivati di ogni piaggeria “romantica” e, spogliati da insopportabili melasse, rifulgono della loro compostezza formale ma soprattutto dell’invenzione musicale che le caratterizza.

Non si possono non citare, nonostante siano tutti davvero molto, ma molto, bravi, Laura Pontecorvo, che al flauto traversiere offre una prova maiuscola nella BWV 1067, Boris Begelman, che si conferma violinista sublime ascolto dopo ascolto, Alessandro Nasello, meraviglioso fagotto e Ludovico Minasi, il cui archetto corre sulle corde del violoncello come una spola sul telaio a tessere un arazzo di suono.

Un concerto di quelli da cio si esce più ricchi, e con noi il pubblico che ha lungamente applaudito.

Alessandro Cammarano
(26 ottobre 2018)

La locandina

Concerto Italiano
Rinaldo Alessandrini Direttore
Programma
Joahnn Sebastan Bach Ouverture in in do maggiore BWV 1066
Ouverture in re maggiore BWV 1068
Ouverture in si minore BWV 1067
Ouverture in re maggiore BWV 1069

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