Novara: Mosè in Egitto; le virtù della “provincia”
Le difficoltà che attanagliano la produzione lirica italiana sembrano sfiorare solo in minima parte l’attività operistica della provincia italiana che, pur adeguandosi alle contingenze economiche, riesce, con un occhio al risparmio e uno al lavoro sulle giovani voci, a sorprendere per scelte di titoli che non rientrano nel repertorio consolidato. E così che, da una collaborazione molto ampia che comprende i teatri di Pisa, Novara, Bolzano e Metz, per celebrare il 150 anniversario della morte di Gioachino Rossini, nasce questa produzione del Mosè in Egitto del compositore pesarese che, partita in questo stesso mese di novembre a Pisa, è approdata al Teatro Coccia di Novara con le rappresentazioni del 16 e 18 novembre 2018, (nel 2020 a Bolzano).
Prodotto confezionato in modo semplice, con la collaborazione per le scene di una ditta di riciclo di solidi urbani, utile messaggio affinché nulla vada sprecato e tutto si può riutilizzare: basta avere idee.
Titolo ambizioso il Mosè in Egitto, anche per la storia alquanto complessa della messa in opera per le continue revisioni di Rossini stesso, che andò in scena la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 5 marzo 1818, con una compagnia di canto che presentava tre fra i più grandi cantanti dell’epoca: Isabella Colbran nella parte di Elcia, Andrea Nozzari in quella di Osiride, e Michele Benedetti in quella di Mosè. Quasi esattamente un anno più tardi, il 7 marzo 1819, Rossini la ripresentò davanti allo stesso pubblico, con due cambiamenti: il taglio dell’aria di Amaltea “La pace mia smarrita”, nel secondo atto e la revisione completa del terzo. Con la sua nuova conclusione, che comprendeva la preghiera “Dal tuo stellato soglio”, destinata a divenire una delle più popolari composizioni di Rossini, il lavoro venne rappresentato nei teatri di tutt’Europa. Nel 1827 Rossini rielaborò nuovamente in modo significativo l’intera opera; con il titolo Moïse et Pharaon ou Le passage de la Mer Rouge (presto divenuto noto semplicemente con il titolo più breve di Moisè), e venne rappresentato con grande successo il 26 marzo 1827 all’Opéra di Parigi. Rifatto in italiano ritornò sulle scene patrie con titoli e sottotitoli diversi limitati al solo nome del protagonista e con la precisazione “melodramma sacro”. Presto però il Mosè in Egitto venne dimenticato, e solo il Moïse continuò a venire rappresentato, finendo per essere una delle poche opere serie rossiniane a non sparire mai completamente dal repertorio, grazie anche al coro finale “Dal tuo stellato soglio” intonato da Mosè all’atto di oltrepassare il mar Rosso.
Succede che si veda la versione in italiano della rielaborazione francese che risulta più strutturata e musicalmente più impostata rispetto all’edizione del 1818.
Possiamo dire di aver assistito ad uno spettacolo dignitoso dal punto di vista della messa in scena e di buona qualità per la resa musicale, con un cast essenzialmente giovane e alcune certezze. Impianto scenico fisso, composto da parallelepipedi di tela e gesso, da cui escono cordami di varia natura, costituito da una pedana con passaggi a gradoni laterali (di Yosè Yaque con Valentina Bressan, che firmano anche i costumi) segnato da un essenziale gioco di luci di Michele Della Mea; la regia di Lorenzo Maria Mucci tratta con rispetto la materia del libretto e non si spinge oltre l’ordinaria gestione delle entrate e uscite dei personaggi e delle masse corali.
Certamente alcune situazioni potevano essere ritenute anche banali, ma alla fine il tutto era gestito con semplicità e linearità, compresa anche il momento del passaggio delle acque realizzato da una rete da pesca che si abbassa nel momento cruciale della spartizione delle acque per poi ergersi e avviluppare gli inseguitori egizi e solo alla fine, un intervento di videoproiezione con la raffigurazione del mare che protegge la fuga degli Ebrei dall’Egitto.
Buona la resa musicale, con l’Orchestra della Toscana diretta da Francesco Pasqualetti che con sobrietà ha gestito gli equilibri sonori tra buca e palcoscenico in uno spazio teatrale che non aiuta le voci ad espandersi verso la platea.
Nella giovane compagnia di canto si distinguono l’ ottimo Osiride di Ruzil Gatin, dotato di bel timbro e Alessandro Abis – il Faraone– basso-baritono, dalle agilità salde e padrone di un ottimo fraseggio.
Annunciato come indisposto ma ugualmente in scena, il basso Federico Sacchi – Mosè – chiaramente in difficoltà di intonazione ha comunque portato a compimento la sua prova senza sbandamenti, riuscendo anche a dimostrare di possedere mezzi vocali consistenti e volume nel momento dell’atteso canto “Dal tuo stellato soglio”.
Tra le donne il soprano Silvia Dalla Benetta, Almantea, pur in un ruolo vocale che è stato soggetto a tagli e ridimensionamenti da Rossini stesso, ha dato espressione a quel tipo di vocalità fatta di ampia estensione, riuscendo e imporsi nei fraseggi e in quelle parti più aspramente acute senza perdere il senso della morbidezza della linea di canto.
Gli ha fatto da degna compagna l’altra figura femminile, Elcia, che tra l’altro nell’economia dell’opera è quella che ha subito più riscritture e inserimenti e conta più numeri musicali, resa dal mezzosoprano Natalia Gavrilan: dopo un inizio sottotono specie nel fraseggio, si è ampiamente rifatta riuscendo a definire una linea di canto fondata su agilità rese con precisione, dinamiche espressive riuscendo in tutta sicurezza nella scena del lamento per la morte dell’amato Osiride.
Si distinguono nei ruoli comprimariali Matteo Roma (Aronne) e Ilaria Ribezzi (Amenofi) efficaci e sicuri nei rispettivi interventi, il Mambre, ben disegnato, del tenore Marco Mustaro. Bene il Coro Ars Lyrica diretto da Marco Bargagna.
Teatro non affollato, con spazi vuoti ma ciò non ha distolto il pubblico a salutare con calore gli artefici della produzione e a richiamarli più volte alla ribalta.
Federica Fanizza
(16 novembre 2018)
La locandina
Direttore | Francesco Pasqualetti |
Regia | Lorenzo Maria Mucci |
Scene e Costumi | Josè Yaque con Valentina Bressan |
realizzati da | Officina Scart@ di Waste Recyling – Gruppo Herambiente |
Luci | Michele Della Mea |
Faraone | Alessandro Abis |
Amaltea | Silvia Dalla Benetta |
Osiride | Ruzil Gatin |
Elcia | Natalia Gavrilan |
Mambre | Marco Mustaro |
Mosè | Federico Sacchi |
Aronne | Matteo Roma |
Amenofi | Ilaria Ribezzi |
Orchestra della Toscana | |
Coro Ars Lyrica Novara |
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