Vicenza: Lotti e Bach per il Natale della Schola San Rocco

La Schola San Rocco raggiunge il traguardo dei 25 anni e l’orgoglio del suo fondatore e direttore, Francesco Erle, è più che giustificato. In occasione del concerto che ha celebrato l’anniversario, il musicista vicentino ha rivendicato il valore dell’impegno culturale e artistico profuso insieme ai suoi in un quarto di secolo dentro alla grande musica di ogni epoca, con base a Vicenza e prospettiva sul mondo.

E lo ha fatto a pieno titolo. La Schola, come dice Erle, fa parte di una gloriosa tradizione, più tipica nei paesi di lingua tedesca che dalle nostre parti, quella delle Società Corali. Gruppi di lavoro nei quali l’elaborazione e lo studio trascendono i concetti di amatorialità e di professionalità, per delineare, grazie a un grande “dispendio di energie, tempo e volontà”, una comprensione profonda dei fatti musicali e una presenza culturale che sono elementi di civiltà autentica.

Al teatro Comunale di Vicenza, per la stagione della Società del Quartetto, il concerto impaginato da Erle con la sua Schola e una affiatata compagine orchestrale di specialisti del repertorio barocco, è stato dunque una serata di festa, un appuntamento natalizio sofisticato e anche un’occasione per avvicinare prospettive storico-musicali niente affatto abituali.

Come dimostra il fatto che il brano iniziale, il Kyrie per la notte di Natale di Antonio Lotti (1706), costituiva una prima esecuzione nei tempi moderni, grazie al lavoro dallo stesso Erle condotto sul manoscritto, conservato oggi alla Biblioteca di Stato di Berlino. Ma più in generale, l’attenzione dedicata nel programma alla figura del veneziano Lotti (ne è stata proposta anche una Messa di Gloria “per soli, coro di palchetto, doppio coro e orchestra”, risalente agli anni fra il 1707 e il 1717) costituiva a suo modo un’eccezione. Perché la musica di Lotti non si può considerare inserita nel repertorio barocco, anche se le sue esecuzioni e le registrazioni non sono poi così rare.

Oggi, probabilmente Francesco Erle è il più appassionato e competente sostenitore dell’arte di questo autore quasi contemporaneo di Sebastian Bach, il sommo Cantor che poi occupava tutta la seconda parte del programma, con la Cantata 64 e il Magnificat in Re maggiore, entrambi composti nel 1723. La sua ricerca è tenace e ampia, senza limiti di genere: appena tre mesi fa, ha diretto per il festival “Vicenza in Lirica” al teatro Olimpico la prima esecuzione in tempi moderni dell’opera Polidoro, rivelazione di quanto questo compositore – una vita passata quasi esclusivamente nell’ambito della musica da chiesa – abbia avuto sia pur brevi ma molto significative esperienze nel campo del teatro per musica. E giustapponendo Lotti e Bach, Erle ha regalato anche un suggestivo confronto di composizioni sacre nate appositamente per luoghi specifici della fede: la Basilica di San Marco per il veneziano, la chiesa di San Tommaso a Lipsia per il tedesco.

Sia nel Kyrie natalizio che nella Messa di Gloria sono evidenti i caposaldi dello stile di Lotti: scrittura sapiente e complessa, che poco concede all’effetto fine a se stesso (ben conosciuto e praticato nel primo Settecento, non solo a Venezia), costituita com’è da un rigoroso quanto profondo intreccio di dottrina e studio.

La polifonia vi domina incontrastata, sorretta non solo dalla tecnica ma anche da una capacità inventiva non priva di suggestioni. Se poi, chiusa la pagina su Lotti della serata e aperta quella su Bach, l’impressione è stata quella di passare dalla musica di un eccellente professionista al regno di un compositore incomparabilmente superiore e diverso, la spiegazione è tutta da cercare nelle caratteristiche dell’arte somma di Sebastian Bach, il quale non è poi così distante dal suo collega veneziano per quanto riguarda dottrina e studio, ma appartiene a un’altra dimensione per le caratteristiche che sono solo sue: l’impetuosa soggettività e libertà di un gesto creativo nel quale quella dottrina e quello studio si fondo e assumono una dimensione comunicativa inaudita, autenticamente universale.

Per dirla in un altro modo: in Lotti, la trama della sapienza compositiva non scompare mai, diventa valore fine a se stesso, a rischio di aridità; in Bach questa trama viene assorbita dalla formidabile qualità dell’invenzione in tutti i suoi aspetti. E ne consegue una duttilità espressiva che rimane sideralmente lontana dalla maniera, lungo la quale invece non di rado finisce per bordeggiare il pur interessante Lotti.

In ogni caso, la serata ha proposto una tale concentrata efficacia esecutiva da offrire la migliore vetrina sia all’uno che all’altro autore. In Lotti, che non esita a scegliere per i suoi soggetti di Fuga tortuosi percorsi cromatici che poi apparterranno al Bach dell’ultimo periodo, la Schola San Rocco si è proposta con rigore e nitidezza, facendo emergere tutta la qualità dei suoi colori dentro alla precisione del dettato, mentre le voci soliste si sono disimpegnate quasi sempre bene (solo in qualche caso si è notata, nella difficile acustica del Comunale, una certa mancanza del giusto peso).

E quanto a Bach, dopo una impeccabile rilettura della Cantata 64, con i suoi timbri strumentali di poetica forza evocativa e le sue tenerezze melodiche, il clou si è avuto nell’interpretazione del Magnificat. Francesco Erle ha condotto questa pagina celeberrima nei domini di una gioia esultante come raramente ci è capitato di ascoltare. Un’evidenza quasi melodrammatica, capace di straordinario coinvolgimento emozionale, esaltato dalla compattezza elegante del coro e dalla perfetta linea stilistica adottata dai solisti, i soprani Giovanna Damian e Federico Fiorio, il contralto Andrea Gavagnin, il tenore Davide Pellizzaro e il basso Fulvio Fulvio Fonzi.

Fraseggio serrato e cangiante, tempi di immediata efficacia espressiva e dinamiche cangianti completano il quadro di questa esecuzione di assoluto rilievo, che ha avvinto il pubblico inducendolo alla fine a una lunga ovazione.

Cesare Galla
(21 dicembre 2018)

La locandina

Schola San Rocco
Direttore Francesco Erle
Soprano Giovanna Damian
Soprano Federico Fiorio
Contralto Andrea Gavagni
Tenore Davide Pellizzaro
Basso Fulvio Fonzi
Programma
Antonio Lotti Kyrie per la notte di Natale 1714 (prima esecuzione in tempi moderni)
Messa a tre cori e orchestra in Mi minore
Johann Sebastian Bach Cantata “Sehet, welch eine Liebe hat uns der Vater erzeiget” BWV 64
Magnificat in Re maggiore BWV 243

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