Claudia Pavone: una giovane eroina verdiana tra forza e sensibilità
Abbiamo intervistato per voi Claudia Pavone, uno dei più promettenti giovani soprani nel panorama lirico italiano. In pochi anni di carriera professionista ha già avuto modo di calcare alcuni fra i più importanti teatri italiani, collaborando fra gli altri con Maestri del calibro di Riccardo Muti. Lo scorso 21 gennaio è stata protagonista, al Teatro Palladium di Roma, di un concerto all’interno della rassegna Prime Donne e tutto incentrato sull’oscurità del mondo notturno.
- Ti avvicini al mondo della musica in giovane età come voce bianca nel coro “Pueri Cantores di Vicenza” diretto dal M° Roberto Fioretto. Questa esperienza ha influenzato la tua visione della musica? E se sì in che modo?
Ho iniziato in età molto giovane, avevo sette anni quando sono entrata a far parte del coro “Pueri Cantores di Vicenza”, affrontavo un repertorio molto impegnativo per una bambina di quell’età, studiavo musica sacra del ‘700.
Il M° Roberto Fioretto era molto severo nell’educazione, rigoroso, esigente, ma allo stesso tempo amorevole e generoso. Devo l’inizio del mio sogno a lui, non avrei mai scoperto di avere questo dono. Mi ha insegnato il rispetto per l’arte, mi ha trasmesso l’amore e la passione per la musica tutta e mi ha dato un metodo di studio, ecco perché e come mi ha influenzato il mio primo insegnate di canto. Mi rendo conto che aver studiato sin da piccola, mi ha agevolato molto nella lettura dello spartito e nell’apprendimento dei ruoli, di sicuro ho molta facilità e velocità nella memorizzazione delle opere rispetto alla media.
- Una formazione di tutto rispetto culminata con la lode al conservatorio “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto, che ti ha lanciato con successo nel professionismo ottenendo già da subito numerosi riconoscimenti in concorsi lirici internazionali. Come consideri il tuo percorso di studio?
Il mio è stato un percorso molto intenso ed impegnativo, dopo la muta vocale, mi sono iscritta al Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza, sotto la guida del soprano Elisabetta Tandura, che ho seguito, causa suo trasferimento, al Conservatorio A. Steffani di Castelfranco Veneto, dove ho conseguito il diploma con lode.
Ricordo ancora i sacrifici per seguire le lezioni, ero iscritta all’Università a Venezia, abitavo a Vicenza e viaggiavo per andare in conservatorio a Castelfranco, una vera pallina da ping pong. Continuo tuttora a studiare con la stessa insegnante privatamente, a Treviso, ebbene sì, ho appena concluso la produzione de La Traviata al Teatro dell’Opera di Roma, starò a casa per 2 settimane, ed ho già prenotato 6 lezioni dalla Maestra, non mi fermo mai. Spesso mi chiedono quale sia il mio segreto per cantare bene, a lungo e non affaticarmi, la risposta è non accontentarsi mai e studiare costantemente, sotto la guida del giusto insegnante (e dire anche qualche “no”).
- Nel 2015 vieni selezionata dal Maestro Muti per lo studio del ruolo di Violetta che hai poi avuto modo di interpretare con successo in diverse occasioni, come anche recentemente al Teatro Costanzi di Roma. Ti senti legata a qualche personaggio (per indole o per vocalità) che hai interpretato in particolare?
Mi sento legata a Violetta Valery perché è stato il mio primo successo sul palcoscenico, ho avuto modo di studiarlo con i grandi del mondo della lirica: il M° Muti e Renata Scotto.
È un personaggio che mi ha dato e continua a darmi grandissime soddisfazioni e che ha permesso di farmi conoscere nei più grandi teatri d’Italia: La Fenice di Venezia, Il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro dell’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli ecc… sono sempre stata affascinata dalla personalità magnetica di Violetta, una donna forte e fragile allo stesso tempo.
Amo i personaggi forti, sono affascinata dalla forza delle regine donizettiane, dalla profondità e sensibilità travolgenti delle eroine verdiane e pucciniane. Il mio primo amore è stato per Mimì, una donna che vive d’amore, di sogni e di chimere, di tutte quelle cose che han nome poesia, io sono così… sono un po’ Mimì, un po’ Violetta.
- Ora una domanda che pongo spesso agli artisti che ho il piacere di intervistare: ti senti più a tuo agio in un allestimento tradizionale o contemporaneo? E quale dei due personalmente preferisci?
Non avrei nulla in contrario negli allestimenti contemporanei, se non fosse che spesso i registi, oggi, vogliano “stupire con effetti speciali”: non mi piace la volgarità, la violenza, il nudo senza senso, la provocazione a sfondo politico..mi sento più a mio agio negli allestimenti tradizionali, perché è come vivere nel sogno, nella magia della musica e del teatro di allora; certo i costumi 700/800eschi non sono confortevolissimi, ma l’opera è un’arte antica e nobile e va rispettata in ogni sfaccettatura, dobbiamo rispettare il lavoro del compositore e del librettista.
- Come ti avvicini allo studio di un nuovo personaggio? Hai delle figure di riferimento o prendi ispirazione diretta dallo spartito?
Quando devo studiare un personaggio, leggo prima il romanzo da cui è tratta l’opera in oggetto, così mi faccio un’idea più completa della trama e del ruolo da interpretare, poi mi piace documentarmi sulla gestazione dell’opera: se il compositore ed il librettista hanno modificato qualcosa per problemi di censura o semplicemente per gusto personale. Successivamente ascolto l’opera eseguita da interpreti e direttori che più mi aggradano o che più mi sembrano fedeli allo spartito, giusto per farmi un’idea completa della scrittura dell’opera ed infine mi faccio aiutare nell’analisi armonica dello spartito, perché ogni nota ha un senso, e questo mi è stato ampiamente confermato dal M° Gatti, col quale ho avuto l’onore di debuttare il ruolo di Gilda al Teatro dell’Opera di Roma. In conclusione, non studio dalle registrazioni per paura di prendere vizi o tradizioni errate, ma dopo una documentazione circa la trama ed il processo di elaborazione dell’opera, mi concentro sullo spartito.
- Raccontaci dei tuoi prossimi progetti in corso a partire dal tuo prossimo debutto come Adina ne L’elisir d’amore Teatro Verdi di Trieste.
Quest’anno sarà ricco di debutti, il prossimo sarà quello di Adina ne L’elisir d’amore al Teatro Verdi di Trieste, sarà una piccola sfida, Adina è un personaggio molto differente rispetto a quelli interpretati finora, non vedo l’ora di cimentarmi in questo ruolo.
A maggio sarò Fiordiligi nel Così fan tutte dell’Opera de Las Palmas, un personaggio estremamente affascinante e che amo moltissimo, il mio primo Mozart, un’altra stimolante esperienza per cui sono scalpitante
Tornerò da giugno ad agosto nei panni di Gilda, al Macerata Opera Festival, sarà come un debutto perché, nonostante abbia già interpretato il ruolo, sarà la mia prima volta all’aperto.
Seguirà, da settembre a novembre, La Traviata prima al San Carlo di Napoli e poi a La Fenice di Venezia e concluderò l’anno con il mio primo amore, la prima opera che ho visto, La Boheme, finalmente vestirò i panni della dolce Mimì al Petruzzelli di Bari
Grazie per il tempo concessoci e in bocca al lupo per i tuoi progetti.
Matteo Pozzato
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