Grafenegg Festival 2017: Beczala-Deutsch, viaggio nel Lied
Grafenegg, 20 agosto 2017
Un Liedermatinée invece di un Liederabend: cambia l’orario, rimane uguale la sostanza.
Una voce ed un pianoforte messi al servizio di poesia in musica in un susseguirsi di slanci che si alternano a intime meditazioni, ironia e passione, gioia e tristezza; la Poesia è la Vita nella sua accezione più alta e cristallina e se a questa si aggiunge la Musica tutto assume un senso ancora più profondo ed in certa maniera si torna alle origini, quando ποίησις e μέλος erano una cosa sola.
Coppia perfetta quella formata da Piotr Beczala e da Helmut Deutsch, cantante raffinato e sensibile l’ uno, pianista fantastico e tra i più acuti conoscitori del repertorio liederistico l’altro; insieme danno vita ad un concerto capace di suscitare emozioni difficilmente descrivibili.
La Dichterliebe op. 48 di Robert Schumann è una montagna da scalare, irta di asperità determinate sia dai testi poetici di Heine, che celano dietro una presunta “semplicità” messaggi ben più profondi se non ermetici, che dalla musica di Schumann, anch’essa permeata da elementi melodici leggeri in superficie ma sostenuti da un impianto armonico e contrappuntistico che in alcuni momenti risulta addirittura sconvolgente.
Beczala e Deutsch mostrano sin dal primo momento di aver ben compreso ed assimilato il messaggio, o meglio i messaggi, della Dichterliebe e li rendono con una tavolozza infinita di accenti e colori, plasmandoli in un continuum narrativo di grande suggestione. Il tocco di Detusch disegna un fraseggio in costante divenire che trova un perfetto contraltare in quello meditativo e appassionato di Beczala, la cui linea di canto cristallina pone nel giusto risalto ogni singola parola.
Dopo l’intervallo, necessario a riprendersi da tanta bellezza, il programma prosegue con un viaggio nella vocalità da camera di ambito slavo.
Non poteva mancare da parte di Beczala un omaggio alla sua terra natale con sette Lieder di Mieczysław Karłowicz, compositore placco di formazione tedesca morto in circostanze tragiche a trentadue anni. Dalle sue composizioni emerge chiaro un senso profonda disillusione nei confronti del mondo, una sorta di spleen che pervade ogni nota. In questa occasione Beczala trova, con la meravigliosa complicità di Deutsch, una cifra narrativa soffusa di malinconia mettendo allo stesso tempo in evidenza il carattere popolare che pervade le liriche.
L’esecuzione perfetta delle Cigánské melodie op. 55 di Antonín Dvořák, rese con una freschezza quasi fanciullesca porta alla conclusione del concerto con quattro Lieder, o se si preferisce Canzoni, di Sergej Rachmaninov tra le quali spiccavano l’elegiaca Son (Sogno) e soprattutto Vesenniye vodi (Acque di Primavera), con la quale Beczala e Deutsch si sono congedati dal pubblico con un successo travolgente.
Il trionfo è arrivato con i bis, Mattinata e Ideale, che eseguite senza nessuna indulgenza salottiera hanno dato nuova luce alla romanza da salotto italiana.
Alessandro Cammarano
La locandina
Tenore | Piotr Beczala |
Pianoforte | Helmut Deutsch |
Robert Schumann:
«Dichterliebe» op. 48
Mieczysław Karłowicz:
«Zavód» op. 1/4
«Mów do mnie jeszcze» op. 3/1
«Idzíe na pola » op. 3/3
«Skąd pierwsze gwiadzy na nieble zaświeką» op. 1/2
«Z erotykóv» op. 3/2
«Najpiękneszeje pionski » op. 4
«Pamiętam ciche, jasne, złote» op. 1/5
Antonín Dvořák:
Zigeunermelodien op. 55
Sergej Rachmaninov:
«Son» op. 8/5
«Siren’» op. 21/5
«Ne poy, krasavitsa, pri mne» op. 4/4
«Vesenniye vodi»
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