A Tu per Tu con Giulietta e Romeo: intervista a Raffaella Lupinacci e Leonor Bonilla
Il 13, 15 e 31 luglio il Festival della Valle d’Itria inaugura la sua stagione 2018-2019 con Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj. Gioiello del belcanto del 1825 viene proposto al pubblico nell’edizione critica di Ilaria Narici, con la direzione di Sesto Quatrini, l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
In vista di questo evento abbiamo raggiunto le due protagoniste dello spettacolo, Raffaella Lupinacci e Leonor Bonilla. Scopriamo insieme alla nostra Federica Fanizza i retroscena dello spettacolo e quallche curiosità sulle due cantanti “vittime” della nostra intervista doppia.
La locandina
“Giulietta e Romeo” |
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Dramma in due atti di Felice Romani, Musica di Nicola Vaccaj | |
Palazzo Ducale, Martina Franca | |
13-15-31 luglio 2018 | |
Direttore | Sesto Quatrini |
Regia | Cecilia Ligorio |
Scene | Alessia Colosso |
Costumi | Giuseppe Palella |
Luci | Luciano Novelli |
- Presentatevi al nostro pubblico, NOME e COGNOME.
RAF – Raffaella Lupinacci.
LEO – Leonor Bonilla.
- TIPO DI VOCALITA’
RAF – Mezzosoprano.
LEO – Soprano.
- VI CONOSCEVATE?
RAF – No, “amiche” sui social.
LEO – Avevo sentito parlare di lei ed eravamo amiche su Facebook, ma è la prima volta che ci conosciamo di persona e lavoriamo insieme…e ci siamo trovate molto bene devo dire!
- COME GIUDICATE QUESTA ESPERIENZA AL FESTIVAL DI MARTINA FRANCA?
RAF – Un festival estremamente stimolante nel quale c’è grande rispetto per la musica, per il teatro e per gli artisti, il tutto all’interno di una splendida cornice.
LEO – Per me ritornare in questa città e lavorare ancora in questo festival rappresenta la realizzazione di un desiderio. Mi sono trovata benissimo due anni fa, quando abbiamo fatto Francesca da Rimini di Mercadante, un’esperienza che mi ha segnata molto a livello artistico e personale. Sono felicissima di essere qui, soprattutto con un’opera così bella come Giulietta e Romeo.
- PER RAFFAELLA È LA PRIMA VOLTA PER LEONOR È UNA CONFERMA
RAF – Prima volta, ma mi auguro che ci sarà un seguito! Ho accolto quest’invito con grande gioia. Invitanti il Festival, il titolo e il cast.
LEO – Accettata con tanto entusiasmo. Ho dovuto pure cancellare altri impegni per essere qui, ma mi sento molto onorata di essere stata richiamata.
- COME TI CONFRONTI CON IL “BELCANTO” CODIFICATO STORICAMENTE DA RODOLFO CELLETTI CHE FONDÒ QUESTO FESTIVAL PIÙ DI 40 FA?
RAF – Celletti non c’è più ma qui tutto parla ancora di lui e non solo per l’intitolazione dell’Accademia di Belcanto. Grazie ai suoi studi e alle possibilità che diede a cantanti che sono diventati autentiche stelle, oggi il belcanto significa un repertorio straordinariamente ampio e apprezzato in tutto il mondo. Scoperte, riscoperte e una vocalità specifica che affascina chi la fa e chi l’ascolta.
LEO – A Martina Franca c’è tanto rispetto per il concetto belcantista che Celletti ha lasciato. Questa sua eredità storica rende grande il Festival della Valle d’Itria, dove pure il pubblico è molto purista. Per fortuna la mia voce è belcantista quindi il repertorio in cui mi trovo più comoda è sempre questo. Mi sembra una splendida opportunità interpretare Vaccaj.
- IN QUESTA OPERA CHI SEI?
RAF – Romeo.
LEO – Giulietta.
- COME? SEI UN MASCHIO!
RAF – Sono un mezzosoprano, sono abituata…ti dicono niente Cherubino e Sesto?
- COME STAI NEI PANNI DI ROMEO? E GIULIETTA CHE DICE?
RAF – È un personaggio che mi appassiona molto perché è possibile mettersi in gioco su tanti fronti. Romeo è giovane, innamorato, istintivo, guerriero, energico, coraggioso … è tutto questo e mi auguro di essere all’altezza. Musicalmente è magnifico, fremente. E non mi riferisco solo alla meravigliosa Aria “Ah! Se tu dormi, svegliati”.
LEO – È un ruolo meraviglioso e un personaggio affascinante che tutte sogniamo di fare una volta nella vita. Da Giulietta sto imparando tante cose ed è emozionante essere nei suoi panni in quest’opera. Lei passa dalla tristezza del lutto del fratello all’amore appassionato per Romeo, dalla rabbia e delusione per un matrimonio che non vuole alla pazzia più assoluta. Rendere credibile tutto questo in scena è un compito difficile ma molto soddisfacente.
- MA MI PARE CHE FOSSE USUALE UTILIZZARE VOCE FEMMINILE DA MEZZOSOPRANO PER RUOLI DI INNAMORATO MASCHILE. MENTRE GIULIETTA CONSERVA LA SUA VOCE DA SOPRANO DI FANCIULLA INNAMORATA
RAF – Sì, e gli esempi sono tanti. Su tutti, Mozart e Rossini. Ecco io trovo musicalmente comprensibili le loro scelte. Il travesti di fine Ottocento o quello di Octavian in Der Rosenkavalier hanno tutt’altro significato. Ma, per me, lo stesso irresistibile fascino.
LEO – Questa Giulietta è pensata per una voce di soprano lirico leggero. Invece nella scena finale della morte Vaccaj le dona forse più lirismo. Il quale aiuta a evidenziare la sua angoscia e il dramma. È scritta in modo bellissimo.
- E IN SCENA COME VI COMPORTATE? DA UOMO E DONNA O DA DUE DONNE?
RAF – Il più possibile da uomo, ma senza caricare in atteggiamenti grossolani…uomo con grazia.
LEO – Io da donna ovviamente, ma speriamo di regalare al pubblico l’illusione di essere realmente Romeo e Giulietta. In questo senso la musica sotto la direzione del bravissimo Maestro Quatrini e la regia di Cecilia Ligorio ci sta aiutando molto.
- MA LA STORIA ASSOMIGLIA TANTO AL TANCREDI DI ROSSINI NELLA VERSIONE SERIA FATTA PER FERRARA, ANCHE QUI TANCREDI È UN MEZZOSOPRANO “EN TRAVESTI” CON AMENAIDE PERDUTAMENTE INNAMORATA.
RAF – Sì, Tancredi come Romeo è un ruolo en travesti e io ho avuto la fortuna di debuttare il ruolo di Tancredi proprio con il meraviglioso finale tragico e nel bellissimo Teatro Grande di Brescia.
LEO – Anche qui ci sono due famiglie rivali come i Capuleti e i Montecchi, anche il padre di Amenaide la obbliga a sposarsi con un uomo che non ama come fa Capellio con Giulietta…ci sono tante somiglianze. Per fortuna però Rossini salva Amenaide!
- IL LIBRETTISTA DI QUESTO GIULIETTA E ROMEO DI VACCAJ È FELICE ROMANI SCRITTO NEL 1825 E DOPO 5 ANNI NEL 1830 ADATTA LO STESSO SOGGETTO PER I CAPULETI E I MONTECCHI DI VINCENZO BELLINI CHE HA BEN PUÒ CONSOLIDATA FAMA. E CON LA STESSA TIPOLOGIA DI CANTANTI MEZZOSOPRANO PER ROMEO. MA NON È CHE SI ANNUNCI ANCHE L’OPERA DI BELLINI PER LE VOSTRE CARRIERE. L’AVETE GIÀ IN QUALCHE MODO SPERIMENTATA?
RAF – Romeo di Bellini è un ruolo perfetto per la mia vocalità. Mi auguro di debuttarlo al più presto!
LEO – Ho potuto sperimentare solo la celebre Aria “Oh quante volte”, ma certamente è un’opera che mi piacerebbe tantissimo fare in futuro.
- MA VI PIACE QUESTA OPERA?
RAF – Sì. Musica bellissima resa ulteriormente interessante dalla riscrittura e orchestrazione dei recitativi che il Maestro Quatrini ha fatto in accordo con le esigenze drammaturgiche e stilistiche e con grande attenzione alla filologia dell’epoca e dello stesso Vaccaj e dei compositori coevi. Una vera fortuna poter debuttare un ruolo così impegnativo con un Maestro così entusiasta e attento alle voci.
LEO – Dal primo momento che l’ho ascoltata e ho letto lo spartito mi è sembrato un vero gioiello. Mi sono emozionata veramente con certe pagine, e sono sicura che anche il pubblico verrà coinvolto allo stesso modo perché è una musica meravigliosa e carica di sentimento.
- E QUALE È IL MOMENTO PIÙ TOCCANTE?
RAF – La bravissima Cecilia Ligorio, regista di grande sensibilità, personalità e donna di Teatro con la T maiuscola (e musicista) sta facendo un grande lavoro su ogni singolo personaggio, è riuscita a creare dei momenti di forte impatto emotivo.
LEO – Per me la scena finale della morte di Romeo. Quando l’abbiamo provata la prima volta, non potevamo trattenere le lacrime.
- LO SAPEVATE CHE EBBE MOLTO SUCCESSO ANCHE OLTRECONFINE TANTO CHE FU RAPPRESENTATA A CITTÀ DEL MESSICO NEL 1841 PRIMA CHE IN ALTRI TEATRI EUROPEI?
RAF – Sì, ma poi venne dimenticata. Le riscoperte moderne sono esaltanti anche per le storie che ci raccontano.
LEO – Sapevo che ebbe molto successo i primi cinque anni ma sinceramente ignoravo che fosse stata rappresentata anche in Messico! Peccato che dopo sia stata praticamente dimenticata e sia sparita dai teatri.
- MA CURIOSITÀ LA VERSIONE CHE METTETE IN SCENA È L’ORIGINALE O CON L’AGGIUNTA DEL TERZO ATTO SECONDO LE RICHIESTE DELLA MARIA MALIBRAN PER LA RAPPRESENTAZIONE ALLA SCALA NEL 1835?
RAF – Originale, siamo a Martina Franca! La revisione sull’autografo è di Ilaria Noci e Bruno Gandolfi.
LEO – L’originale, che secondo me è anche più bella.
- LA COMPOSIZIONE DI VACCAJ CADDE NEL DIMENTICATOIO SOPPIANTATA DALLA VERSIONE DI BELLINI. EPPURE PER UN CERTO PERIODO DELLA STORIA DELL’OPERA, UNA PARTE DELL’OPERA SOPRAVVISSE A SÉ STESSA IN MODO PARTICOLARE. FU LA STESSA MALIBRAN CHE FECE SOSTITUIRE IL FINALE DELL’OPERA BELLINIANA I CAPULETI E I MONTECCHI CON IL FINALE DEL GIULIETTA E ROMEO DI VACCAJ A LEI PIÙ CONGENIALE. COSA CAMBIERESTI NELL’OPERA? E CON CHE COSA?
RAF – Ma niente, oggi nessuno ci permetterebbe di cambiare arie o addirittura atti a nostro piacimento. L’opera così com’è, gli autori si rispettano.
LEO – Niente. Bellini è Bellini. Vaccaj è Vaccaj. E la sua opera va ripresa e riportata alla visione originale del compositore. Come stiamo facendo a Martina Franca.
- MA ALLA FINE COME FINISCE? DI QUESTI TEMPI NON SI PUÒ ESSERE SICURI CHE TUTTO FINISCA COME DA TRADIZIONE, CON QUESTI REGISTI.
RAF – Mi dispiace deludervi. Giulietta e Romeo muoiono anche qui. Per fortuna della musica….
LEO – Come muoio non ve lo posso anticipare….
Buona visione e benvenuti al Festival della Valle d’Itria a Martinafranca per Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj.
Federica Fanizza
(13-15 e 31 luglio 2018)
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