Al Mittelfest il Castello del Principe Barbablù

Il Conservatorio Tartini di Trieste porta in scena a Mittelfest Inevitabile, come è denominata l’edizione 2023 della kermesse culturale di Cividale del Friuli, la celebre opera di Béla Bartók Il Castello del Principe Barbablù. L’esecuzione scelta da Mittelfest, è, infatti, quella, prevista dall’autore, in forma di concerto in cui sono in scena un baritono, un mezzosoprano e l’orchestra. Quest’ultima sarà diretta da Vakhtang Gabidzashvili, con Tamaš Kiš nel ruolo del Duca (Mittelfest lo promuove a Principe) Barbablù e Kamilla Karginova in Judit. Il prologo, recitato, è affidato viceversa a un giovane attore/cantante triestino, Giacomo Segulia, ascoltato di recente al Festival dell’Operetta al Teatro Verdi di Trieste.

“Mittelfest nasce nel 1991,” spiega l’attuale Direttore artistico della manifestazione Giacomo Pedini, “in un periodo di rinnovato incontro tra est e ovest, nell’ambito della Pentagonale, che allora coinvolgeva i governi di Italia, Austria, Jugoslavia, Cecoslovacchia e Ungheria, e che negli anni si è estesa a diciannove nazioni”.

La prima edizione del Festival vide la ripartizione della direzione artistica in cinque diverse personalità, di altrettanti Paesi: Giorgio Pressburger, grande figura d’intellettuale che l’edizione 2023 giustamente onora, rappresentava la nativa Ungheria e l’Italia, Paese d’approdo. Da trent’anni Mittelfest è luogo d’incontro tra le diverse lingue e culture dell’area centro europea e balcanica.

Oggi promuove, attraverso il teatro, la musica e la danza, il dialogo tra ventisette Paesi europei: Albania, Austria, Belgio, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Estonia, Germania, Grecia, Italia, Kosovo, Lettonia, Lituania, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia,  Svizzera, Ucraina e Ungheria.

Il Castello del Principe Barbablù sarà eseguito a Cividale proprio in quest’ottica di ponte fra diverse nazioni dell’area centroeuropea, nella fattispecie Italia e Serbia.  La scena, in pratica lo spoglio interno della Chiesa di San Francesco, sarà dominata dalla presenza di un’Orchestra sinfonica cosmopolita composta di quarantacinque giovani musicisti italiani provenienti sia dal Conservatorio Tartini di Trieste, sia dal Bernedetto Marcello di Venezia. A essi si uniranno strumentisti serbi della Faculty of Music – University of Arts di Belgrado e dell’Academy of Arts di Novi Sad. La mise en espace è curata dalla classe di Direzione d’Orchestra del Maestro  Marco Angius a Trieste, i live media sono a cura di Igor Imhoff per l’Accademia Belle Arti di Venezia.

Il Castello del Principe Barbablù è l’opera che segnò una svolta nella carriera di Béla Bartók: rappresentata per la prima volta all’Opera di Budapest nel maggio del 1918, fu diretta, all’epoca dal Maestro italiano Egisto Tango. Il libretto si deve a una figura di primo piano nella cultura ungherese del tempo. Bela Balàzs, che ispirandosi alla famosa favola divulgata da Perrault, tratteggiò un Barbablù condannato a non trovare l’appagamento che cerca, senza dare nulla in cambio: le sue donne sono momenti provvisori della vita, destinati a sparire nel buio lasciandolo nella sua solitudine. A partire quindi da un caposaldo non solo del melodramma ma anche del repertorio sinfonico – fu lo stesso Bartók, infatti, a prevedere la declinazione dell’opera in forma di concerto – nasce la nuova produzione avviata dal Conservatorio Tartini di Trieste, Il castello del Principe Barbablù, al debutto in prima assoluta per il cartellone di Mittelfest 2023 nella serata di martedì venticinque luglio, alle diciannove, nella Chiesa di San Francesco a Cividale del Friuli.

La produzione trova la stretta sinergia delle principali istituzioni di formazione musicale serbe, in altre parole la Facoltà di Musica dell’Università delle Arti di Belgrado e l’Accademia delle Arti di Novi Sad, quale evento di cooperazione culturale Italia – Serbia ai sensi della l.212/2012. Hanno inoltre collaborato il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, la revisione del libretto è quella abitualmente utilizzata, a cura di Eberhard Kloke. Il coordinamento produttivo è del docente del Conservatorio Tartini, Andrea Amendola, d’intesa con il direttore Sandro Torlontano, che spiega: “Siamo lieti di aver rinnovato la collaborazione con le istituzioni musicali serbe, alle quali molti progetti ci legano, anche per il futuro. Debuttare in un Festival di riferimento per la scena musicale centro-europea, qual è Mittelfest, è una chance importante per i giovani artisti italiani e serbi che sono impegnati nella produzione, una vetrina preziosa e insieme una palestra per il futuro degli studi e della carriera”.

Benché nell’opera siano in scena due personaggi a rappresentare il conflitto fra mondo maschile e femminile, metafora per le altre possibili opposizioni, e nonostante ambedue le figure siano caratterizzate da tratti universalmente riconducibili a psicologie in conflitto, il punto nodale dell’intreccio pensato da Bartók non va cercato nei due protagonisti, quanto nel luogo stesso dell’azione. “Il castello è dotato di una propria vita, dentro cui s’iscrive la vicenda rappresentata, che ne ritaglia una limitata porzione di tempo all’interno del fluire perenne di questo luogo” sottolinea il Maestro Angius. L’opera di Bartók sarà in scena, a chiusura della prossima stagione 2023/2024 anche al Teatro Verdi di Trieste in un nuovo allestimento di Henning Brockhaus, e sarà abbinata alla prima rappresentazione assoluta de La porta divisoria di Fiorenzo Carpi su testo di Giorgio Strehler; guarda caso, sarà lo stesso Marco Angius, grande interprete della musica contemporanea, a incaricarsene.

Rino Alessi

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