Andrè Schuen: «Il Conte? È una brutta persona»

Voce di velluto, presenza scenica magnetica, interprete mozartiano di riferimento nel panorama attuale e liederista raffinato Andrè Schuen – ladino di La Val – è attualmente impegnato nella nuova produzione delle Nozze di Figaro al Festival di Salisburgo (qui la recensione) nella quale è un Conte d’Almaviva che il regista Martin Kušejha voluto particolarmente prevaricatore. Lo abbiamo incontrato sulla terrazza dell’Ufficio Stampa del Festival.

  • Partendo La Val, come si arriva a Salisburgo?

La mia famiglia è sempre stata abbastanza musicale: mio papà era il direttore della banda cittadina e suonava molti strumenti. Io e i mie fratelli, fin da piccoli abbiamo cantato musica popolare ladina – il Ladino è la mia lingua madre –, poi ho iniziato gli studi di violoncello.

Nel tempo ho visto che cantare mi piaceva molto e ho cominciato a farlo con alcune band e anche in quartetti di voci maschili, così ho deciso di fare un’audizione al Mozarteum, sono stato ammesso e ho cominciato a studiare canto classico. Così si arriva a Salisburgo.

  • Quanto è importante Mozart nella costruzione della voce?

In generale direi che può essere importante, ma ci sono anche altri compositori che possono avere lo stesso ruolo di Mozart. In ogni caso per me è stato importante, e lo è tutt’ora perché scrive musica che ha bisogno di una tecnica vocale molto solida perché sennò non si arriva alla fine dell’aria e neppure alla fine dell’opera perché ci vuole tutto: ci vogliono gli acuti, le note gravi, le agilità e anche un bel timbro non guasta. Insomma una tecnica globale.

  • Lei è un meraviglioso liederista, ha inciso già Die schöne Müllerin e Schwanengesang per la Deutsche Grammophon: quanto serve cantare il repertorio da camera e soprattutto il Lied?

Per me è essenziale, perché se si fa molta opera si devono eseguire i desideri degli altri e questo a volte mi fa un po’ male perché non è sempre bello. Invece con il Lied posso decidere col pianista “Questo lo facciamo così, quest’altro lo voglio cantare in quest’altro modo” e così quello che si canta è autentico. Giè questo è molto prezioso per me; e poi anche avere la capacità di fare i pianissimi che siano davvero pianissimi, non come quelli dell’opera e poi fare dei colori estremi, che mi piacerebbe fare anche nell’opera … solo che non funziona sempre.
Poche settimane fa ho cantato il mio primo Wolfram nel Tannhäuser a Berlino, ruolo che si può davvero cantare come in un Liederabend.

  • Oltre a Mozart e quali altri compositori sono importanti nel suo repertorio?

Ovviamente Schubert, poi sicuramente Schumann, e poi, continuando nel repertorio liederistico Mahler e Brahms. Poi per me sarebbe davvero importante affrontare un po’ di repertorio italiano, però è difficile perché mi chiedono molto di più il repertorio tedesco e quello mozartiano. Adesso sto parlando con un teatro dove canto abbastanza per vedere di provare qualcosa di italiano, orientandomi sui ruoli “medi” di Verdi, quelli più lirici ma mi piacerebbe molto affrontare Donizetti e Bellini, il Belcanto insomma. Si vedrà …

Nel repertorio tedesco invece c’è un po’ di Strauss, un po’ di Wagner.

  • Ultima domanda. Venendo alla produzione in cui è impegnato qui al Festival: chi è il Conte d’ Almaviva?

(ride) È un uomo abbastanza aggressivo, arrogante, soprattutto in questa produzione, che crede di potersi prendere tutto quello che vuole, decisamente non molto altruista. Non una bella persona, insomma.

Alessandro Cammarano

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