Arena di Verona: Nabucco
L’anno della rinascita Areniana inaugura con un nuovo allestimento per il Nabucco di Giuseppe Verdi, ad opera di Arnaud Bernard. L’opera che debutta nel 1842 a Milano, segna il riscatto personale del compositore dopo il fiasco di Un giorno di regno del ’40. Anche se non propriamente nell’intenzione dell’autore Nabucco è figlia del suo tempo, risultando ai posteri come la più risorgimentale delle opere Verdiane.
La scelta a cartellone sembra quindi più che adatta a rappresentare, su più livelli, la volontà di lottare per riemergere della Fondazione Arena e soprattutto delle sue maestranze.
Bernard probabilmente coglie ciò trasponendo la vicenda a sei anni dalla prima rappresentazione, nel pieno delle “cinque giornate di Milano”. E’ quindi il patriottismo risorgimentale della metà dell’ottocento il protagonista indiscusso di scene e costumi. Uniformi, stendardi, cannoni, cavalli e carrozze tingono di mille tonalità una scena bicromatica grigio-nera che ricorda cenere e tizzoni divorati dalle fiamme.
Nel mezzo del palcoscenico troneggia, austera e decadente, la scena realizzata da Alessandro Camera: la riproduzione fedele della porzione d’angolo della facciata del Teatro alla Scala di Milano. Bombardata, annerita e priva di tetto, trascina il pubblico in un periodo cupo e crudo della storia italiana. A fare da contorno alla struttura adagiate sugli ordini inferiori delle gradinate, si ergono le barricate mobili costruite dai milanesi per combattere l’invasore austriaco. Ad illuminare con discrezione il tutto come ammantate da una algida luna piena, le luci curate da Paolo Mazzon.
La rappresentazione degli eventi si dipana in un elegante alternanza tra ambientazione esterna e interna, trasmettendo dinamicità e pathos allo spettatore che si ritrova in una visione quasi cinematografica, a seguire la vicenda attraverso l’obiettivo di una cinepresa impegnata in un unico piano sequenza. L’ottima esecuzione tecnica del basamento rotante della facciata del Teatro, consente una rotazione rapida e silenziosa della scena, permettendo di utilizzarla come “sipario” durante gli intervalli. Questo escamotage unito alla sapiente movimentazione delle masse assicura “l’effetto WOW” tanto bramato dal pubblico Veronese che, con applausi anche a scena aperta, sembra a più riprese apprezzare.
Ad oliare l’incastro perfetto tra gli ingranaggi di libretto e messa in scena, argute soluzioni di regia: corni da guerra Assiri diventano minacciosi colpi d’artiglieria, il fulmine scagliato a render folle Nabucco si fa carne in un esercito pronto ad attentare alla sua vita e, vero pièce de résistance, “l’opera nell’opera” inscenando sul palco virtuale del ricreato Tempio della musica Milanese un Nabucco in costumi e movenze coeve.
Un esercizio quest’ultimo di fine metateatro in cui la stessa Abigaille, presente in doppia veste sia sul palco che in platea, rimane a specchiarvisi riscoprendo colpe, rimorsi e una sottile compassione per la figurante spinta al gesto estremo del suicidio.
Sicuro in scena nelle movenze e nell’emissione, lo Zaccaria di Rafal Siwek possiede una buona proiezione e abilità nel fraseggio.
Buona la prova del mezzosoprano Anna Malavasi che, con la sua voce piena dal timbro scuro, dipinge una Fenena austera e innamorata di Ismaele interpretato da Mikheil Sheshaberidze che risulta però non sempre convincente a causa della sua emissione dal vago sentore vetroso.
Voce sontuosa e agile è quella della Abigaille di Rebeka Lokar dotata di uno strumento formidabile controllato con precisione quasi chirurgica; il soprano sloveno canta con trasporto presentandoci un personaggio credibile intriso d’invidia ed ira.
Buona anche la prova del Nabucco di Leonardo López linares baritono dalla voce piena e ben portata.
Dal gesto fluido e ricercato Jordi Bernàcer debutta all’Arena riscuotendo un meritato successo. La sua direzione attenta mantiene un continuo invisibile legame tra buca e palco, amalgamando al meglio coro cantanti e orchestrali senza perdere di vista agogiche e dinamiche.
Il Coro alla cura di Vito Lombardi da ottima prova di sé, segue avidamente le indicazioni del direttore rispondendo a sol voce sia nel fraseggio più concitato che nel pianissimo.
Completano il cast il corretto Abdallo di Cristiano Olivieri, la Anna di Madina Karbeli e la buona prestazione di Romano Dal Zovo nei panni del Gran Sacerdote di belo.
Pubblico molto partecipe appagato da un bis del “Va pensiero”. Numerosi applausi per tutto il cast con ovazioni per Lokar e Bernàcer.
Matteo Pozzato
18 agosto 2017
La locandina
Direttore | Jordi Bernàcer |
Regia e costumi | Arnaud Bernard |
Scene | Alessandro Camera |
Lighting designer | Paolo Mazzon |
Personaggi e interpreti: | |
Nabucco | Leonardo López Linares |
Ismaele | Mikheil Sheshaberidze |
Zaccaria | Rafal Siwek |
Abigaille | Rebeka Lokar |
Fenena | Anna Malavasi |
Gran Sacerdote di Belo | Romano Dal Zovo |
Abdallo | Cristiano Olivieri |
Anna | Madina Karbeli |
ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA | |
Maestro del Coro | Vito Lombardi |
Direttore allestimenti scenici | Giuseppe De Filippi Venezia |
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