Asolo – “Dai Canti”, l‘Ensemble L’Arsenale alla ricerca della Voce
Non c’è spazio più bello per fare ed ascoltare musica contemporanea di un luogo antico. Pietre scavate e rese lisce da migliaia di passi, lacerti di affreschi dei quali talora la conoscenza soggetto è solo intuibile, archi e volte che si ripetono uguali solo all’apparenza e diversissime tra loro ad un esame attento.
La Chiesa di San Gottardo (XIII sec.) ad Asolo è uno di questi: austera al primo sguardo si rivela poco a poco come un labirinto nel quale lo sguardo e la mente si perdono, ma al contempo permette una concentrazione assoluta sin dalla prima nota, come se il tempo si cristallizzasse nel fluire della narrazione musicale.
Qui il concerto dell’Ensemble L’Arsenale (Premio Abbiati 2016) nell’ambito degli Incontri Asolani trova la sua ideale collocazione: in chiesa il canto è elemento fondante della liturgia ed è dunque a casa propria anche perché il programma proposto da Filippo Perocco, compositore e direttore oltre che fondatore dell’Ensemble, ha per filo conduttore i “canti”, intesi non solo come espressione vocale tout-court ma soprattutto come scavo del melos in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.
Il soprano Livia Rado, voce multiforme e duttilissima, dà vita ad una serie di esperienze sonore nelle quali la voce diviene canto, parola, sussurro, semplice lemma sonoro.
L’Arsenale fa dal 2005 sperimentazione pura attraverso le composizioni di Perocco e quelle, oramai corpose nella qualità e nel numero, commissionate a compositori esterni senza dimenticare gli altri componenti l’ensemble e lo fa con una passione che risulta palpabile e coinvolgente.
Dal suo Catalogo di detriti e macerie (2016) Filippo Perocco propone cinque lacerti sonori nei quali la voce, ripetendo ossessivamente una singola frase, si fa strumento fra gli strumenti in un contesto di sonorità “sporche” che sono fra le cifre caratteristiche delle composizioni di Perocco. Ci sono piaciuti particolarmente loop 1, È una musica ma non suona e loop 2, Il mare è tutto nero, con il pianoforte preparato di Roberto Durante a fare da beatbox sostenendo un florido tessuto strumentale affidato al sax di Ilario Morciano, alla fisarmonica di Igor Zobin e alle chitarre di Lorenzo Tomio, tutti incredibilmente bravi.
In Andarin (2014) di Alexandre Lunsqui troviamo un costante richiamo alla tradizione popolare brasiliana rielaborato in un discorso timbrico di straniante fascino con la fisarmonica a duettare con la voce.
Colpisce per la sua cristallizzata cerebralità Rizoma I (2016), nel quale Stefano Pierini scava nell’irraggiungibilità dei principi che fondano la filosofia greca arcaica. Qui è il Fuoco che resta visibile ma indescritto, sospeso in una dimensione incomprensibile e per questo agognata alla conoscenza.
Splendido (minuzie) in divenire (2011 rev.2015) che Lorenzo Tomio compone a partire da frasi segmentate riprese dai Carmina di Catullo e che divengono qui fondamento ritmico di una composizione di straordinaria forza evocativa basata su dinamiche incalzanti.
Dopo Assetata ancora, buon pezzo di Giuliano Bracci (2015) su due poesie di Jolanda Insana, dove il testo trova perfetta sintonia col canto in un contesto di notevole tensione narrativa, era la volta di I.Andante (2015) dove Silvia Borzelli fonde la parola di Andrea Zanzotto, tratta da Conglomerati, a sonorità che sembrano essersi parcellizzate dopo un’esplosione di cui resta un’eco lontana.
Concludeva la serata, presente l’autore Riccardo Vaglini, lo straziante Due madri (Versione di Treviso, 2017) che in un turbine di disperazione crescente mette a confronto due storie di madri migranti le cui voci fanno da fondamenta alla musica, musica loro stesse. La voce di Maddalena Filoni racconta come nel 1907 emigrò a Pittsburgh con la figlioletta Érrica partendo dalle montagne del pistoiese, mentre quella di Frangi B. narra della sua odissea, vissuta con la figlia nel viaggio dall’Albania a Pistoia. Storie simili solo all’apparenza, perché alla legalità della prima si sostituisce, a meno di cent’anni di distanza, una storia di violenza e ingiustizie. Le due madri vogliono una cosa sola: il meglio per le figlie, la speranza, purtroppo irealizzabile, di un mondo giusto e solidale.
La musica di Vaglini è forte quanto il testo, scava, quasi tormenta l’ascoltatore costringendolo a riflettere, passando da un tonalismo pieno ad un’atonalità disperata e annientante. Bisognerebbe farlo ascoltare nelle scuole.
Il pubblico, concentratissimo, apprezza e applaude lungamente.
Alessandro Cammarano
(Asolo, 15 settembre 2017)
La locandina
Ensemble L’arsenale | |
Filippo Perocco | Direttore |
Livia Rado | Soprano |
Ilario Morciano | Sax |
Igor Zobin | Fisarmonica |
Lorenzo Tomio | Chitarre |
Roberto Durante | Pianoforte |
Musiche di S.Bolzelli, A.Lunsqui, F.Perocco, S.Pierini, L.Tomio, R.Vaglini |
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