Benedetta Saglietti: La Quinta Sinfonia di Beethoven recensita da E.T.A. Hoffmann
«Mozart e Verdi parlano all’uomo, Beethoven parla dell’uomo, si esprime senza nessun edonismo per compiacere l’ascoltatore […]»; cosi Riccardo Muti nell’intervista-dialogo con Benedetta Saglietti – storica della musica di rara sagacia – in apertura di La Quinta Sinfonia di Beethoven recensita da E.T.A. Hoffmann – Nel regno dell’infinito che la Saglietti stessa pubblica per Donzelli Editore nella collana Saggine.
Aggiunge Muti: «Non parla (Beethoven ndr.) del Creatore ma del creato. […] Lui guarda in alto, non alla miseria umana, alla sua solitudine, alla sua disgrazia; a volte può generare un certo smarrimento in un pubblico non preparato.». Meglio non si potrebbe dire.
Con tutta probabilità il pubblico viennese che la sera del 22 dicembre 1808 – nel corso di una lunga Accademia ove si eseguirono, come d’abitudine, impaginati eterogenei – ascoltò per la prima volta la Quinta non era sicuramente pronto alla dirompente novità del suo messaggio, decretandone così l’insuccesso. Pensare è esercizio complesso e riflettere lo è ancor di più.
Provvide E.T.A. Hoffmann – qui nella doppia funzione di acuto critico musicale oltre che di profondo scandagliatore della Natura intesa nella sua più alta accessione del termine – ad illuminare in ogni suo andito più incognito la Quinta, in una recensione apparsa anonima, ma dallo stile riconoscibilissimo, apparsa in due puntate sulla Allgemeine musikalische Zeitung di Lipsia il 4 e l’11 luglio 1809.
I “Racconti fantastici” e i “Racconti notturni” sono di là da venire, eppure Hoffman nella sua disamina della pagina beethoveniana ne rivela tutta l’”alterità”, la sua non riconducibilità a modelli estetici precedenti, il suo porsi in una dimensione al di fuori del tempo e dello spazio così come comunemente intesi.
Più che di una recensione si tratta di un’analisi musicologica che Benedetta Saglietti rende alla lettura traducendola con sottile acribìa, mantenendo intatto il ritmo imposto dall’autore nell’originale tedesco, che affabula senza mai cadere nelle pastoie dell’autocelebrazione.
La Saglietti non si limita comunque alla mera traduzione, curando una vera e propria edizione critica del lavoro di Hoffmann, che viene integrato da un apparato di note ricchissimo e indispensabile alla piena comprensione dei contenuti.
Corposo ma al contempo agile il capitolo che l’autrice dedica alla nascita della Quinta Sinfonia, esaminata nel suo contesto storico-culturale.
Da leggere e rileggere.
Alessandro Cammarano
Benedetta Saglietti
La quinta sinfonia di Beethoven recensita da E.T.A. Hoffmann
Nel regno dell’infinito
Con un dialogo tra l’autrice e Riccardo Muti
Donzelli Editore – Saggine, n. 334
2020, pp. VIII-112
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