Bergamo: Il Locatelli ritrovato

Lunedì 19 dicembre, il Teatro Sociale di Bergamo ha accolto un concerto speciale organizzato dalla Fondazione Polli Stoppani nelle figure di Francesco Gavazzeni e Giovanni Testa, in collaborazione con la Fondazione Teatro Donizetti e i consiglieri Giovanni Tiella e Alessandro Valoti. Il concerto, il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza, per spessore artistico non avrebbe sfigurato nelle iniziative di Brescia e Bergamo Capitali della Cultura. Protagonisti della serata sono stati la violinista tedesca Isabelle Faust e l’orchestra Il Giardino Armonico guidata da Giovanni Antonini, in un approfondimento sul compositore e violinista bergamasco Pietro Antonio Locatelli.

Il nome di Locatelli sarà noto agli appassionati di Barocco o a chi è cresciuto nei corridoi dei Conservatori: sono ben noti i suoi temibili Capricci per violino solo, veri studi di virtuosità e degni predecessori dei Capricci di Niccolò Paganini. Incontrare la sua musica in sala da concerto, però, è ancora piuttosto raro. Ed è un peccato. Per il concerto, Faust, Antonini e il Giardino Armonico hanno proposto una selezione di tre dai Concerti dell’op. 3 “L’arte del violino” e due Concerti grossi (op. 1 n. 11 in Do minore e op. 7 n. 6 in Mi bemolle maggiore “Il pianto d’Arianna”). Un percorso nella produzione di Locatelli che ha permesso ai presenti di apprezzarne la caratteristica stranezza. Scarti armonici, impennate virtuosistiche, momenti di acceso patetismo e un piglio profondamente teatrale, il linguaggio di Locatelli è originalissimo, a tratti persino grezzo, un po’ ruvido ma dritto al punto: da vero bergamasco.

Certo, un repertorio come questo necessita di essere eseguito da interpreti all’altezza. I funambolismi di Locatelli, spingendo spesso il violino nei sovracuti ai limiti dello strumento, sono oggi impressionanti come e forse ancora più di quando furono composti. Per questo è ancora più notevole il lavoro di Faust, che al netto di qualche sbavatura trascurabile è riuscita a tenere in equilibrio lo sfoggio virtuosistico con lo slancio musicale. La violinista, sorretta da un suono compatto e nitido, è riuscita a fraseggiare coerentemente ogni impervia asperità tecnica, mantenendo sempre desto l’orecchio e l’occhio sull’ensemble. Non è un caso che Isabelle Faust sia celebre sia come solista che come camerista: questa sua abilità di essere protagonista ma sempre dentro l’insieme le ha permesso un dialogo costante con Il Giardino Armonico e Antonini, permettendo ai tre concerti solistici di procedere organicamente, senza che l’orchestra divenisse un mero accessorio del solista. Questa tendenza dialogante è stata poi confermata nei due Concerti grossi, in cui Faust, infaticabile, ha partecipato come concertino insieme alle prime parti de Il Giardino Armonico.

Soprattutto questi Concerti grossi sono stati l’occasione di apprezzare appieno la direzione di Antonini. Alle prese con queste strane creature, che espandono il modello corelliano arricchendolo e appesantendolo, Antonini ha potuto dar prova di una direzione fluida, giocata sulla linea, ma capace di grandi contrasti. Ben comprendendo le necessità del repertorio, direttore e orchestra hanno saputo prendersi le giuste libertà per dare slancio dove serviva superare alcune farraginosità, ma senza sacrificare le preziosità di alcune intuizioni timbriche e armoniche. In questi momenti il gesto di Antonini, altrimenti sempre impegnato in una tenuta del ritmo quasi geometrica, ha saputo dilatare e concedere lo spazio giusto al pieno apprezzamento della scrittura locatelliana. Verrebbe quasi da definirla una direzione al contempo ricercata e divulgativa, che indaga sui molti spunti offerti dai Concerti per violino e dai Concerti grossi di Locatelli, ma si preoccupa comunicarne l’effetto con chiarezza. Una direzione che è possibile anche grazie all’ottima prova de Il Giardino Armonico, orchestra dal solido insieme e dal suono omogeneo, che unisce compattezza e leggerezza e a cui mancherebbe solo una maggiore brillantezza per sorreggere ancora meglio gli slanci più appassionati.

Una serata di successo, dunque, turbata solo dai pesanti rintocchi della campana delle 22.00. Questa ha prodotto in realtà un peculiare effetto che con il Grave dal quarto movimento de Il pianto d’Arianna funzionava particolarmente bene. Al pubblico entusiasta (anche se non numerosissimo) solista, direttore e orchestra hanno offerto una Pastorale di Locatelli, concludendo splendidamente un concerto che si spera sia il preludio ad un’ulteriore riproposizione concertistica dell’opera del compositore bergamasco. Una riscoperta che vedrà sicuramente un passo avanti grazie al disco che originerà da questa produzione e che, a giudicare dal dispiego di telecamere, promette bene anche sul fronte video.

Alessandro Tommasi
(19 dicembre 2022)

La locandina

Violino Isabelle Faust
Direttore Giovanni Antonini
Il Giardino Armonico
Programma:
Pietro Antonio Locatelli
Concerto op III n 10 in FA maggiore “L’arte del violino” per violino, archi e b.c.
Concerto grosso op In 11 in DO minore per archi e b.c.
Concerto op Ili n 11 in LA maggiore “L’arte del violino” per violino archi e b.c.
Concerto op III n 2 in DO minore “L’arte del violino” per violino archi e b.c.
Concerto grosso op VII n 6 in MI bemolle maggiore “Il pianto d’Arianna”

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