Bergamo: il messaggio di Lucie

“Lucie” non è “Lucia”: è assolutamente necessario partire da questo presupposto per poter comprendere e apprezzare l’opera che andò in scena il 6 agosto del 1839 al parigino Théâtre de la Renaissance e che non è la versione con traduzione ritmica francese che invece era stata rappresentata nel 1837 al Théâtre des Italiens.

Con Lucie de Lammermoor, il cui libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaëz ha come fonte quello del Cammarano del 1835, Donizetti compie un salto di qualità nel suo cammino compositivo e drammaturgico creando un “prodotto” del tutto francese e dunque rappresentabile in tutti i teatri del paese e non solo nella capitale.

Il Bergamasco riscrive i recitativi, riorganizza le scene secondo l’unità aristotelica di tempo, luogo e azione richiesta dalle regole del teatro in musica d’Oltralpe, espunge arie e ne integra altre, una su tutte la cavatina di uscita di Lucia “Regnava nel silenzio” che viene sostituita con “Que n’avons nous des ailes” la cui musica è quella di “Perché non ho del vento” dalla Rosmonda d’Inghilterra.

Altro elemento, tutt’altro che secondario, che differenzia le due opere è l’esclusione dal novero dei personaggi della confidente Alisa e lo sviluppo di quello di Gilbert – derivazione dell’assai più comprimariale Normanno – che qui diventa la vera anima nera di Henri Ashton assumendo un carattere di essenziale motore degli eventi.

Lo spettacolo in scena al Teatro Sociale di Bergamo per il Donizetti Opera 2023 rende non solo onore alla partitura ma si pone anche come stigma della violenza sulle donne e dunque tragicamente attuale.

Jacopo Spirei – e con lui Mauro Tinti, autore delle belle scene dal sapore espressionista illuminate benissimo da Giuseppe Di Iorio, e Agnese Rabatti che firma costumi efficacemente contemporanei – incentra infatti la sua regia proprio sugli abusi degli uomini sulle donne tanto che la scena di caccia con la quale si apre il primo atto è in realtà una venazione ad un gruppo di ragazze terrorizzate e che terminerà con il loro stupro ed uccisione – che si rivelerà alla fine del terzo atto – da parte di una masnada di maschi irridenti, gli stessi che si prenderanno gioco di Edgard un attimo prima che egli si tolga la vita.

Lucie è sottomessa, intimidita dal fratello Henri il cui legame con il sodale Gilbert sembra qui andare oltre l’amicizia, umiliata da Arthur che si rivela padrone ancor prima di essere sposo.

L’azione scenica è stringente, dura, degna di un film di Fassbinder, sempre fedele al dettato musicale del quale esalta la forza.

Unico, piccolo, neo la concessione alla tradizione che vuole Lucie con la veste inzuppata di sangue durante la scena della pazzia e che forse andrebbe in qualche modo superata.

Pierre Dumoussaud dirige con bel piglio e grande attenzione a conferire alla narrazione musicale un’efficace ed appropriata rapsodicità cui si uniscono soluzioni dinamiche stringenti; peccato che l’Orchestra Gli Originali suoni decisamente maluccio lasciando aperto l’interrogativo riguardo alla necessità di un’esecuzione storicamente informata anche per l’opera dell’Ottocento.

Nel ruolo eponimo Caterina Sala brilla per intensità di fraseggio e capacità di infondere nel canto il giusto pathos, ponendo in risalto tutta la tragicità di Lucie.

Vocalmente sontuoso e scenicamente convincente l’Henri di Vito Priante che conferma ancora una volta la sua caratura di cantante nobile.

Luci ed ombre sull’Edgar di Patrick Kabongo, voce educata ma sottodimensionata rispetto alle esigenze del personaggio; i colori e le intenzioni ci sono, il volume e la resistenza sulla distanza assai meno.

Bene Roberto Lorenzi, Raimond dalla voce tornita e messa al servizio di un canto rotondo e calibratissimo.

Convincono anche Julien Henric, Arthur finalmente lontano dagli “sposini” esangui ai quali siamo tristemente abituati, e David Astorga capace di disegnare uno Gilbert luciferino.

Grandi applausi per tutti, che sono cresciuti d’intensità quando Caterina Sala è uscita alla ribalta portando in mano un paio di scarpe rosse.

Alessandro Cammarano
(1º dicembre 2023)

La locandina

Direttore Pierre Dumoussaud
Regia Jacopo Spirei
Scene Mauro Tinti
Costumi Agnese Rabatti
Light designer Giuseppe Di Iorio
Assistente alla regia Alessandro Pasini
    Personaggi e interpreti:
Henri Ashton Vito Priante
Edgard Ravenswood Patrick Kabongo
Lord Arthur Bucklaw Julien Henric
Gilbert David Astorga
Raimond Roberto Lorenzi
Lucie Caterina Sala
Orchestra Gli Originali
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del coro Salvo Sgrò

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